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 2025  aprile 17 Giovedì calendario

Addio banconote e monete: per la prima volta in Italia i pagamenti digitali hanno superato quelli in contanti. Come è successo

Ci sono frangenti in cui la politica va da una parte e la società in direzione opposta. Prendi l’uso del contante in Italia: ancora pochi mesi fa i partiti «giocavano in difesa», sostenendo che il tetto all’uso di banconote e monete non dovesse essere abbassato ma semmai alzato. Argomentavano questa «linea del Piave» in nome della libertà di scelta del cittadino e contro l’occhiuto regime che banche e carte di credito avrebbero potuto esercitare. Poi accade che il 13 marzo scorso il Politecnico di Milano pubblica un report e cosa scopre? Che per la prima volta in Italia il volume dei pagamenti immateriali (online o con Pos) ha superato quello effettuato in contanti.
Un ribaltone nel costume e nel comportamento degli italiani che si è compiuto alla velocità della luce, quasi per intero negli anni post Covid. Il sorpasso dei pagamenti digitali  sulla cartamoneta si accompagna ad altri cambiamenti non necessariamente connessi ma significativi: il 43% dei comuni italiani – dice una ricerca della Cisl – non ha più sul suo territorio uno sportello bancario mentre cresce il numero di amministrazioni pubbliche (comuni, enti locali, aziende sanitarie) che non accettano più pagamenti in contanti.  
È venuto insomma il tempo di consegnare agli archivi l’immagine degli italiani che tengono i soldi sotto il materasso. L’Osservatorio Innovative payements fa capo al Politecnico di Milano. Poche settimane fa ha reso noto un report che certifica la svolta: nel 2024 i pagamenti digitali per consumi hanno raggiunto la somma di 481 miliardi di euro, pari al 43% del totale. Quelli tradizionali si sono fermati al 41. La restante «fetta» è rappresentata da altri metodi residuali, ad esempio assegni o bonifici. Di più: la crescita più marcata è stata registrata dalle soluzioni di pagamento innovative (da smartphone e da wearable), che hanno raggiunto un transato complessivo (online e offline) di 56,7 miliardi di euro, in aumento del 53% rispetto all’anno precedente.
«È un trend che osserviamo da anni – afferma Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio – e che non riguarda solo le nuove generazioni, più vicine all’uso di strumenti digitali, ma ogni fascia di età». Ma come è avvenuto questo salto proprio mentre la politica si schierava a difesa del contante? «Semplicemente i consumatori ma anche gli esercenti hanno percepito i vantaggi – prosegue Asaro – e molto ha contribuito il periodo del lockdown. Ci siamo abituati a pagamenti online e quando i negozi hanno riaperto non siamo più tornati indietro. Magari anche per questioni igieniche legate al passaggio di mano del denaro. Aggiungiamo poi che tutta  una serie di servizi innovativi, ad esempio il car sharing, non sono possibili a prescindere da forme di pagamento digitali»
Ci sono poi vantaggi immediatamente percepibili: meno banconote significa tempo risparmiato e minori errori nei movimenti di cassa; significa meno evasione fiscale e più sicurezza per i commercianti che subiscono meno rapine. Ma anche un mondo refrattario al cambiamento, come quello della pubblica amministrazione, è ormai contagiato dal cambiamento, In giro per la Penisola gli esempi si sprecano. Per ottenere un certificato dalla Camera di Commercio di Modena occorre munirsi di bancomat o carta di credito; idem per pagare il ticket sanitario alla Asl di Foggia. Contante al bando anche all’ufficio anagrafe del municipio di Carini (Palermo) o nel municipio di Grugliasco (Torino).   
Emanuele Gaito ha 36 anni ed è primo cittadino proprio di Grugliasco: da «millennial» rivendica la piccola rivoluzione attuata nel suo comune (36.500 abitanti) dove oltre ai servizi demografici anche le multe si possono pagare solo in forma elettronica: «Abbiamo voluto proiettarci nel XXI secolo» racconta elencando i vantaggi pratici. Minori margini di errore, trasparenza,  tutela per i dipendenti comunali, risparmio (visto che agli impiegati non viene più pagata l’«indennità contanti» prevista dal contratto nazionale). Ma poi Gaito mette in luce anche altri aspetti per così dire «pedagogici»: «Il nostro ente pubblico ha voluto dare un segnale, incentivare alla transizione digitale che è tra gli obiettivi del Pnnr e a un cambiamento di abitudini». Lamentele? «Qualche mail mi è arrivata: c’è chi rivendica la sua libertà di scelta, chi dice che facciamo un favore alle banche. Ma in generale direi che il cambiamento è stato metabolizzato in fretta».
Parallelamente al tramonto del contante, un altro fenomeno segna il cambiamento del rapporto tra gli italiani e il denaro. In Italia il 43% dei comuni è privo di una filiale bancaria; un fenomeno analizzato dalla Cisl che in un report arriva a parlare di «desertificazione bancaria» poiché il fenomeno ha subito una accelerazione negli ultimi 10 anni. L’assenza di servizi di questo tipo è marcata nelle aree soggette a spopolamento (ad esempio la dorsale appenninica)  ma in Campania e in Puglia riguarda anche centri con oltre 20.000 abitanti. Oltre 4,6 milioni di italiani non hanno accesso fisico a servizi bancari. In un anno (2024) la «desertificazione» ha toccato 101 comuni in più.
Alessio Vernetti è un analista di Youtrend, che ha riflettuto sui risultati messi in luce dalla Cisl. L’arretramento delle banche può avere a che fare anche con la digitalizzazione dei pagamenti? «In Italia in realtà l’home banking resta modesto rispetto ad altri Paesi d’Europa -dice – in Francia tra le persone over 65 questa quota è del 53% mentre in Italia appena del 33. Ma la diminuzione degli sportelli rischia di mettere in difficoltà il tessuto di piccole e medie imprese. Queste molto spesso dipendono da relazioni dirette con le banche per ottenere credito e possono incontrare difficoltà nell’ottenimento di finanziamenti. Se escluse da questi servizi, le comunità possono essere spinte verso sistemi di finanziamento informali e meno sicuri». Una spirale, dunque, che spinge ulteriormente verso lo spopolamento e l’abbandono.