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 2025  aprile 17 Giovedì calendario

Coniugi mummificati nella villa a Verona, nessuno li reclama per i funerali: i corpi da un mese in obitorio

È passato un mese da quando i coniugi Marco Steffenoni, 75 anni, e Maria Teresa Nizzola, 76 anni, sono stati trovati mummificati nella loro maxi villa di Monte Ricco, zona collinare sopra Parona al confine tra i comuni di Verona e Negrar. Erano morti da almeno quattro mesi – l’ultima bolletta trovata in casa portava la data di ottobre 2024 – e nessuno se n’era accorto. Ad imbattersi nei loro resti è stato un gruppetto di ragazzi appassionati di «urbex», l’esplorazione urbana di edifici solitamente disabitati.
In questi ultimi trenta giorni in cui la notizia è diventata pubblica generando sconcerto e stupore crescenti, man mano che emergevano dettagli sulla vita in totale isolamento da tutto e da tutti dei due coniugi, nessuno dei familiari si è fatto avanti per recuperarne le salme e organizzare delle esequie.
Nessun parente si è fatto avanti
I loro corpi si trovano ancora all’Istituto di Medicina Legale all’ospedale di Borgo Roma, dove il 21 marzo è stata eseguita l’autopsia. Lui è morto d’infarto, mentre le cause del decesso di lei non sono ancora chiare. Per scoprirle bisognerà attendere i risultati degli esami tossicologici che arriveranno fra più di un mese. Adesso, a doversi prendere carico della celebrazione del funerale e della sepoltura dei coniugi (e dei relativi costi), sarà il Comune di Verona. A farlo sapere è la procura scaligera che finora non è stata contattata da nessuno dei familiari dei due anziani.
Gli esami disposti dall’autorità giudiziaria serviranno anche a determinare chi dei due coniugi sia deceduto prima e a quale ramo della famiglia potrebbe quindi spettare l’enorme patrimonio che si attribuisce alla coppia. Secondo alcune indiscrezioni, la signora Nizzola aveva fatto più testamenti, indicando come beneficiari in prima istanza il marito, ma anche alcuni enti caritatevoli e associazioni animaliste. È ancora tuttavia da accertare se le sue volontà indichino un preciso erede. In caso contrario, una volta stabilita l’esatta cronologia dei decessi, si potrà determinare quale dei coniugi abbia ereditato il patrimonio dell’altro e quindi a quali parenti (fino al sesto grado) possa spettare parte dell’ingente eredità.
Vita ritirata
Marco Steffenoni e Maria Teresa Nizzola avevano deciso di bastare a loro stessi. Non erano mai state due persone particolarmente socievoli, ma negli ultimi venti anni, se non anche da più tempo, avevano deciso di vivere come eremiti nella loro maxi-villa, tagliando tutti i rapporti con il mondo esterno. Una vita «blindata» dopo che il 75enne, dentista di professione, aveva chiuso il suo studio in via Cappello. Non avevano figli e i parenti hanno appreso della morte dei due coniugi dai giornali. Marco Steffenoni aveva ancora un fratello in vita, Paolo, che però non sentiva e vedeva da tantissimi anni, così come non aveva tenuto i rapporti nemmeno con alcuni cugini. Maria Teresa Nizzola non aveva nessuno, solo qualche congiunto più distante.
La scoperta dei corpi
In ogni caso, nessuno si è più ricordato della loro esistenza fino alla scoperta dei tre esploratori urbani veronesi, entrati in quella villa in strada dei Monti infestata di mosche che credevano disabitata, con la cassetta della posta che strabordava di lettere, manifesti, riviste e bollette scadute. Passato un mese dalla macabra scoperta, mentre la magnifica residenza ha subito le costanti attenzioni da parte dei ladri e degli sciacalli, ai due coniugi nessuno pare interessarsi un granché. Esattamente come quand’erano ancora in vita.