Corriere della Sera, 17 aprile 2025
L’idea Lupi per Milano. Ma Tajani dice no: serve un civico. La Russa: non ne vedo
Politico contro civico. Mancano due anni al traguardo, la partita di Milano è solo agli inizi, ma già si capisce che sarà un percorso a ostacoli, pieno di trappole e di paletti. Ieri, a stoppare il progetto del presidente del Senato, Ignazio La Russa, di puntare su un candidato politico (alias Maurizio Lupi) è sceso in campo direttamente lo stato maggiore di Forza Italia. Prima, con toni più soft, il senatore Maurizio Gasparri, amico storico del presidente del Senato, anche lui presente alla cena da La Russa, dove FdI ha puntato le sue carte su Maurizio Lupi. «Grande rispetto per tutti, ma continuiamo a non escludere un candidato civico», ha detto il capo dei senatori azzurri.
Ma la stoccata più dura arriva dal numero uno, Antonio Tajani: «Il futuro di Milano non si decide a cena. Abbiamo rispetto per tutti i nomi fatti, persone di prestigio, ma come FI siamo convinti che serva un candidato civico, se vogliamo vincere». Assicura che sarà lui a fare la trattativa finale e che «alle cene» preferisce «andare nelle periferie». «A Tajani dico che non abito a San Babila e che lo invito a cena quando torno a Milano» è la risposta del presidente del Senato che subito dopo si fa serio. «Posso mai pensare a una scelta che non sia condivisa da Giorgia Meloni o dagli altri leader della coalizione? Ma ricordo bene come è andata a finire l’altra volta».
Ogni riferimento all’ultima disfatta elettorale milanese del centrodestra è puramente voluto, quando si arrivò a scegliere un «civico» all’ultimo secondo con conseguenza disastrose (oltre 25 punti di distacco dal Beppe Sala rientrante). «Va benissimo un civico se è di grandissimo livello – continua La Russa – che però al momento non vedo. Se non emerge, la mia idea, anche se non decido io, è che sia un politico». Lupi? «Non ho mai fatto il nome di Lupi anche se lo considero un buon candidato. La cosa più importante è che un buon politico è meglio di un buon civico se il civico non ha una notorietà e un’attitudine alla politica conclamata». Torna sulla cena e sul fatto che non fossero stati invitati i coordinatori dei partiti della coalizione. «Non so cosa raccontano a Tajani. Alla cena, che era stata organizzata come ogni anno per gli auguri di Pasqua, non c’erano i coordinatori perché non bastavano i 14 posti a tavola. Abbiamo deciso di non invitare chi non è di Milano. Non c’era neanche il coordinatore di FdI che è di Mantova». Rivendica invece l’unica vera decisione di quella serata: «Negli ultimi sei mesi prima del voto i partiti cercheranno di prendersi i voti ma per un anno cerchiamo di fare tutto insieme con l’ascolto delle periferie, della società civile. Lo dice uno che fa parte del partito di maggioranza relativa, facciamolo tutti».
Le Regionali
Ciriani: FdI oltre il 30%, dovrà avere una regione al Nord. Se non è il Veneto, un’altra
Lupi, da navigatore esperto, non replica a Tajani e a chi gli chiede se si candiderà, risponde: «Avendo un’estrazione democristiana non esiste sulla faccia della terra che a due anni dalle elezioni mi metta a pensare a chi si candida». Replica invece un’altra invitata al desco del presidente del Senato, la ministra Daniela Santanchè. Prima con una battuta: «Se hanno in mente di candidare Pier Silvio o Barbara Berlusconi ce lo diranno». Poi seriamente: «Se ci fosse un civico di assoluta levatura nessuno avrebbe nulla da ridire perché a noi interessa il bene di Milano, ma a oggi nessuno si è candidato. Non essendoci, ritengo molto meglio che ci sia un politico. La domanda però è perché FdI, dall’alto dei suoi risultati elettorali, sia disposta a lasciare Milano a un altro partito. Nessuno lascia niente – continua Santanchè —. Siccome l’intento a Milano è quello di vincere, bisogna individuare senza egoismi di partito il candidato migliore». Quella di Milano non è la sola partita aperta. Sullo sfondo ci sono le Regionali. In particolare la contesa riguarda il Veneto e, di conseguenza, la Lombardia. «I sondaggi ci danno oltre il 30%, è naturale che un grande partito aspiri a governare una regione del Nord – dice il ministro Luca Ciriani, di FdI —. Tra poco si voterà in Veneto e troveremo una soluzione, come sempre. Se non sarà il Veneto, sarà un’altra regione». Indovinate quale?