corriere.it, 15 aprile 2025
Giorgia: «La mia canzone su TikTok e in disco: la cantano tutti, ha mosso qualcosa. Partii con i cori di Miserere, ora vorrei rifare X Factor. La morte? Ci penso ogni giorno»
Giorgia è la donna del momento. La brillante conduzione a X Factor l’aveva rilanciata in tv e fatta scoprire anche ai più giovani, il Festival di Sanremo l’ha vista vincitrice morale (in classifica è giunta sesta, ma ha vinto la serata elle cover con Annalisa) e nei due mesi successivi il suo pezzo ("La cura per me") non ha perso smalto, né sui social né nelle radio. Ospite di Alessandro Cattelan nel suo podcast “Supernova”, i due hanno iniziato però parlando delle loro comuni esperienze genitoriali. Giorgia ha raccontato la sua esperienza con il figlio quindicenne Samuel (avuto dal compagno Emanuel Lo): «Non condivido minimamente il registro elettronico a scuola – ha detto – le circolari in bacheca sono mille e quella importante magari non la firmi. Comodo è comodo, ma se tuo figlio non va a scuola lo sai dopo due minuti: per questo io lo guardo il meno possibile. A me piaceva studiare, prendevo appunti come una secchiona ma la prima ora dormivo: ogni tanto la sera iniziavo a suonare nei club, avevo bisogno ancora di carburare alle otto del mattino...».
Giorgia ha dimostrato di essere «sul pezzo» anche per ciò che concerne il pianeta social: «Mi sono appassionata con mio figlio alla Zeta Milano, questa squadra nata dal niente che ha vinto il campionato (la Terza Categoria), in cui hai giocato anche tu», ha detto a Cattelan, cui ha poi confidato la gioia per il successo che “La cura per me” sta riscuotendo sulle piattaforme più amate dai giovani: «Ora mi conoscono anche su TikTok, la mia canzone è la più usata e sono sotto choc... – ha detto – è una cosa pazzesca, non pensavo che potesse succedere: arriva potente. Mi parte il ritornello quando apro il pc, l’altro giorno l’ho sentita anche da una signora alla finestra (sorride, ndr). L’hanno fatta anche in discoteca, pare che la cantino a fine serata: ho visto un video, erano tutti esausti...».
«La canzone è cantata da tutti, Blanco mi ha fatta piangere»
«Non vedevo questa cosa su una mia canzone da tanto tempo – ha continuato Giorgia – c’è un’onda emotiva partita dalla canzone che ha mosso qualcosa: altrimenti non è possibile che la cantino i bambini, i vecchi, generazioni diverse. Questa cosa mi piace tanto, la musica certe cose le fa ancora». Poi, un lungo passaggio sul rapporto con Blanco, che ha scritto la canzone portata al Festival: «Il processo con lui è stato ricco di momenti. Il pezzo mi è arrivato con la sua voce, non era ancora completo ma era forte, intenso: lui la cantava quasi gridando, con una voce rotta e disperata. Mi ha fatto piangere. La prima volta che ho provato a cantarla mi sono accorta che la canzone c’era, si sentiva, cercavo da tempo una canzone che mi emozionasse, da interpretare. Poi ci siamo incontrati, volevo finire la canzone dando uno spiraglio: volevo dire che alla fine una può farcela anche da sola, la responsabilità della cura non può essere tutta di un altro. Poi ho allungato delle note, ho messo dei “giorgismi”, un acuto. Quando penserò troppo a poterlo sbagliare, vorrà dire che dovrò smettere».
Poi ancora parole al miele per il ventiduenne bresciano, che nel 2023 vinse con Mahmood: «Confrontarmi con la sua enorme sensibilità – ha detto – è stato molto utile. Voleva sapere perché ho scritto “Quando una stella muore”, a chi dedicavo questa nostra canzone: è stata una giornata molto proficua, con lui e Michelangelo (coautore del brano, braccio destro i Blanco), ci siamo venuti incontro, un bello scambio tra musicisti. Lui per la sua età è un’anima antica, ha una profondità che noto anche in altri autori molto giovani, ventenni come lui: forse dipende da un dialogo più intenso con i genitori rispetto alla nostra generazione. Lui è particolarmente sensibile, le cose le sente, a volte anche troppo, a quell’età lì soffri perché non hai le risorse dell’esperienza per arginare emozioni potenti. Ci siamo parlati da musicisti, non c’era età, il dialogo musicale è unico in studio, è uno scambio musicale e il linguaggio è quello».
«Tra i giovani mi piacciono Anna Pepe, le ragazze e Thasup»
Giorgia ha poi elencato i giovani sui quali punta per il futuro: «Mi piace Anna Pepe, ha rotto un muro tra i rapper, c’è meno distanza con lei. Blanco mi piaceva già da prima, poi mi piacciono le ragazze come Annalisa, Elodie, Rose Villain, Mara Sattei: mi piacerebbe fare un pezzo con Thasup, che è suo fratello, canto le sue canzoni con mio figlio, è successo anche con Gemitaiz. Thasup mi dice che canta le mie canzoni con sua mamma Emanuela»
«Parlo con mio figlio dei testi delle canzoni che canta»
Poi una riflessione, condivisa con Cattelan: «Vedevo mio figlio cantare certi testi con cose agghiaccianti, molto sul femminile, sul rapporto con le donne: ho affrontato l’argomento, cerco di farglielo capire, ma loro cantano le canzoni senza il grande peso culturale che dava la nostra generazione. Poi, io stessa cantavo molti testi inglesi senza pensarci: il significato dei testi l’ho capito più tardi, ma di certe cose con la generazione dei miei figli dobbiamo parlare anche se loro ora sono molto più sul pezzo di noi»
Le anime e la morte: «Ci penso tanto, deve esserci una vita dopo»
Lungo e articolato, ironico ma anche impegnato, l’excursus sul rapporto della cantante con la morte: «Io ci penso tante volte al giorno, il mio primo pensiero quando mi alzo... (sorride). Ci deve essere una risposta alla condizione disperata degli esseri umani». E l’anima? «Se pensi intensamente a una persona che non c’è più, e che hai amato, senti un vuoto, non senti una presenza. E se quella cosa che cerchiamo alla fine – si interroga – fossimo noi? Io credo che ci sia un’anima, la nostra, che vive da prima e che vive dopo, qualunque sia la religione nella quale uno crede. Ci deve essere una vita dopo la morte, dai, altrimenti me tocca proprio rosicà...».
Passato e presente: l’esordio come corista di Zucchero
In questo momento Giorgia si vede più interprete che cantautrice: «All’inizio era difficile trovare una mia rotta – ha raccontato – poi mi è piaciuto molto scrivere, trovare le mia chiave: ora mi sono rimessa a studiare le note ma mi piace adattarmi a canzoni scritte da altri: così ho fatto con Blanco, è una fase molto interessante, studio tanto ma sono anche meno rigida. Ora avverto la necessità di dover sostenere le parole che canto a 50 anni, per questo adesso sono diventate più importanti le parole rispetto a prima». I punti di riferimento quando era giovane? «I miei capisaldi italiani sono Zucchero (specie negli anni della maturità), Pino Daniele e Mina. Andai a fare i cori per il disco di Zucchero, ho fatto i cori per Miserere e faticavo a parlargli dall’emozione: lui doveva andare a cantare a Wembley ed era in paranoia, preoccupatissimo; crescendo ho capito quelle paure che da giovane non hai, perché sei incosciente».
X Factor: «Una magia». Cattelan: «Il tuo è il primo che ho visto»
Con un padrone di casa come Alessandro Cattelan, impossibile non parlare anche di X Factor, che l’ha vista brillante conduttrice: «Francesca Michielin era stata bravissima dopo di te, ma nell’immaginario collettivo eri tu – ha detto, rivolta al conduttore – Io non so come ho fatto, anche se a me presentare è sempre piaciuto. Sentivo l’entusiasmo perché sono una matta, ma la sera del primo live volevo scappare. Però c’erano le sbarre nel camerino, così qualcosa è successo: è stato una magia, pur difficilissimo, mi hanno bloccato in una chat con gli autori perché facevo troppe domande. Mi è piaciuto, penso di rifarlo, vorrei farlo una seconda volta per godermelo di più: stare insieme ai ragazzi mi piace, mi appartiene». Qui la confessione di Cattelan, a chiudere: «I primi anni non riuscivo a vederlo, per me era traumatico, come quando ti lasci con una fidanzata: la tua edizione è la prima che ho visto»