Corriere della Sera, 7 aprile 2025
Per i contrabbandieri si apre un nuovo mercato, con i dazi di Trump. Come nel proibizionismo
Sappiamo già, e con certezza, chi guadagnerà più di tutti dai dazi voluti dal presidente Donald Trump, non le aziende americane e nemmeno gli operai di Portland e Detroit: i contrabbandieri. Chi saprà far entrare le merci sottoposte a dazio in modo illegale avrà di fatto il ruolo di equilibratore economico, lascerà i dazi come un disegno formale permettendo alle merci di continuare a entrare senza costare di più (la merce di contrabbando aggira le tasse quindi in questo modo ammortizza il costo di trasporto criminale). Eppure il dibattito su dazi e contrabbando è marginale, fumoso, mal affrontato.
Un tempo era un riflesso istantaneo nel giornalismo, ora per qualche ragione non sembra accadere più. Il riflesso istantaneo cui faccio riferimento era la capacità nel dibattito pubblico di comprendere dietro una decisione politica, dopo una manovra economica, il suo immediato lato nascosto. La legge viene emanata ma quali saranno le strategie criminali che la aggireranno? Quali regole nella praxis economica reale che sostituiranno le leggi?
Il lato b dell’economia
Insomma il lato b dell’economia è la sua versione più vera, non affrontarla significa non permettere di capire le scelte politiche reali. Chiunque faccia impresa sa che non esiste un percorso onesto e uno disonesto, non sono dinamiche in conflitto, esistono invece scelte: quanto della propria attività può essere illegale per far profitto senza trasformarla in azienda criminale? Quanto allo stesso tempo un percorso criminale può provare invece a rendersi legittimo e legale?
Non esiste chi è completamente rispettoso delle leggi e non esiste chi sia completamente in grado di non rispettarle in nessuna sua parte. Questo è il capitalismo contemporaneo, mafiosizzato.
Le logiche di Cosa Nostra
Trump è un costruttore cresciuto dentro le logiche imprenditoriali di Cosa Nostra degli anni 80 e sa benissimo che se le aziende americane hanno per loro necessità di crescita bisogno di continuare a prendere prodotti da Paesi sotto dazio al prezzo precedente, se vogliono, riusciranno ad ottenerli. Molti prodotti europei e cinesi, indiani e vietnamiti, continueranno ad entrare negli Usa senza dazio con il contrabbando, entreranno dal confine col Canada, da quello messicano e dai porti di Philadelphia, di Miami, di Long Beach.
Le autorità americane sanno benissimo che accadrà e sanno benissimo che si stanno già organizzando i cartelli mafiosi. Per loro si sta aprendo un nuovo immenso mercato paragonabile, nella previsione, a ciò che fu il proibizionismo. Fare soldi con merci legali genera una complicità sociale allargata ben superiore al trafficare armi o metanfetamina. Trump ragiona e agisce come sempre ha fatto: da gangster. Lui stesso ha rivendicato più volte questa spietatezza d’azione dichiarando di averla appresa dal suo mentore Roy Cohn avvocato negli anni 80 e 90 di boss mafiosi come Galante, Gambino, Rattenni e «consigliori» della famiglia Genovese.
I canali d’azione
Ragionare come un gangster significa essere consapevole che quando agisci per colpire i tuoi nemici questa azione può danneggiare anche gli amici, ma questi ultimi sapranno aggirare il problema perché gli lascerai canali di azione.
La prima cosa che capiterà è il raggiro burocratico. Le merci cercheranno di essere «battezzate» in un Paese senza dazi anche se prodotte in luogo sotto dazio alto. La dinamica però non è così facile, non basta spostare la sede di una società per non essere sottoposto alla tassa. Per esempio San Marino ha dazi più bassi dell’Italia ma non basterà alle società italiane spostarsi a San Marino: per avere una pressione minore dovrebbero dimostrare di produrre proprio nel Paese per poter evitare il tributo.
Quello che succederà quindi non è fuga di società da un Paese all’altro, ma molte aziende faranno risultare che una parte sostanziale del processo produttivo avviene in un Paese senza dazi o con dazi minori. Se i pantaloni di fabbricazione cinese avranno un processo di realizzazione in Argentina questo può far cambiare la classificazione doganale e quindi entrare negli Usa senza i dazi che Trump ha imposto alla Cina. Questa ipotesi comporterebbe che i cinesi dovrebbero o realmente dislocare in Argentina parte sostanziale della produzione o corrompere fabbriche argentine che facciano risultare un importante intervento sul prodotto originario (non basta rifinitura o etichettatura).
I porti ombra
L’altra strategia sarà la sottovalutazione delle merci: una spedizione da 50 mila dollari viene dichiarata del valore di 10 mila. L’aumento di controlli doganali renderà lentissimo il transitare di merci, cosa che porterà a scegliere il porto ombra, per esempio merce indiana che passerà per i porti di Corinto, in Nicaragua, o di Acajutla, in Salvador, e in questi luoghi cambierà provenienza, risultando che è merce proveniente dalla Turchia.
Contrabbando e manipolazioni burocratiche già sono un tema enorme mai affrontato davvero dalla politica. Abbiamo dei precedenti anche in Europa, come la benzina di contrabbando che viene introdotta da Malta, Slovenia, Montenegro: ufficialmente i camion trasportano latte, solventi, vernici, ma in realtà hanno benzina. Le navi che trasportano petrolio di contrabbando libico direttamente gestito dalle milizie sono uno di reali motivi di ostilità verso le navi ong, perché il loro presidiare il mare ne monitorerebbe i traffici tra nazioni, ma questa è un’altra storia che ci svela come Trump abbia inaugurato una nuova stagione imperiale per i gruppi criminali, che diventeranno protagonisti per aggirare i dazi e saranno i nuovi e privilegiati interlocutori delle imprese americane e di quelle asiatiche ed europee. Tutto con la benedizione di Donald, l’allievo di Roy Cohn.