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 2025  aprile 07 Lunedì calendario

Caccia ai minerali dall’Ucraina al Congo. La corsa per anticipare il rivale cinese

A caccia di terre e minerali rari in giro per il mondo, in una competizione globale a tutto campo con la Cina. La nuova “corsa all’oro” degli Stati Uniti di Trump va dal Congo all’Ucraina, dalla Russia alla Groenlandia. E non ha sosta. Lo schema è ovunque lo stesso. Gli emissari di The Donald vanno nei paesi in guerra ricchi di risorse naturali e propongono protezione in cambio di accordi per lo sfruttamento delle materie prime. Lo strumento è la creazione di un fondo congiunto, di fatto sotto controllo americano, nel quale potranno confluire i ricavi dei giacimenti minerari e petroliferi. Ieri la vicepremier e ministra dell’Economia ucraina, Yuliia Svyrydenko, ha annunciato che questa settimana una delegazione tecnica di alto livello andrà a Washington a discutere una bozza rivista dell’accordo sulle terre rare. L’ultimo testo, arricchito dei capitoli sullo sfruttamento di petrolio e gas, rispecchia secondo Kiev solo «la posizione del team legale del Tesoro degli Stati Uniti». È il documento trapelato ai parlamentari d’opposizione che avevano accusato Zelensky di svendere le ricchezze nazionali senza nessuna garanzia di sicurezza da parte americana. E per questo Zelensky aveva ordinato un’inchiesta interna sulla fuga di notizie anche attraverso il poligrafo, la “macchina della verità”. Alla fine, precisa la Svydyrenko, dovremo «sederci con le squadre e continuare la conversazione di persona, tutto sarà deciso nel corso dei negoziati». L’Ucraina possiede una ventina di minerali strategicamente importanti per l’industria americana soprattutto della difesa, tra cui il titanio impiegato per le ali degli aerei, il litio delle batterie e l’uranio per l’energia nucleare. I nodi sono due: la struttura del fondo, cioè chi lo controlla, la percentuale dei ricavi che assorbirà, e la destinazione di questi ultimi (si era detto per la ricostruzione dell’Ucraina, che rappresenterebbe un doppio affare per Trump).

Il secondo riguarda la contropartita offerta dagli americani. A Kiev non basta, come deterrente contro future aggressioni russe, la presenza di ingegneri e operai nelle miniere e nelle centrali nucleari. Vogliono armi e soldati nelle retrovie. E c’è la trattativa parallela di Trump con Putin, sempre per terre e minerali rari che la Russia possiede in misura maggiore rispetto all’Ucraina, perché nella classifica mondiale occupa il sesto posto. Kirill Dmitriev, l’inviato di Putin per l’economia, ne ha parlato a Washington nel fine settimana con il super inviato Usa, l’immobiliarista Steve Witkoff. Segreto sui dettagli dei colloqui.
LA MISSIONE
Si muove, intanto, il consigliere senior di Trump per l’Africa, Massad Boulos, che è anche il padre di Michael, marito di Tiffany Trump, ed è quindi consuocero di The Donald. Boulos, libanese con interessi in Nigeria, ha molto lavorato nella campagna elettorale per portare a Trump i voti degli arabi americani soprattutto a Chicago. E ha incontrato Félix Tshisekedi, presidente della Repubblica democratica del Congo, definendo con lui le linee di fondo di un accordo-fotocopia sui giacimenti minerari congolesi, che prevede egualmente la creazione di un fondo congiunto di investimenti. «Abbiamo esaminato la proposta della Rdc e sono lieto di annunciare che il presidente e io abbiamo concordato un percorso per il suo sviluppo – dice Boulos – che avvantaggi i nostri due popoli e stimoli gli investimenti nel settore privato Usa nella Rdc, in particolare nel settore minerario». La contropartita, in questo caso, dovrebbe essere uno scudo protettivo Usa che tuteli il governo di Kinshasa dall’offensiva nel Nord Kivu, estremo ovest dell’immensa Repubblica, da parte del Movimento guerrigliero 23 Marzo (M23) appoggiato dal Ruanda. I ribelli dell’M23 avevano conquistato Goma alla fine di gennaio, 8mila i morti accertati dall’Onu, atrocità e fosse comuni ovunque. La Rdc è ricca di Coltan, usato per componenti di smartphone e computer, e cobalto per batterie e leghe magnetiche. Trattative sarebbero poi in corso tra Stati Uniti e Danimarca per lo sfruttamento delle risorse groenlandesi.