la Repubblica, 6 aprile 2025
Ma Tajani difende la linea europeista
Se al congresso di Firenze il leader della Lega Matteo Salvini, sui dazi, invoca una volta di più un confronto privilegiato Stati Uniti- Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal Consiglio nazionale di Forza Italia a Roma, suggerisce l’esatto opposto: «Trattare con gli Usa in materia commerciale è competenza esclusiva della Commissione europea». Punto, pausa, stoccata all’alleato: «Queste sono le norme e i trattati, quando si parla si dovrebbero conoscere regole e diritto» (come da copione, a stretto giro, lo contraddice il leghista Claudio Borghi: «Tajani non può non sapere che la competenza dell’Ue» è solo «per i dazi che mette»). Non è solo una questione di regolamenti: la via solitaria, rimarca il segretario azzurro, rischia di essere dannosa: «Fare trattative individuali non significa fare il bene delle nostre imprese, ma indebolire il loro potere contrattuale». Proprio alle imprese, Tajani chiede tuttavia di fare la loro parte: non delocalizzare, non abbandonare la nave ai primi segni di tempesta perché «scappare dall’Italia – dice – sarebbe unatto non coerente con quello che dovrebbe fare un imprenditore italiano». Mantenere la calma, lo ripete il vicepremier. Attendere almeno i tentativi di contenimento dei vertici europei: «Un primo obiettivo potrebbe essere la riduzione dal 20% al 10%» delle tariffe, suggerisce il titolare della Farnesina, per poi arrivare a «dazi zero-dazi zero».
Sui maxi schermi dell’evento intanto scorrono la foto e le parole di Silvio Berlusconi. L’immagine del fondatore è ancora nella tessera 2025 del partito. Lo ricorda anche il numero uno del Ppe Manfred Weber, sul palco con Tajani per benedire la professione di europeismo degli azzurri e la candidatura del ministro degli Esteri alla vicepresidenza del gruppo: «Silvio sapeva quanto fosse necessario proteggere l’Europa», sospira il popolare tedesco. Prima di lanciare un duplice allarme: contro «l’estrema destra e l’estrema sinistra» che «vogliono distruggere tutto quello che abbiamo costruito», contro «i populisti» che «si oppongono a tutto, ma non propongono nulla». Gli stessi che non capiscono che «pace e sicurezza sono due facce della stessa medaglia: una difende l’altra». Gli stessi che, come la Lega, hanno votato contro il piano di riarmo di Ursula von der Leyen? Tajani allontana il problema: «Non farei mai parte di un governo anti- europeo», garantisce. Smentito nemmeno tre ore dopo dal collega vicepremier Salvini, che davanti a una platea plaudente si esercita sul tema prediletto: demolire «le politiche suicide dell’Unione europea».