Corriere della Sera, 11 marzo 2025
Nomofobia, italiani in ansia da notifiche: controllano lo smartphone fino a 80 volte all’ora
Si chiama Nomofobia, e il suo significato è ben illustrato dalle parole inglesi da cui trae origine: «No mobile phobia», ovvero la paura di non avere rapido accesso al cellulare al fine di essere continuamente rintracciabili. Un chiaro sintomo della Fomo («Fear of missing out»), il timore di chi teme di essere tagliato fuori da conversazioni o contenuti importanti. Guai dunque a perdersi l’arrivo anche di una sola notifica: milioni di italiani ne sanno qualcosa. È quanto emerge da uno studio condotto il mese scorso da Censuswide per conto di Amazon Kindle su un campione di 2 mila nostri connazionali rappresentativi della popolazione adulta. Presentati a Milano in occasione della Giornata Mondiale della Disconnessione di venerdì 7 marzo, i suoi esiti hanno d’altronde restituito un’evidenza allarmante: quella che ha visto oltre 9 rispondenti su 10 – il 91%, per la precisione – ammettere di non lasciare passare ora senza controllare di aver ricevuto nuovi aggiornamenti da chat o social network, in certi casi fino a 80 volte (più di una al minuto, in media). Se volete controllare quanto spesso attivate il display potete andare, con iPhone, in Impostazioni» Tempo di utilizzo» Visualizza attività su app e siti web; con Android, in Impostazioni» Benessere digitale).
Dipendenza a tutti gli effetti
Come evidente, si tratta di un comportamento che può finire per condizionare pesantemente la vita quotidiana: «Ogni volta che l’attenzione viene deviata da una notifica, occorrono 60-90 secondi per rifocalizzarsi sul compito che si stava svolgendo originariamente – ha affermato il neuroscienziato australiano Mark Williams a commento dei risultati del report –. Queste interruzioni sottraggono tempo, portando a una minore efficienza». Inevitabile, considerato che la dipendenza da smartphone è in grado di produrre effetti equiparabili a quelli di fumo e alcol. Non a caso, a fine dicembre il primo consiglio dell’Istituto Superiore di Sanità per un 2025 all’insegna del benessere era stato proprio quello di uscire da questa (diffusissima) problematica. «Le notifiche possono innescare il rilascio di dopamina, portando le persone a controllare compulsivamente i loro smartphone in attesa di riceverne una nuova», ha spiegato Williams. Di conseguenza, «quando si sente il suono di una notifica o si avverte la vibrazione dello smartphone, il cervello lo interpreta come qualcosa che richiede immediata attenzione, mantenendo uno stato costante di allerta».