la Repubblica, 12 marzo 2025
Veniano, Ramona Rinaldi trovata morta in casa. Indagato il marito che aveva detto: “Si è uccisa”
L’allarme dato all’alba e le due versioni discordanti, che lui non ricordava perché “sotto shock”. Poi quelle liti raccontate dai vicini, che lui ha minimizzato, smentito. È mistero sulla morte di Ramona Rinaldi, la donna di 39 anni trovata senza vita il 21 febbraio scorso nella casa di Veniano (Como) dove viveva insieme al suo compagno, il 34enne Daniele Re e alla loro bambina di 6 anni. L’uomo al momento è l’unico iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario.
La 39enne era stata trovata esanime con la cintura dell’accappatoio intorno al collo nel bagno dell’appartamento. Un suicidio dai contorni ancora poco chiari che ha indotto la pm Antonia Pavan a richiedere un sopralluogo dei Carabinieri del Ris di Parma. Così ieri la scientifica è andata nell’abitazione che Ramona condivideva con il compagno e la loro figlia di 6 anni in cerca di elementi che possano chiarire le circostanze della sua morte. Sequestrati pc e telefoni, che lo stesso indagato aveva subito consegnato agli investigatori.
La donna è stata trovata da suo marito, 34 anni, nella doccia ormai senza vita. Madre e sorella della vittima non credono all’ipotesi del suicidio: “Ramona – dicono – non lo avrebbe mai fatto”. E i dubbi non sarebbero soltanto i loro. Daniele Re, un lavoro da pasticciere e nessun precedente, era stato subito ascoltato come persona informata dei fatti, ma meno di 24 ore dopo il ritrovamento del corpo della moglie era già stato emesso un avviso di garanzia a suo nome. La formalizzazione delle accuse, tuttavia come spiegano gli inquirenti, è un atto dovuto in previsione proprio del sopralluogo che si è svolto nell’abitazione da parte dei Carabinieri del Ris di Parma.
Il 24 febbraio mattina, Re, assistito dall’avvocato del foro di Milano, Daniele Montani, è stato interrogato da carabinieri e pm da persona indagata. Gli inquirenti gli avrebbero contestato alcune stranezze, su tutte la doppia versione fornita ai soccorritori la mattina in cui Ramona è stata trovata morta. Sembra, infatti, che il 34enne avrebbe prima detto di essersi svegliato per andare in bagno, mentre poi avrebbe raccontato di essersi alzato perché la sveglia della compagna stava suonando ma lei non era a letto. L’uomo avrebbe giustificato le divergenze con lo stato di shock. Gli investigatori gli hanno anche chiesto conto di alcune presunti liti che ci sarebbero state nella casa, ora sotto sequestro, di vicolo Pozzo, che però lui avrebbe smentito, parlando di una relazione serena e senza problemi. Approfondimenti anche sulle ragioni che potrebbero aver spinto la vittima a togliersi la vita, una pista non esclusa. La 39enne non avrebbe mai dato segni di squilibrio o di depressione tali da far presagire la volontà di suicidarsi. Un suicidio che sarebbe avvenuto in piena notte, nel bagno, mentre tutti dormivano.
Ieri c’era stata grande apprensione perché il 34enne si era allontanato da casa per molto tempo e ne era stata denunciata la scomparsa da parte della madre ai Carabinieri di Appiano Gentile. Ma nella notte la situazione è rientrata e l’uomo ha fatto ritorno a casa. Al momento comunque non ci sono elementi né a carico del marito né che possano escludere un suo ruolo nella morte della moglie. Per questo la Procura, insieme al Ris e ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Como, vogliono analizzare tutti gli elementi possibili. Gli inquirenti stanno indagando a 360 gradi per capire se la coppia avesse dei problemi coniugali o se la donna avesse problematiche personali di cui però nessuno era a conoscenza. Una prima svolta potrebbe arrivare quando saranno consegnati i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo di Ramona.