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 2025  marzo 12 Mercoledì calendario

Bentornato vitalizio: i consiglieri lombardi riesumano l’assegno

Bentornati vitalizi. Ma guai a chiamarli così: se a Strasburgo le migliori menti si interrogano su come si possa approvare un riarmo europeo senza chiamarlo ReArm Europe, in Lombardia la destra sta attentissima a dire che quello appena ripristinato non è l’odiato assegno abolito 12 anni fa, ma una “indennità differita”, un contributo “pari alla pensione sociale”.
Fatto sta che gli eletti possono brindare, perché da ieri ogni consigliere può fare domanda per mettere da parte qualche centinaio di euro al mese della sua indennità (6.327 euro lordi) per garantirsi il diritto a un assegno allo scoccare del 65º anno di età. Basteranno 5 anni in Regione per assicurarsi un’indennità a vita (che poi è la definizione di vitalizio, checché ne dicano al Pirellone) con tanto di reversibilità.
L’ok arriva in un clima surreale. Per la maggioranza parla solo il relatore, Matteo Forte (FdI): “Ridiamo dignità all’esercizio di un ruolo istituzionale”. Poi silenzio assoluto. Si alza il capogruppo 5Stelle Nicola Di Marco: “È vergognoso che una legislatura che sarà ricordata per la sua indolenza e latitanza su temi cruciali abbia scelto di passare alla storia per aver reintrodotto i vitalizi”. Il dibattito dura 50 minuti scarsi. Ampi spazi vuoti tra i banchi, sguardi bassi verso i cellulari e la testa al pranzo imminente. Nessuno si vuole intestare un provvedimento per il quale erano già falliti due blitz nell’ultimo anno. Questa volta va tutto liscio: “È scandaloso che nessuno di voi intervenga – grida al microfono Di Marco – Avete la coda di paglia”. Appena prima del voto ecco allora il forzista Ivan Rota: “Qui non sono tutti dipendenti pubblici in aspettativa, ci sono dipendenti privati e liberi professionisti”. Un riferimento a chi, durante il mandato in Regione, non mette da parte i contributi.
La baruffa finale (un consigliere dem chiede “rispetto”, dall’altra parte dell’aula capiscono che abbia minacciato di “prendere a testate” qualcuno) non condiziona il voto: 49 favorevoli e 17 contrari, ovvero M5S, Pd e Avs. “Con tutti i problemi che ci sono – dice il capogruppo dem Pierfrancesco Majorino – tra salari insufficienti, costi delle case e sanità, le istituzioni dovrebbero pensare ad altro”.
Ma in maggioranza ridacchiano maliziosi, notando le assenze nel centrosinistra. Diversi consiglieri dem e pure la 5Stelle Paola Pizzighini, malata: “Vedremo se faranno richiesta”, attaccano da destra. E in effetti ogni eletto adesso avrà 90 giorni per fare domanda, visto che il vitalizio è su base volontaria. Non è escluso che dall’opposizione qualcuno approfitti del lavoro sporco della maggioranza. L’offerta è allettante: con circa 500 euro di trattenute mensili si ottiene un vitalizio che oggi viene fissato in poco più di 600 euro lordi, ma che è destinato a lievitare perché la legge contiene anche le indicazioni per rivalutare gli assegni, per esempio in base all’inflazione o all’età del consigliere nel momento in cui mette da parte il denaro. Si tratta di balzelli non trascurabili, se si pensa che in diverse Regioni l’adeguamento all’inflazione negli ultimi 2 anni ha portato incrementi fino a 800 euro a testa, con conseguenze per le casse regionali (oggi si stimano 230 mila euro di spesa iniziali, poi chissà).
La legge sui vitalizi ha pure l’effetto di un buon Lambrusco, di fronte al quale si dimenticano screzi e cattiverie. Sì, perché fino a poco prima a destra avevano litigato sul suicidio assistito, con il presidente Attilio Fontana costretto a difendere in aula il suo assessore Guido Bertolaso, massacrato da FdI per aver dato seguito alla richiesta di somministrazione di un farmaco letale a una donna malata di sclerosi multipla.
Fontana spiega che la Regione ha solo anticipato ciò che la paziente avrebbe ottenuto passando per vie legali, ma per FdI non è abbastanza: “Esprimiamo insoddisfazione e amarezza, la Lombardia si è spinta oltre”. Il tutto mentre Vittorio Feltri, eletto coi meloniani, si smarca: “Sento un sacco di sciocchezze, sono a favore dell’eutanasia. Vorrei un referendum”. Scontri a cui si aggiunge l’incidente d’aula di una mozione che manda sotto la maggioranza. La propone Maira Cacucci (FdI) e riguarda le guardie venatorie, ma i suoi colleghi di partito sono in gran parte assenti e la mozione è respinta con perdite. Ruggini politiche da dimenticare: la vitalizia provvidenza vola molto più in alto.