la Repubblica, 11 marzo 2025
Covid, LP.8.1 è la nuova variante che domina gli Usa: contagi quadruplicati in tre mesi. I sintomi
Non si ferma. Continua a mutare, a cambiare pelle per riuscire a sopravvivere passando velocemente di persona in persona. Il virus SARS-CoV-2 negli Usa ora ha un volto nuovo. Porta il nome della variante LP.8.1, che da questa settimana in quel Paese è prevalente: è la prima per numero di contagi (il 42%) e ha sorpassato la variante XEC (che si trova al 31%), dominante dal dicembre scorso.
Che cosa può comportare questo cambio di scenario? Secondo l’Oms, che a inizio febbraio aveva pubblicato una valutazione della variante in questione, i vaccini dovrebbero continuare a essere efficaci “contro la malattia sintomatica e grave” ed è “improbabile che la sola continua diffusione di questa variante aumenti l’onere sui sistemi sanitari”.
L’identikit di LP.8.1
LP.8.1 deriva dalla variante JN.1, il ceppo di virus SarsCoV2 contenuto nel vaccino anti-Covid di questa stagione. È stata identificata per la prima volta a luglio dello scorso anno, e a inizio febbraio è stata rilevata in 23 Paesi. L’Oms precisa che non esistono al momento dati relativi alle caratteristiche cliniche dell’infezione da LP.8.1. Uno studio pubblicato su Lancet Infectious Disease a metà febbraio ha invece mostrato che, rispetto alla ’variante madre’ JN.1, LP.8.1 presenta una minore infettività, ma una più alta capacità di sfuggire alla risposta immunitaria.
In tre mesi quattro volte più contagiosa
A fare chiarezza provvede un’analisi del laboratorio di Yunlong Cao, Biomedical pioneering innovation venter (Biopic) della Peking University di Pechino, gruppo di primo piano nello studio dell’evoluzione di Sars-CoV-2, secondo il quale è la variante da monitorare con maggiore attenzione perché potrebbe diventare la prossima da fronteggiare. Nel dicembre scorso, per esempio, negli Usa “ha rappresentato circa il 10% dei casi”, fa notare lo scienziato Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps research, fondatore e direttore Scripps research translational institute. E in tre mesi ha quadruplicato la velocità arrivando al 42%.
Secondo l’analisi dell’équipe di Cao, “LP.8.1 ha mostrato un’evasione immunitaria umorale paragonabile a XEC, ma un’efficienza molto aumentata di coinvolgimento di Ace2”, recettore che rappresenta una specie di ’porta’ che il virus usa per entrare nelle cellule umane, cosa che, aggiungono gli esperti, “supporta la sua rapida crescita”.
Mutazioni uniche
Una cosa va messa in rilievo: il fatto che le varianti XEC e KP.3.1.1 hanno superato KP.3 diventando i lignaggi Covid dominanti a livello globale grazie alle loro mutazioni Ntd uniche. Tuttavia, ora – spiegano i ricercatori nel lavoro pubblicato su The Lancet, diversi sottolignaggi emergenti della famiglia JN.1, come LF.7.2.1, MC.10.1, NP.1 e, in particolar modo, LP.8.1, hanno dimostrato vantaggi di crescita superiori rispetto a XEC”.
In particolare, proseguono, “quello che abbiamo scoperto è che LF.7.2.1 è significativamente più invasiva a livello immunitario di XEC”, principalmente a causa di una mutazione che le consentirebbe l’elusione di anticorpi neutralizzanti. “Tuttavia – aggiungono – la sua debole affinità di legame Ace2 sostanzialmente ne compromette la sua idoneità” a scalzare XEC. Allo stesso modo, MC.10.1 e NP.1 hanno mostrato una forte evasione immunitaria anticorpale” dovuta a un’altra mutazione. “Ma la loro limitata efficienza di coinvolgimento Ace2 – concludono – ha limitato il loro vantaggio di crescita”.
I sintomi
Quanto ai sintomi che LP.8.1 può provocare, nonostante il virus sia in continua evoluzione e in circolazione cinque anni dopo l’inizio della pandemia, i sintomi non si discostano di molto. Sono febbre con temperatura elevata, pari o superiore a 38°C; tosse secca; stanchezza e affaticamento; perdita o alterazione del senso dell’olfatto o del gusto; congestione nasale, come naso chiuso o che cola; congiuntivite, nota anche come occhio rosso o occhio rosa; mal di gola; mal di testa; dolori muscolari o articolari; diversi tipi di eruzione cutanea; nausea o vomito; diarrea; brividi o vertigini; mancanza di respiro o difficoltà respiratorie; perdita di appetito; confusione; dolore o pressione al petto.
Resiste ai vaccini?
Viste le caratteristiche di LP.8.1, più veloce e immunoevasiva, quale può essere l’efficacia dei nuovi vaccini nel bloccarla? Sono gli stessi ricercatori cinesi a rispondere: “I nostri risultati evidenziano il compromesso tra evasione immunitaria ed efficienza di coinvolgimento Ace2 nell’evoluzione di Sars-CoV-2”, dicono. E sottolineano “l’importanza di monitorare LP.8.1 e i suoi lignaggi discendenti”. Anche considerato il fatto che la variante in questione era finita nel gruppo delle osservate speciali, citate dagli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Pregliasco: “Più persone a rischio contagio”
L’ultima variante LP.8.1, prevalente negli Usa, secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano, dimostra ciò che diciamo dall’inizio della pandemia Covid: siamo di fronte a una serie infinita di mutazioni del virus, che continuerà grazie alle peculiarità di questo patogeno, mutazioni che gli hanno permesso di generare una pandemia e proseguire la sua opera schivando le difese immunitarie acquisite dalla popolazione attraverso un continuo shift antigenico (modifica delle caratteristiche morfologiche estetiche del virus che non lo fanno più riconoscere dagli anticorpi che produciamo e manteniamo come memoria per evitare la reinfezione). Così il virus riesce a mantenere una possibilità di continuare la sua opera. Perché, ricordiamolo, non è altro che una ‘fotoopiatrice iompazzita’ che vuole replicarsi. Lo fa per evitare l’estinzione e, poiché è instabile, sfrutta nella massima misura possibile i principi genetici della casualità”.
Il fatto che la variante LP.8.1 sia così veloce ci deve preoccupare? “Dice che il virus ha caratteristiche nuove e quindi che una gran quota della popolazione è scoperta dal contagio: ciò crea un serbatoio di persone potenzialmente a rischio – conclude Pregliasco -. Per fortuna parliamo di una variante discendente da Omicron, quindi meno cattiva. Però ricordiamo che in ogni caso il richiamo vaccinale va fatto, soprattutto dalle persone a rischio, anziani e immunodepressi, normalmente una volta all’anno in concomitanza con la vaccinazione antinfluenzale”.