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 2025  marzo 11 Martedì calendario

L’ultima mano di Zelensky, se perde in Arabia Saudita rischia l’esilio o lo “scenario Allende”

Nessuna illusione, non sarà una passeggiata. Volodymyr Zelensky è a Riad ma non partecipa al giro di poker: osserva. Chissà quante volte l’ha sognato, quel «non hai le carte» che Trump gli sbatté in faccia nello Studio ovale. Un passo falso e stavolta salta tutto. Un passo furbo e magari, chissà, si aggiusta.A Kiev analisti militari, politologi e deputati fanno le carte al presidente ucraino e dicono che ha Marte di traverso, ma deve temere pure la luna storta: il Donbass langue, la controffensiva nel Kursk è al collasso; i soldati sono spossati, la mobilitazione forzata raschia il barile di un Paese in cui chi era disposto a rischiare la pelle per la patria è già al fronte (e impreca perché lo lascino tornare a casa). E se a Gedda saltasse l’accordo con gli americani? «Sarebbe tutto abbastanza prevedibile – scrive il politologo Yuriy Romanenko – elimineranno il presidente della Rada, Stefanchuk, (che in assenza del presidente ne farebbe le funzioni, ndr.) sostituendolo con una figura che non faccia venire il vomito a Putin. E Zelensky seguirà le orme di Yanukovich, Musk ha già delineato l’algoritmo. Come alternativa, poco piacevole, la Cia potrebbe proporre lo scenario di Salvador Allende». O fugge come l’ex presidente filorusso, scappato nei giorni di Maidan; o fa la fine del leader cileno, ucciso nel 1973 in un golpe sostenuto dagli Stati Uniti. Se ne parla apertamente. «Non escludo nessuna delle opzioni – dice a Politeka l’ex deputato e fondatore di Azov, Igor Mosiychuk – Zelensky non è più considerato e Gedda è la goccia che può fare traboccare il vaso. Non difende gli interessi nazionali, protegge i culi dei suoi».
La direttrice del Centro d’azione anti corruzione di Kiev, Daria Kaleniuk, è sicura che Trump abbia informazioni compromettenti sul cerchio magico del presidente ucraino, già nel mirino dei Pandora Papers per i milioni di dollari nei paradisi fiscali. «So che diversi nell’entourage di Zelensky potrebbero essere soggetti a sanzioni. Cinque o sei manager insostituibili», dice. Informazioni già nel cassetto, anche Biden «voleva usare la carta della corruzione per influenzare le decisioni di Zelensky». Ma ora, con la «disistima personale» di Trump per lui e Yermak, il cassetto potrebbe riaprirsi.
In questi giorni l’Ufficio presidenziale ha fatto il giro delle sette chiese, anzi dei G7, per mettere a punto la linea per questo tavolo negoziale con l’alleato riluttante. Evitare trappole senza apparire scettici, mostrarsi entusiasti senza compromettersi. Accomodanti ma fermi, pronti ma cauti. Strappare o cedere con gli Usa, per Zelensky, ha il medesimo risultato: il disastro. Mariana Bezugla, deputata dei Servi del Popolo di Zelensky, scrive che «vogliono rimuoverlo ed eliminarlo fisicamente» perché «Usa e Russia hanno altri candidati: i trumpiani moderati come Arestovych, Honcharenko e Razumkov; le “vecchie glorie” come Tymoshenko e Poroshenko; e poi il generale Zaluzhny, il “candidato filo-ucraino” radicale che dovrebbe conquistare l’elettorato patriottico per poi agire secondo istruzioni. Sostiene siano «in corso sondaggi sugli oligarchi» come Pinchuk e Akhmetov: «Vogliono un vassallo che non opponga resistenza». Ma Zelensky ha conquistato consensi opponendosi a Trump, e potrebbe rivincere le elezioni.
Anche i media occidentali come l’Economist hanno scritto che i negoziati di Riad sono «l’ultima possibilità per Kiev». «Voglio credere che Zelensky capisca che non c’è alternativa a concessioni», dice il politologo Konstantin Bondarenko. «Si prostri e chieda aiuto – dice il giornalista e conduttore Ostap Drozdov – deve togliersi la corona per dialogare. Puoi gonfiare il torace, ma è aria. Il tuo ego non conta nulla davanti alla sopravvivenza del Paese». Il corridoio è stretto ma per il politologo Ruslan Bortnik «anche gli Usa vogliono un successo per convincere Mosca a concessioni. Solo se non sarà possibile sfrutteranno la situazione per procedere solo con la Russia».