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 2025  marzo 11 Martedì calendario

Pace o no, Kyiv aumenta la produzione di droni: 4,5 milioni all’anno, duemila a lungo raggio al mese


Nell’autunno del 2024, in una delle salette del Forum dell’Industria della Difesa a Kyiv, uno dei grandi dirigenti dell’industria britannico di armi ci aveva raccontato che «l’Ucraina è ormai capace, non solo col nostro aiuto, ma orma autonomamente, di produrre una quantità di droni che si potrà misurare in milioni di droni all’anno». Si stava parlando degli FPV, i droni «first person view», che sono strategici per le truppe al fronte e stanno reggendo (con buonissimi risultati) la linea del fronte. I russi sostanzialmente non avanzano, grazie a droni FPV ucraini e mine. Una guerra totalmente diversa da quelle che combattevamo fino a poco fa. Nel frattempo le cifre si sono precisate, e gli ucraini stanno facendo progressi enormi anche nei «long range drones», i droni capaci di colpire in Russia in profondità: com’è stato possibile che stanotte, in una sola notte, Kyiv abbia sganciato 377 droni (377) su Mosca e tutta la Russia, mostrando tra l’altro ancora la clamorosa inadeguatezza dei russi a difendere (con Pantsir o altre difese antiaeree) il loro spazio aereo se viene saturato” da una quantità di droni soverchiante?
La risposta sta in quello che accade da alcuni mesi nel comparto militare-industriale ucraino. Se l’Ucraina sta pagando (in termini di parziale riconquista russa nel Kursk) la disattivazione di una serie di servizi americani (dati satellitari sugli aerei russi, targeting data per gli Himars da lanciare con Atacms e altro), e in termini di vite umane civili nelle città lo stop all’invio di munizioni antiaeree americane, è altrettanto un fatto che il fronte ucraino, sostanzialmente, tiene ancora – nonostante le tantissime profezie di sventura in occidente e tra i filorussi. E ciò avviene, oltre che grazie al coraggio delle truppe ucraine, grazie a droni e mine: una produzione in cui gli ucraini sono ormai all’avanguardia, e a fine guerra avranno uno degli eserciti più armati e dotati di skill al mondo. Il generale di brigata ucraino Yuriy Shchyhol ha appena reso pubblica una cifra che pochi conoscono: già attualmente l’Ucraina produce alcune centinaia di droni «a lungo raggio» al mese, questa cifra supererà i 2.000 entro i primi sei mesi dell’anno in corso. Si tratta di un numero enorme, che consentirebbe (in teoria), di lanciare sulla Russia qualcosa come 70 droni mortali sulle città russe ogni notte. Siamo ormai a cifre paragonabili a quelle che Mosca lancia su Kyiv e altre città ucraine dall’ottobre 2024 (usando droni Shahed, iraniani o iraniani fabbricati a Alabuga in Russia).
Anche se, prima di questa notte, gli ucraini li avevano usati soprattutto per colpire le raffinerie di petrolio e gli impianti energetici russi, complicando le forniture di carburante per l’esercito russo. I droni kamikaze ucraini colpiscono ormai quasi quotidianamente le strutture petrolifere e del gas russe: la notte del 4 marzo è stata attaccata una raffineria di petrolio a Syzran, oblast di Samara. Era stata precedentemente presa di mira il 19 febbraio, assieme alla raffineria Novoshakhtinsky nell’oblast di Rostov, che peraltro è stata attaccata almeno cinque volte durante la guerra e ormai, come altre, opera a livelli molto ridotti. Il 3 marzo, i droni ucraini hanno colpito anche una raffineria di petrolio a Ufa, situata a circa 1400 chilometri dall’Ucraina.
Il secondo dato rilevantissimo riguarda invece i droni da combattimento FPV, quelli usati al fronte: il ministero della Difesa ucraino ha appena annunciato che quest’anno alzerà a 4,5 milioni di droni FPV la quantità di droni prodotti/acquistati da Kyiv (Zelensky a novembre aveva parlato di 4 milioni come capacità produttiva ormai attuale dell’Ucraina). La Difesa spiega che che verranno stanziati per questo 2,6 miliardi di dollari. Hlib Kanevsky, direttore del dipartimento appalti e approvvigionamento del ministero, per fare un paragone, spiega che l’Ucraina nel 2024 aveva acquistato più di 1,5 milioni di droni, e il 96% era da produttori e fornitori ucraini. In sostanza su questo il paese è di fatto indipendente, o comunque non dipendente dagli Stati Uniti del Trump nemico dell’Europa.
la cosa curiosa è che, laddove imprese più strutturate non bastano a soddisfare la domanda ucraina, suppliscono centinaia di startup ucraine, spesso fatte da ragazzi, o giovanissimi uomini e donne, che producono centinaia di migliaia di droni al mese in scantinati, ex magazzini e fabbriche. Una parte interessante, e neanche ben mappata, ha spiegato l’esperto di guerra con i droni Andrey Pronin durante un corso di formazione a Kyiv. Una produzione che usa ancora chip e pezzi di ricambio cinesi e taiwanesi (Pronin dice che «se la Cina si chiudesse a noi, sarebbe doloroso»), ma sempre più spesso è in grado di farlo con elettronica interamente ucraina. Forse è un errore guardare alla resistenza ucraina solo nell’ottica di ciò che fa e minaccia Donald Trump.