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 2025  marzo 11 Martedì calendario

Gianluca Di Gioia ucciso da uno squalo in Egitto, la moglie: «C’erano due gommoni ma non trovavano le chiavi, il bagnino fischiava e basta»

Sono passati ormai più di due mesi dalla morte di Gianluca Di Gioia, il ricercatore romano di 48 anni sbranato e ucciso il 28 dicembre 2024 da uno squalo a Marsa Alam, in Egitto. A tornare sulla tragedia è la moglie, Laurence, che si trovava insieme a lui in acqua. «Mio marito non è stato imprudente – ha raccontato al Corriere della Sera – non ha varcato la soglia proibita, non ha sfidato il destino. Quando ho chiesto aiuto c’era solo il bagnino che soffiava il fischietto, quell’inutile fischio ce l’ho ancora in testa e non potrò mai dimenticarlo».
Una vacanza finita in tragedia
Gianluca Di Gioia e la sua famiglia si trovavano a Marsa Alam per una vacanza.
L’obiettivo era quello di festeggiare il compleanno della mamma del 48enne, che compiva 70 anni, e della sorella maggiore, che invece ne faceva 50. «Doveva essere una grande gioia, invece si è trasformata in una tragedia», ha commentato Laurence. È stata lei ad aver visto per prima lo squalo. «Era a meno di due metri e puntava dritto su Gianluca – ha raccontato la donna – ho cominciato a urlare, ma in un attimo lo ha aggredito. Ho chiesto disperatamente aiuto, ma non arrivava nessuno. Quando poi sono giunta al pontile l’unica cosa che faceva il bagnino era fischiare, ma nessuno mandava mezzo soccorso. C’erano due gommoni ma non trovavano le chiavi. Una lentezza esasperante».
Gianluca di Gioia ucciso dallo squalo, morto dissanguato e «soccorsi lenti». La ricostruzione della tragedia
E quando sono riusciti a portare il ricercatore a riva hanno «perso altri dieci minuti prima che arrivasse una macchina che lo ha portato in ambulatorio». Dei ritardi che sono stati confermati anche dalla mamma di Gianluca, presente all’intervista: «Se fossero intervenuti subito, se fosse partito il gommone, se gli avessero legato la gamba bloccando la perdita di sangue mio figlio forse sarebbe ancora vivo».
Nessuna svolta nelle indagini
Ci sono ancora dei punti da chiarire sulla vicenda. Altri testimoni dell’attacco, come il turista Giuseppe Fappani che ha provato a soccorrere Di Gioia, hanno confermato che non si trovavano in acque vietate. A differenza, invece, di quello che dicono le autorità egiziane, secondo le quali il 48enne romano si trovava nel posto sbagliato.

Ma le indagini, per il momento, non sembrerebbero dare altre notizie. «Non si è fatto sentire nessuno delle autorità – ha detto Laurence – abbiamo atteso il ritorno della salma e poi abbiamo fatto il funerale. Fine». La famiglia, intanto, chiede giustizia per la memoria di Gianluca. «Vogliamo in primo luogo un risarcimento della sua immagine e che venga ristabilita la verità dopo tante bugie che abbiamo sentito – ha concluso la moglie – la nostra unica imprudenza è stata quella di scegliere un luogo non organizzato e non attrezzato per fronteggiare le emergenze».