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 2025  marzo 09 Domenica calendario

Marie Curie la scienziata modello

Ancora oggi scienziate del livello di Fabiola Gianotti, la direttrice del Cern coinvolta nella scoperta del bosone di Higgs, ricordano come il loro amore per la scienza e la fisica venne scatenato dalla lettura di una biografia durante l’adolescenza: quella di Marie Curie (Varsavia, 1867 – Passy, Francia, 1934; nella foto di Bartlomiej Zborowski/Epa, il suo monumento nella capitale polacca). Gianotti non è la prima. Facile predire che non sarà l’ultima. Poche persone, d’altra parte, sono riuscite a ispirare e colpire l’immaginario – non solo degli scienziati e delle scienziate, ma di un collettivo più ampio – come la scopritrice del radio e del polonio.
Prima donna a ricevere il Nobel (purtroppo un contro-esempio di come partire bene talvolta non significhi molto). Prima persona in assoluto a ritirarne due. Prima donna a insegnare Fisica alla Sorbona. Una vita per la scienza, letteralmente: i suoi quaderni conservati alla Biblioteca Nazionale di Parigi sono ancora oggi radioattivi. È noto che lo stesso Albert Einstein amasse parlare con lei durante le lunghe passeggiate sui monti sopra il lago di Como. Quando si trattò di sottolineare l’importanza del lavoro di Lise Meitner, la scienziata che diede anche il nome alla «fissione» continuando il lavoro di Enrico Fermi, lo stesso Einstein la definì la «Marie Curie tedesca».
Il lungo preambolo è utile per sottolineare come sarebbe riduttivo considerare Nel laboratorio di Marie Curie. Come la scoperta del radio ha illuminato la strada alle donne nella scienza (Rizzoli) di Dava Sobel (New York, 1947) solo una biografia. Un esercizio che comunque partirebbe in difficoltà visto che il primo resoconto della sua vita venne firmato da una delle figlie, Ève. E che la stessa Curie firmò una autobiografia. Come sempre i dati biografici sono importanti per entrare nella vita e nella mente di una persona. Come le informazioni sulle sfortune politiche del padre (aveva scelto la parte perdente nello scontro per riformare la Polonia) ma anche quelle imprenditoriali (con il fratello si era fatto coinvolgere in un «sicuro» affare di una tecnologia di frontiera di allora: i mulini a vapore, e fu un disastro). Anche la ricostruzione dell’esperienza giovanile delle cosiddette «università volanti» per eludere le restrizioni culturali imposte dalla Russia ha un evidente valore nel comprendere quello spirito battagliero con cui Marie Curie avrebbe per tutta la vita affrontato il diritto allo studio.
Ma, appunto, il valore del libro di Dava Sobel, già nota per Longitudine (Bur), libro del 1995 che ha fatto nel 2001 da sceneggiatura all’omonimo dramma tv con Jeremy Irons per Channel4, sta forse nell’essersi un po’ liberata dalle catene della biografia tout court per raccontare, con un evidente spirito femminista, la storia anche delle donne che la Curie riuscì a influenzare in vita, direttamente. Non solo quella nota della figlia Irène Joliot-Curie che, insieme al marito Frédéric Joliot, vinse a sua volta il premio Nobel per la scoperta della radioattività artificiale (dunque cinque premi Nobel in una sola famiglia, considerando che la Curie condivise il primo con il marito Pierre Curie: una dinastia). Ma anche quelle di tante altre scienziate che ne ricevettero il testimone, come May Sybil Leslie, sua studentessa che finì poi nel suo laboratorio. Ne riceviamo così un gioco di specchi in cui possiamo ritrovare Marie Curie da diversi punti di vista, come gli appunti e i diari delle donne come Leslie.
Non per questo va sottovalutata la capacità investigatrice dell’autrice, in grado di innamorarsi di piccoli dettagli come il destino che bussa alla porta della giovane Marie Curie attraverso un cugino che aveva potuto studiare a San Pietroburgo con Dmitrij Mendeleev, il padre della Tavola periodica. È qui anzi che si notano le capacità di divulgatrice scientifica di Dava Sobel, capace di far entrare anche il lettore curioso ma non necessariamente memore delle lezioni di chimica nel mondo delle necessità casuali tipiche del progresso scientifico: Mendeleev difatti non solo aveva definito una proto struttura della tavola periodica con gli elementi che allora erano noti (il suo libro venne stampato in 200 copie, probabilmente il miglior rapporto di impatto sulla vita dell’umanità per singola copia). Ma aveva anche notato che i numeri atomici erano troppo distanti per non poter ipotizzare l’esistenza di un altro pantone di elementi chimici, pronti ad essere scoperti.
Marie Curie non si lasciò sfuggire il fascino di quella ricerca, trovando appunto il radio (da cui il termine radioattività) e il polonio (dedicato alla sua amata Polonia, forse anche per vendicarsi di una Francia che la accolse, ma non a braccia aperte). Come scrisse un monaco del XII secolo, Bernardo di Chartres, «siamo tutti nani sulle spalle dei giganti». Anche se nel caso della Curie vale l’eccezione: una gigante sulle spalle di altri giganti.