Robinson, 9 marzo 2025
AlePOP Una vita underground
Era ieri. E invece sono passati più di vent’anni. Era ieri, quando con Alessandro Staffa (in arte AlePOP) e David Vecchiato ( in arte Diavù) si discuteva di uno spazio dedicato al fumetto nel nuovo mensile che Repubblica stava pensando per il pubblico più giovane dedicato a musica, cinema, videogame, hi- tech e molto altro. Era il 2004, il primo numero di Repubblica XL (ovvero “Extra Large”, sia per il formato che per le oltre 300 pagine del primo numero) sarebbe uscito nel settembre del 2005 al prezzo di un euro con una tiratura di 450 mila copie.
Perché il fumetto? Perché Repubblica e la nona arte sono sempre andati a braccetto, a partire dalla collana de “I fumetti di Repubblica” che, nel febbraio 2003, li portò in edicola con volumi monografici e cifre mai viste convertendo a questo straordinario medium un pubblico incredibilmente ampio ponendo le basi per il futuro boom che ancora oggi resiste, in maniera trasversale alle generazioni, testimoniato anche dagli innumerevoli festival: a partire da Lucca Comics fino al Comicon di Napoli e al Romics di Roma, queste rassegne sono ormai diffuse in qualsiasi città italiana, piccola, media, grande. E l’idea che XLfosse una presenza culturale forte ai festival di fumetto, ma anche a quelli di musica, era fondamentale per portare il nostro giornale non solo in edicola ma dove il pubblico più giovane si ritrovava, ad Italia Wave, per esempio, o al Rototom.
AlePOP è morto il 17 febbraio scorso. Non era solo artista e creativo, ma anche grafico e abile organizzatore degli allestimenti, così da non essere una presenza solo passiva ma legata a vere performance realizzate insieme a un nucleo di artisti che andava da Massimo Giacon ad Alberto Corradi, da Ale Giorgini (scoperta di Staffa e vincitore di vari premi negli Usa) a Pino Creanza, fino ai cosiddetti “Superamici”: Ratigher, Maicol e Mirco, LRNZ, Dr Pira e l’amato e compianto Tuono Pettinato, venuto a mancare nel 2021.
Sempre di AlePOP anche uno dei poster usati per la campagna di lancio di XL “Come to XLand”, con il cane Ossicino che usciva da una cuccia con l’aria stralunata: era una sorta di Snoopy zombizzato che affermava fin da subito l’appartenenza al mondo underground. Che in quel periodo stava diventando un fenomeno di massa con l’affermarsi della scena indie in musica: Afterhours, Subsonica, Tre Allegri Ragazzi Morti, Marlene Kuntz, Baustelle, Vasco Brondi e molti altri. Lo stesso accadeva nel fumetto: una vera e propria rinascita di nuovi talenti, come Gipi e Zerocalcare: quest’ultimo pubblicato sul numero 2 di XL nello spazio intitolato, non a caso, “Italian Underground” quando era un ancora sconosciuto autore di poster per i concerti punk del Forte Prenestino di Roma. Un’altra performance dei disegnatori xelliani era personalizzare le cover di XL dei lettori che potevano così portarsi a casa una rivista unica, modificata dal loro autore preferito. Sul giornale, invece, a turno gli artisti disegnavano storie: AlePOP inventò il personaggio di Nerella, un’adolescente dark che odiava il mondo ma amava il suo cagnolino ( Ossicino, appunto) e Popy Dak, una sorta di Paperino incazzato nero che era una sorta di alter ego dell’autore.
Gli attacchi di rabbia di Alessandro erano leggendari: nessuno, tra amici e colleghi, è stato risparmiato. Ma tutti lo amavano, nonostante il carattere difficile, e lo hanno dimostrato durante la malattia.
«Dopo la chiusura di XL, AlePOP si è dedicato di più ai lavori di grafica che erano quelli che gli consentivano di sopravvivere», spiega Alberto Corradi che, con lui, ha lavorato per il progetto del grande volume XL Comics che ricorda quella stagione (uscito per Panini) e i suoi protagonisti. «Ale ha continuato a fare mostre e nuove riviste underground», continua Corradi. «Lui ha creato la “Sgorbio art” ma in realtà sapeva disegnare benissimo: basta guardare le sue prime cose, che erano molto dettagliate e complesse. Ha scientemente decostruito il segno all’insegna del suo motto molto punk: “Idee zeero, conteenuti meeno”». «Io amavo il suo stile: ho seguito AlePOP dai tempi dell’Happening internazionale underground», racconta Riccardo Rottaro, editore della casa editrice In your face, «ci siamo conosciuti poco prima della
pandemia e per noi ha realizzato due riviste: Zazà, di cui sono usciti sei numeri, e Bzz, di cui è appena uscito il terzo numero. Fino a tre giorni prima della morte Ale era attivo ed entusiasta di quello che faceva, tanto che due giorni dopo, a Bassano del Grappa, dove viveva, si inaugurava una mostra che lo vedeva tra i protagonisti e di cui aveva realizzato il poster».
Una mostra che Staffa, con il suo tipico stile dissacrante, definiva di “boomer art”, intitolata Tre ex ragazzi visionari e che, dietro il titolo di uno dei dischi più belli dei Cure (Three Imaginary Boys), celava tutta l’amarezza per un mondo impazzito dove le speranze della sua generazione si sono trasformate in incubi. «Il funerale laico si è tenuto in forma privata», spiega Riccardo, «e alla fine tutti sono andati a vedere la mostra». Il modo migliore per onorarlo. Sul manifesto della mostra, la scritta: «AlePOP, laureato in Misantropia Applicata, vive in perenne lockdown a Bassanoia del Grappa e vinci. Nel luglio 1982 ha dato vita alla Sgorbio Art – Idee Zeero Conteenuti Meeno». Gloria a tutti i misantropi come lui, innamorati del mondo e dell’andare in direzione ostinata e contraria.