Tuttolibri, 8 marzo 2025
La risata collettiva riduce al silenzio chiunque dissenta
C’è stato un tempo in cui Joker, il ridanciano avversario di Batman comparso nei fumetti degli Anni Quaranta, è sembrato per così dire controllabile, quasi in catene: per esempio nei telefilm sul network Abc degli Anni Sessanta, dove il minaccioso terrorista che s’aggira per Gotham City era diventato un burlone innocuo. È stato però un breve momento di passaggio, osserva Guido Vitiello nel libro dove identifica in questo personaggio l’emblema di qualcosa che sta accadendo, non da ieri, nella nostra società. Joker, una volta «evaso dalla televisione», ha conquistato nuovi e fino ad allora impensabili territori, dal cinema ai social; è diventato il rappresentante di qualcosa che forse non tutti vedevano: il lato oscuro della comicità e dell’umorismo.La domanda da cui parte Joker scatenato, ricchissimo libro (l’immensa bibliografia finale non spaventi il lettore) è dunque, di conseguenza, una: sarà lui la figura della cultura popolare che ci può far da guida in quella che Vitiello definisce «la società dell’amusement permanente?». La risposta è ovviamente sì. Il personaggio ha una storia americana, che qui viene accuratamente ricostruita, ma anche una valenza antropologica, e una lunga preistoria. Joker scatenato la sonda con un ampio ventaglio di riferimenti, da Aristotele a Victor Hugo (L’uomo che ride, ovviamente), da Rabelais a Diderot, da Michail Baktin ad Adorno, dalle teorie sul capro espiatorio di René Girard ai clown di Fellini, alla diade – questa sì storicamente incatenata – del Re e del suo Buffone, partendo ovviamente da Shakespeare. Una risata vi seppellirà, si gridava allegramente nel ’68, in nome di una tradizione occidentale che considera il riso una forma di liberazione individuale e sociale, persino una terapia. Oggi lo slogan suona più ambiguo, e qui non si può che dar ragione all’assunto del libro: si è spesso troppo ignorato o trascurato la connessione fra luce e ombra: perché «liberare il riso gioviale e socievole significa liberare, insieme, il riso disgregatore. Scatenare Joker».La tesi è sostenuta da solidi argomenti, come quando l’autore ci ricorda (maliziosamente?) che i rivoluzionari sovietici vedevano nel riso «un’arma per la lotta di classe», e simmetricamente Joseph Goebbels affermava categorico: «Colui che ha dalla sua parte chi ride ha sempre ragione». Organizzare il dileggio collettivo (ad esempio contro gli ebrei) è scatenare una caccia selvaggia, una muta sghignazzante e assetata di sangue. Detto ciò, sarebbe affrettato e ingiusto vedere in Vitiello un feroce nemico del riso e del comico in quanto tale, come il padre Jorge del Nome della Rosa, un agelasta di quelli che sbeffeggiava Rabelais. È infatti scrittore arguto e spiritoso, che evidenzia lati oscuri, paradossi e soprese. Ci ricorda così, potenza delle coincidenze, che proprio nel ’65, mentre Michail Baktin pubblicava il suo celebre libro su Rabelais esaltando la forza sovversiva, egualitaria, ribelle del riso e del Carnevale, Adorno rifletteva invece sull’esatto contrario. Per il filosofo francofortese «questa tendenza a sfogarsi su un capro espiatorio si ritrova in ogni risata collettiva, compromesso fra il desiderio di liberarsi della propria aggressività e i meccanismi inibitori di censura che non lo ammettono. Esso culmina nella risata fragorosa e affine al furore con cui la muta costringe il dissenziente al silenzio, comportamento che, se le circostanze lo permettono, trapassa nella violenza fisica, e per di più la fa apparire come legittima e civile, fingendo che si tratti solo di uno scherzo». Adorno aveva in mente, com’è ovvio, il nazismo, ma è come se in qualche modo avesse già intravisto il nuovo Joker politico – chissà, forse lo aveva persino conosciuto nel suo esilio americano. E a questo proposito Vitiello ricostruisce, in una linea quasi genealogica, la lunga serie di comici che si sono candidati in politica per scherzo o per buffoneria, e hanno avuto non poco successo.L’affollamento è notevole: tutto sta a non perdersi, e non goderseli come pura aneddotica, e va detto che vale assolutamente la pena di correre il rischio: perché alla fine arrivano i pesi massimi che ci riguardano più da vicino. Se ne elencano non pochi, con un occhio ai nostri precursori come Berlusconi, che tuttavia eccelleva in un umorismo bonario, o come ovviamente Grillo, di cui viene riproposto un forse dimenticato endorsement per Donald Trump all’epoca del primo mandato presidenziale. Sono tanti e diversi fra loro, «satrapi più o meno grotteschi» come Jair Bolsonaro in Brasile, Boris Johnson in Gran Bretagna, Narendra Modi in India, Javier Milei in Argentina; incarnano a pieno titolo la «tirannia del buffone». In cima alla piramide c’è di nuovo Trump, che non ha nemmeno bisogno di ridere mentre dirige l’orchestra dello sghignazzo. Ora più che mai, «Joker si sta scatenando». Forse al suo meglio (o peggio, dipende). Batman, peraltro, non dà segni di sé.