Tuttolibri, 8 marzo 2025
Fenomenologia della discrezione
Dietro la segretezza si annidano i complotti. È questa una delle narrazioni di maggiore circolazione – e più facile consumo – dei tempi attuali; e, a ben guardare, una di quelle fondative della stessa cultura postmodernista che di un certo cospirazionismo, oggi dilagato via social e piattaforme, si nutre sin dalle origini, mentre va predicando la trasparenza assoluta e la vetrinizzazione integrale di sé (alla faccia della privacy), ed esalta la (supposta) autenticità quali ideali della vita sociale contemporanea.
Anche per questo, quindi, si può rivelare intellettualmente salutare – oltre che assai stimolante – andare a leggere cosa scriveva del segreto e delle società segrete uno dei padri fondatori delle scienze sociali, il filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel (1858-1918). Un autentico «maestro» (come sottolinea nella prefazione Antonio De Simone), indagatore delle novità sociali e delle discontinuità culturali introdotte dalla modernità fra XIX e XX secolo che in questo libro – corrispondente a una parte del suo volume Sociologia (1908) – si dedica a due questioni: la funzione svolta dalla riservatezza e dalla discrezione nella formazione della personalità dell’individuo moderno e la struttura e le caratteristiche delle associazioni fondate sulla segretezza.Da detective del Moderno, Simmel andava alla ricerca dei segni e delle tracce della trasformazione, e sottolineava come si diffondesse vieppiù «la formazione sociologica dell’organizzazione diretta a uno speciale scopo utilitario», i cui componenti sono anonimi sotto il profilo psicologico (e fondamentalmente intercambiabili), e ai quali basta sapere che in quanto raggruppamento collettivo stanno dando vita a una di tali possibili associazioni. In buona sostanza, «la civiltà moderna diventa sempre più oggettiva», formata da «energie impersonali» e sempre maggiormente distante dalla «totalità soggettiva dell’individuo». Una metamorfosi compendiata dalla differenza basilare fra le figure «antitetiche» del manovale premoderno e dell’operaio di fabbrica della modernità. Quella fiducia che fonda le transazioni di ogni genere (a partire dagli scambi economici); e la collaborazione lavorativa fra gli individui viene così ricondotta a un «programma impersonale» garantito dall’adesione all’organizzazione o all’istituzione, e che prevede un livello di conoscenza reciproca fra di essi, come pure un coinvolgimento della «totalità della persona» molto ridotto rispetto alle epoche precedenti. Un grado del «conoscere l’altro», come annota il grande studioso berlinese, che non riguarda la natura intima, ma esclusivamente quanto ciascun individuo ritiene di lasciare trapelare di sé in pubblico; e che evoca, pertanto, la categoria integralmente e compiutamente moderna di discrezione.Nell’Ottocento anche gli Stati abbandonano la segretezza assoluta nella quale avevano totalmente avvolto in precedenza gli affari pubblici in ossequio al principio (di origine illuministica) della pubblicità, analogamente alla perdita della privacy – come si direbbe attualmente – dei loro singoli sudditi o cittadini. Al contempo, «in ambito sociologico», lo sviluppo storico fa sì che il pubblico divenga sempre più “pubblico”, e il privato degli individui sempre maggiormente “privato” e, dunque, segreto.
Osservato rispetto alla condizione del singolo all’interno di una collettività il segreto conduce all’«individualizzazione egoistica e all’isolamento». Oppure può diventare il collante di un gruppo, ovvero di una società segreta. Un raggruppamento edificato sulla fiducia reciproca fra i suoi componenti, che restano occultati rispetto all’esterno al pari delle finalità da loro perseguite e dei presupposti per accedere all’associazione. Come nel caso della massoneria, che deve essere più propriamente definita alla stregua di una società «relativamente segreta», poiché la sua esistenza in quanto tale è nota al resto del mondo.Le società segrete, evidenzia Simmel, sono delle «organizzazioni particolari», nel senso del perseguimento di scopi che, rimanendo celati, inducono i poteri pubblici ad assimilarle spesso a un pericolo e ad associarle a tentativi di cospirazione. Un tema, giustappunto, ben conosciuto oggi.