La Stampa, 10 marzo 2025
Adolfo Lorenzi: “Marco è morto come la mia Matilde. Da allora nulla è cambiato”
La morte di Marco Degli Uomini, 18 anni, di Tolmezzo, Friuli, giovane atleta dello Sci Club Dauda, ha fatto ripiombare Adolfo Lorenzi nel buio e nei momenti difficili di «quei giorni». Quelli della scomparsa di sua figlia Matilde, ex promessa azzurra vittima quattro mesi fa di una brutta caduta in allenamento sulle piste della Val Senales. La storia che si ripete, il dolore che torna e il pensiero che corre subito all’altra famiglia che in queste ore deve far fronte alla tragedia peggiore che possa capitare ad un genitore: perdere un figlio.
Lorenzi, come ha saputo della notizia?
«Mi hanno avvisato dei ragazzi del mondo dello sci legati a noi. Ho rivissuto ore di angoscia. Per me, per noi, si riapre una ferita ancora più profonda perché ci rendiamo conto di quanto lavoro dobbiamo fare. Nulla è cambiato. Ma il nostro obiettivo è svoltare sul tema della sicurezza. Questi ragazzi che si allenano ore e ore devono poterlo fare in sicurezza. Senza paura e senza correre rischi».
Con sua moglie Elena cosa avete pensato?
«Abbiamo realizzato ancora di più quanto sia fondamentale portare avanti questo lavoro con la “Fondazione Matilde Lorenzi”. Per noi è una ragione di vita per andare avanti, portare in alto il nome di nostra figlia e far sì che questi incidenti si possano evitare. È necessario fare prevenzione».
Come vivete senza Matilde?
«Abbiamo giornate piene, pensiamo a iniziative e idee per non pensare al vuoto. La fondazione ci assorbe. Le testimonianze di affetto ci hanno molto colpito. Sono state tante, anche da parte di persone che non conoscevamo e questo ci dà una grande spinta a lavorare. In questo modo Matilde rimane viva con noi e non cade nell’oblio».
Cosa chiede la vostra Fondazione?
«Piste sicure, dispositivi, dall’airbag alle tute antitaglio di nuova generazione. Ma vogliamo anche il soft airbag per le discipline tecniche quali gigante e slalom. Stiamo collaborando con società per far sì che siano accessibili a tutti. In più stiamo sviluppando un progetto all’avanguardia con il Politecnico che raduna studenti di Torino e di Milano. Stiamo firmando l’accordo e sarà ufficializzato sul nostro sito. Penso succederà ad aprile, quando finisce la stagione dello sci».
Ha ancora pensato alla battaglia portata avanti da Paolo De Chiesa, l’ex della Valanga Azzurra che ha sollevato dubbi sulla morte di sua figlia e sui troppi silenzi?
«Preferirei glissare sull’argomento per ora».
Segue la Coppa del mondo di sci?
«Sì, in modo attivo. Siamo stati a Sestriere, nel prossimo fine settimana saremo a La Thuile (dove l’azzurra Federica Brignone si gioca la Coppa del mondo assoluta, ndr.). Sarò lì con mia moglie e potrebbe esserci anche mia figlia Lucrezia. Avremo un gazebo con maglie, t-shirt della fondazione. Ci ospita l’Esercito. Come Fondazione ci teniamo a farci conoscere, per portare avanti i nostri progetti abbiamo bisogno di raccogliere fondi. Abbiamo molti impegni. Tra cui quelli con lo sci club Drusciè a Cortina, il Memorial Fanchini e poi l’“Uono d’oro” a Sestriere. Il nostro obiettivo è sensibilizzare il pubblico».
Nella Coppa del mondo maschile è stata sollevata la questione dei materiali troppo performanti e quindi troppo rischiosi. Che opinione si è fatto?
«Qui si tocca un tema ancora più difficile perché è coinvolta la Federazione internazionale. Che dovrebbe implementare norme che possano limitare la prestazione dei materiali. Pensiamo alla F1. Loro hanno imposto norme severe per ridurre i rischi. Sarà dunque nostro compito smuovere la Federazione internazionale».
Lorenzi, come e dove trova la forza per superare la morte di sua figlia?
«I nostri ragazzi (tre i fratelli, Lucrezia, Giosuè e Matteo) ci danno energia e forza. Siamo un corpo unico. Solo così è possibile andare avanti, superare il lutto e raggiungere quello che ci sta più a cuore: far vivere Matilde. Tutte le nostre forze sono canalizzate in quella direzione».