la Repubblica, 9 marzo 2025
Incertezza (tanta) e risparmio faticoso: i numeri di un’Italia che fatica a pianificare
Italiani sfiduciati, preoccupati e in “ritirata finanziaria”. Difficile non interpretare in modo sconfortante i risultati dell’indagine Nomisma, condotta per la compagnia assicurativa Athora Italia. Eppure il lato positivo, almeno per gli addetti ai lavori, c’è: l’ampio margine di manovra che si spalanca di fronte al mondo bancario e assicurativo. Perché sullo sfondo c’è il contesto – già noto – della diffidenza del nostro Paese verso assicurazioni e previdenza complementare. Gli italiani si assicurano poco, anche se a volte ne avrebbero un discreto bisogno.
E mentre Jozef Bala, ceo di Athora Italia (società specializzata nel ramo vita con quasi 3 milioni di clienti in Europa) annuncia un imminente progetto per portare l’educazione finanziaria negli atenei, il sociologo Sergio Sorgi, che i dati di Nomisma li ha commentati, fa capire che di lezioni ne serviranno parecchie se nel 2023 gli italiani hanno speso 8,5 miliardi di euro in maghi e cartomanti e nel 2024 sono stati 160 i miliardi spesi in giochi di Stato. Tutto questo, mentre la stragrande maggioranza del patrimonio delle famiglie giaceva inattivo nei conti correnti, a lasciarsi erodere dall’inflazione.
Previdenza complementare. Un bisogno insoddisfatto
L’indagine di Nomisma, condotta su un campione di 1200 persone in cinque città italiane, racconta un Paese segnato dall’incertezza. Quando pensano al futuro, due italiani su tre provano insicurezza e, in seconda battuta, paura, mentre la speranza resta l’emozione positiva più diffusa. Ma la speranza, precisa Sorgi, non è la stessa cosa della fiducia: è un sentimento che si fonda su basi meno solide. Nel concreto, le preoccupazioni sono l’aumento dei prezzi e il rischio di non avere una pensione adeguata, ma anche i conflitti internazionali sono in alto alla graduatoria dell’ansia, specie in un periodo turbolento come quello che si sta vivendo.
Di fronte alla paura che il sistema pensionistico non tenga, però, quasi la metà del campione non sta facendo nulla per integrare i contributi né prevede di farlo. Non per spregiudicatezza, ma perché ci sono altre priorità. La prima tra tutte: accantonare denaro per affrontare spese impreviste. Un sogno, per molti: Nomisma ha rilevato che, di fronte a una spesa inattesa di 1500 euro, solo tre italiani su dieci sarebbero in grado di far fronte alla situazione senza problemi, gli altri avrebbero qualche difficoltà o molte.
Chi riesce a risparmiare
Tra chi, invece, riesce a mettere qualcosa da parte, lo fa soprattutto in una percentuale tra il 5 e il 20% del proprio reddito (il 42% del campione) per una media mensile di 320 euro risparmiati. Come detto, però, la maggior parte di questi soldi resta ferma sul conto corrente, mentre solo una quota minore viene investita o, meno ancora, viene destinata a migliorare la qualità della vita. Per gestire il proprio denaro, la maggioranza si affida ai consulenti bancari, seguiti dai promotori finanziari e dai consigli trovati online. Tuttavia, il ricorso alla consulenza tradizionale è destinato a calare e un quarto degli italiani pensa che in futuro prenderà decisioni in autonomia. Un tema che incrocia quello dell’intelligenza artificiale, uno strumento al quale ci si rivolge sempre più spesso ma che difficilmente può – almeno a oggi – sostituire un consulente serio e preparato.
Accantonatori, non pianificatori
Il sociologo Sorgi fornisce un valore aggiunto ai “freddi” dati. In questo clima di incertezza gli italiani hanno reagito ritirandosi: ridimensionando cioè lo stile di vita e le ambizioni, per risparmiare sì, ma non allo scopo di realizzare un preciso progetto futuro bensì, più modestamente, per non farsi trovare impreparati in caso di emergenze impreviste. “È fondamentale far sì che le persone diventino consapevoli di come spendono i propri soldi. Non dobbiamo spaventarle e farle sentire scoperte, anche se magari a livello assicurativo lo sono – spiega Sorgi – ma imparare a conoscerle, sintonizzarsi sui loro bisogni e dar loro gli strumenti perché possano diventare previdenti, veri risparmiatori. Solo così si potranno avvicinare al mondo delle assicurazioni con fiducia” conclude il sociologo.