la Repubblica, 10 marzo 2025
BigMama: “Ho creduto in me stessa e mi sono salvata. Ora voglio tutto”
Ha lasciato fuori dal suo mondo la rabbia e il dolore. BigMama ha preso in mano la vita, e non è stato facile. Oggi compie venticinque anni: «L’ultima volta che ho festeggiato ne avevo diciotto, poi mai più. Sia per carenza di soldi che per problemi di tempo, quest’anno ho deciso: farò una festa con i miei amici». Li festeggia anche con la notizia della conduzione, insieme a Gabriele Corsi, del prossimo Eurovision song contest a Basilea. Marianna Mammone in arte BigMama, da San Michele di Serino (Avellino) è arrivata fino all’Onu a raccontare cosa voglia dire essere vittima del bullismo e combattere contro la discriminazione. Lo ha spiegato nelle canzoni e scritto nel libro Cento occhi (Rizzoli). La solitudine, le violenze subite, la malattia (ha sconfitto un linfoma). Quel complimento di Lorenda Bertè: «Sei fortissima», che l’ha resa orgogliosa, non è un modo di dire. Cantava La rabbia non mi basta, ha riempito la vita di tanto altro.
Seguiva l’Eurovision?
«Sono una grandissima fan, l’ho sempre guardato: quella musica europea divertente, fuori dagli schemi, mi piace. Sono una persona ironica, quello stile musicale è divertente e mai offensivo. Ci si può anche non prendersi sul serio».
Da sempre è il palco dell’inclusione.
«Sono stati veicolati messaggi importanti, la difesa dei diritti, è vero. È un bel gioco farlo in maniera cristallina, nel rispetto di tutti. È come una magia, per i temi importanti e quelli meno seri. Tutti i pezzi, anche giudicati trash, dietro hanno una verità che non è scontata. E a me arriva».
Ha incontrato Gabriele Corsi?
«Sì è stra-simpatico, era vestito di rosa. Amo le persone spontanee, sono le migliori. E lui lo è, ha un sorriso così, poi è geniale nel suo lavoro».
Cosa ha pensato della scelta di Olly di rinunciare per andare in tour?
«Ognuno deve fare ciò che vuole. Se il suo pensiero è quello di rinunciare per concentrarsi sulla sua musica e sui concerti, il fatto che abbia scelto con la sua testa gli fa onore. Dimostra che è una persona che ha rispetto del suo lavoro e dei fan».
Come le è parso Lucio Corsi?
«È un personaggio di rottura, lo amo. Mi intriga: nel suo essere normale, nel vivere la vita come gli arriva, senza mettere paletti, è rivoluzionario. Che poi uso la parola “normale”, non so nemmeno io perché, non vuole dire niente. Forse è più giusto dire libero. Lui ha spaccato portando sé stesso. Non ha bisogno di filtri».
Come si prepara per Eurovision?
«Ovvio, studiando. Voglio essere preparatissima sui concorrenti, ho già dei preferiti, sulle passate edizioni e sugli altri conduttori».
Riassunto della sua carriera: il primo Sanremo nel 2023 per il duetto con Elodie, nel 2024 in gara con “La rabbia non mi basta”, il discorso all’Onu contro il bullismo e il body shaming, il palco del Primo maggio, un libro. Per la laurea di Urbanistica manca la tesi: vuole tutto?
«Tutto. Perché rinunciare a qualcosa? L’ho detto al mio manager: voglio diventare un’artista a 360 gradi, fare televisione cinema teatro. La mia reference è Raffaella Carrà».
Non proprio un modello a portata di mano, non crede?
«Sognare in grande è giusto, credere in sé stessi salva la vita. Se capisci di essere bravo in quello che fai, cambia tutto. Sto studiando tanto, mi sto allenando nel ballo. Se mi chiamassero a recitare – per quanto mi dispiacerebbe abbandonare il mio accento, perché mi caratterizza – studierei anche dizione».
Si sente sicura dopo il debutto sul palco del Primo maggio?
«Lo vedo in maniera diversa, è stato il mio battesimo del fuoco, eravamo tutti artisti a condurre: Noemi, Ermal Meta. Avevo il pubblico davanti. Eurovision è una sfida diversa, devi tenere il ritmo, stare sempre sul pezzo. È più radiofonico. Non mi perderò perché ho al mio fianco Gabriele».
Dopo aver parlato al Palazzo di vetro, cosa le può più fare paura?
«È stata un’esperienza bellissima. Ho detto le cose che penso, come le avrei dette a un amico o a mia madre. Anche all’Onu ero me stessa, con il mio inglese imperfetto. Sono arrivata dalla provincia di Avellino all’Onu: è un po’ il mio Impero romano».
Perché ha sentito l’esigenza di scrivere il libro?
«Nelle canzoni ho tre minuti per dire quello che voglio. Scrivendo, il modo che amo di più per esprimermi, ho tirato fuori tutto. È stato terapeutico. Quando le cose ti imbarazzano vuol dire che funzionano. Gli incontri più belli sono stati al Salone del libro, le persone si avvicinavano per raccontare le proprie storie con la stessa premessa: “Non l’ho mai detto a nessuno”. Che meraviglia non doversi nascondere quando ti fanno credere di essere sbagliato».
È sempre innamorata di Antonino Cannavacciuolo?
«Sempre. L’ho conosciuto, sono andata a mangiare a Villa Crespi e ci siamo visti da Fabio Fazio al tavolo. Grande chef e grande uomo».Si è presa un sacco di rivincite?
«Non mi accontento. Sono solo le prime».