Corriere della Sera, 10 marzo 2025
Quanto costa la Nato agli Stati Uniti, e cosa ne resterà in caso di un loro disimpegno
Ma all’America quanto costa la Nato? O, posta in altri termini, quanto spendono gli Stati Uniti per difendere l’Europa?
Le ultime stime affidabili, formulate dal centro studi Csis di Washington e dal Senato Usa (2017-2018) variano tra i 35 e i 135 miliardi di dollari all’anno, vale a dire tra il 4% e il 15% dell’intero budget per la difesa degli Stati Uniti. Oggi, a tre anni dall’attacco russo all’Ucraina, è facile immaginare che gli stanziamenti siano almeno pari a 135 miliardi di dollari. Una cifra che non comprende i 70 miliardi di dollari in aiuti militari versati a Kiev. Qui stiamo parlando solo dell’aerea europea della Nato, cioè 30 Paesi, di cui 23 membri della Ue. Qual è allora l’apporto degli Usa?
Partiamo, come fanno Donald Trump ed Elon Musk, dai soldi. Ogni anno il governo di Washington copre il 22% del budget per la gestione dei comandi Nato e per il finanziamento delle operazioni comuni. Nel 2024 la quota americana è stata pari a un miliardo di dollari sul totale di 4,6 miliardi di dollari. Una somma che potrebbe essere coperta dagli altri 31 membri dell’Alleanza Atlantica. Ma per fare cosa? Gli Stati Uniti forniscono il nerbo militare della Nato.
Negli anni della Guerra Fredda, nel Vecchio Continente erano schierati oltre 400 mila soldati. Oggi sono circa 100 mila. Trump sta tornando su un suo vecchio progetto: ritirare i 30-35 mila di stanza in Germania, spostandoli, però, in Ungheria, il Paese guidato dal filo putiniano Viktor Orbàn. In teoria gli Stati più esposti potrebbero colmare i vuoti lasciati dagli Usa, ma non subito.
Quanto costa la Nato agli Stati Uniti, e cosa ne resterà in caso di un loro disimpegno
La Polonia dovrebbe mettere in campo circa 14 mila divise in più; l’Italia 13 mila; il Regno Unito 10 mila; la Spagna 4 mila. Sulla carta sembrano obiettivi alla portata, considerando che l’esercito polacco conta 114 mila effettivi; quello italiano 165 mila; quello britannico 144 mila; quello tedesco 183 mila. Si tratterebbe di aumentare gli organici di circa il 10%, con una punta del 20% per la Germania.
Ma non è solo un problema di quantità. I 100 mila soldati americani sono super addestrati, possono contare sulle informazioni di intelligence più sofisticate e, soprattutto, sono pronti al combattimento. Non solo. I documenti della Nato spiegano che in caso di attacco, gli Usa sarebbero pronti a inviare in Europa rinforzi massici: altri 200 mila uomini e donne, con veicoli blindati, copertura aerea, artiglieria eccetera. Totale: 300 mila soldati, quanto basterebbe, sostengono i generali, per difendere i confini dell’Alleanza Atlantica. L’Europa sarebbe in grado di mobilitare una forza equivalente? Non oggi.
Secondo una ricerca pubblicata dall’Istituto Bruegel di Bruxelles e dal Kiel Institute for the world economy, la capacità di combattimento che gli americani possono schierare in Europa nel giro di pochi giorni è più grande di quelle dei 29 eserciti europei messi insieme. Il disimpegno degli americani, quindi, porterebbe allo scoperto l’attuale ritardo degli europei sul piano strettamente militare. Si può recuperare? Al momento la domanda non è all’ordine del giorno. Almeno ufficialmente. La Commissione europea e gli Stati membri stanno lavorando a un piano di difesa comune complementare a quelli della Nato. Con il presupposto, cioè, che Trump possa ridimensionare la presenza Usa, senza, però, abbandonare del tutto il Vecchio Continente.
Se, invece, gli Stati Uniti se ne dovessero andare davvero, nessuno sa dire quanti anni ci vorrebbero prima che i Paesi Ue possano dotarsi di una forza militare qualitativamente pari. Infine, il nucleare. Gli Usa avrebbero circa un centinaio di testate atomiche distribuite in Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Turchia. Basterà l’ombrello francese e forse anche quello britannico ad assicurare a tutti i partner Nato la stessa protezione? E chi avrà l’ultima parola per decidere se e come rispondere a un attacco nucleare, magari circoscritto, dei russi? La partenza degli americani ci lascerebbe da soli con domande cui, al momento, è difficile, oltre che inquietante, rispondere.