Anteprima, 3 gennaio 2025
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Biografia di Rosita Missoni
Rosita Missoni (1931-2025). Stilista. Vedova di Ottavio Missoni. «Nata Jelmini e sposata Missoni, originaria di Golasecca, in provincia di Varese, nel 1931, insieme al marito, ha fondato un impero giocando con i fili dei tessuti, dipanandoli, intrecciandoli e tingendoli di mille colori, zigzagando tra vita privata e pubblica, tra amore e affari, trasformandoli oltre l’immaginabile col suo sorriso cordiale e la sua proverbiale accoglienza. [...] Determinata ed energica, piena di inventiva e iniziativa e con un grande cuore, non è mai stata ferma e sapeva stupirsi ogni giorno della vita, quando accoglieva tutto il clan della sua numerosa famiglia attorno a un pranzo nella casa a Sumirago, immersa in un giardino bosco, quando dalle finestre della sua stanza ammirava per l’ennesima volta, fin da quando era ragazza, il monte Rosa scoprendone sempre nuovi dettagli e sfumature, come nella sua amata e ineguagliabile maglieria, o quando girava per mercatini o ideava oggetti e stoffe per la sua Missoni Home, il progetto che si era regalata quando aveva capito che una vita da nonna e pensionata non faceva per la sua voglia di vivere. La sua esistenza lavorativa era in qualche modo segnata: esile, studiosa e con una forte inventiva, oltre che caparbietà, era nata da Angelo Jelimi e Diamante Torrani, entrambi impegnati nella fabbrica di scialli e tessuti ricamati fondata dai nonni materni. La vita in provincia era semplice, ma non provinciale, tanto che Rosita, che iniziò presto a dare il suo apporto creativo all’azienda di famiglia, fu mandata a perfezionare l’inglese a Londra. Lì avvenne anche l’incontro che cambiò tutto. Ottavio Missoni era un pilastro della Nazionale Italiana di Atletica alle Olimpiadi e allo stadio di Wembley aveva appena vinto la batteria dei 400 metri ostacoli. I loro sguardi e cuori si incontrarono. Lei, quasi diciassettenne, racconterà poi che pensava lui fosse più giovane e che quando conobbe l’età del futuro marito pensò che fosse “un Matusalemme”. Ma l’amore fece il suo corso e il 18 aprile del 1953 i due si sposarono, con quei sorrisi che li accompagneranno nella loro vita privata così come a ogni uscita alla fine di ogni sfilata [...] Trasferiti a Gallarate, nel seminterrato della loro abitazione allestirono un piccolo laboratorio di maglieria, sfruttando le ispirazioni di Rosita e la conoscenza di Ottavio, che negli anni precedenti si era dedicato a creare tute sportive in maglia, adottate dalla stessa nazionale. E quel tratto sportivo e chic fu trasmesso ai filati, creando abbinamenti insoliti e all’insegna del colore. Mentre la famiglia si allargava coi tre figli, Vittorio (scomparso nel 2013), Luca e Angela, Rosita ebbe un’intuizione che rafforzò la visione artistica di Ottavio. Decise di usare le macchine per la lavorazione degli scialli per creare una maglia a metri, da tagliare come tessuto per capi con trame inedite, geometriche, fantasiose, intarsiate e patchwork di sfumature ineguagliabili. Fu un successo: i Missoni conquistarono le vetrine di una storica boutique milanese, Biki, e, poi, della Rinascente e tutta Milano con la prima sfilata al teatro Gerolamo, nel 1966. L’anno seguente scandalizzarono Pitti e il palcoscenico fiorentino, perché proposero in passerella impalpabili bluse di lamè, che fecero indossare alle modelle senza quell’intimo che avrebbe svilito gli outfit, ma che fece gridare all’indecenza i benpensanti. Poco male: nel 1968 anche Parigi li osannò e, poi, Diana Vreeland, l’allora potentissima direttrice di Vogue Usa, si innamorò del loro stile e dei loro maglioni. La conquista oltreoceano era cosa fatta e l’internazionalizzazione fu siglata nel 1972 dalla consacrazione sulle pagine del New York Times, che incoronò quella di Missoni come la più bella maglieria del mondo» [Franco, Mess]. Si è spenta ieri, a 93 anni.