9 gennaio 2025
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Biografia di Jared Kushner (Jared Corey K.)
Jared Kushner (Jared Corey K.), nato a Livingston (New Jersey, Stati Uniti) il 10 gennaio 1981 (44 anni). Imprenditore. Finanziere. Capitalista. Rampollo di una ricchissima famiglia di costruttori edili di origini ebraiche • Noto per aver sposato (il 25 ottobre 2009, con rito israelita) Ivanka Trump, figlia primogenita di Donald Trump • «Il first-genero» • «Super-K» • «Il golden boy» • «Il principe pallido» • «Il vero erede della dinastia Trump» • «Genero o generone: a Roma nacque questa espressione, secondo etimologie fantasiose, per indicare lo sposo di una figlia gentilizia, che normalmente esprime i new money tramite anche pinguedine (un grosso genero). Qui però non siamo a Roma e il generone è smilzo, ben rasato, in completi slim, come impone il nuovo capitalismo organic. È “un ebreo di buone maniere, proveniente dall’establishment democratico”, secondo l’autorevole Vanity Fair americano. “Un succedaneo di wasp”, avrebbe detto Mordecai Richler. Jared Kushner, guance morbide, fisico da modello J. Crew, gestisce gli immobili di famiglia – venticinquemila – dal suo proprio torrione al 666, civico forse diabolico, di Fifth Avenue (ci si sposa tra proprietari di torri, comunque)» (Michele Masneri, Foglio 28/11/2016) • Esponente di spicco dell’alta società newyorchese. Potentissimo e influentissimo. Uno che frequenta Michael Bloomberg, che va in barca con Rupert Murdoch. Il premier israeliano Netanyahu ha raccontato di conoscerlo da quand’era bambino. Pare che tra lui e il principe saudita Bin Salman ci sia un fitto, quasi quotidiano, scambio di messaggi su WhatsApp • Uomo di fiducia del suocero, ne curò la macchina della propaganda sui social nel 2016, una volta vinte le elezioni fu ricompensato con il titolo di «consigliere anziano» del presidente. Si insediò nell’ufficio più vicino allo Studio Ovale, nonostante la giovane età e la totale inesperienza in affari di Stato si occupò di questioni come: la pace in Medio Oriente, il muro al confine con il Messico, la riforma della giustizia penale, i rapporti con la Cina, l’efficientamento della pubblica amministrazione. «Bisogna massaggiare Rupert Murdoch per ricomporre la relazione con Fox News? Chiedere a Kushner. C’è da chiedere consiglio a Kissinger per comporre il discorso sulla politica estera? Se ne occupa Kushner. Chi guida la delegazione al Congresso per negoziare con lo speaker Paul Ryan un’agenda comune? Kushner. Chi stana con il suo charme gli sparuti finanziatori di Hollywood che vogliono sostenere il candidato repubblicano? Sempre Kushner. A chi spetta l’ultima parola sul licenziamento del consigliere più importante della campagna elettorale? Già, Kushner» (Il Foglio, 29/8/2016) • Criticatissimo sia dai democratici, che lo ritenevano un raccomandato, sia da buona parte dei repubblicani tradizionali, che non gli perdonavano di aver sempre votato a sinistra, e lo accusavano di troppa moderazione. Risultava insopportabile pure a mezzo gabinetto, che lo giudicava un bamboccio viziato buono solo a farsi i selfie con Invanka, tanto poi ci pensava il suocero a decidere cosa fare • Ha detto: «Una delle cose che bisogna ricordare quando si lavora per il presidente Trump è che non sei tu a fare le onde. È lui che le fa. A te non resta che surfare».
Titoli di testa «Jared è un immobiliarista di grande successo, ma penso che ami più la politica del settore immobiliare…» (Donald Trump, nel 2016).
Vita Famiglia ashkenazita • I nonni paterni, Joseph Berkowitz (1922-1985) e Reichel Kushner (1923-2004), erano originari di Nowogródek, in Polonia. Città uscita martoriata dalla seconda guerra mondiale: occupata dai sovietici nel 1939, conquistata dai tedeschi nel 1941, ripresa dai sovietici nell’estate del 1944. «Durante l’occupazione nazista la comunità ebraica passò da 30 mila a circa 300 persone […] La famiglia di Rae subì una doppia persecuzione. Nel 1939, quando la ragazza aveva solo 16 anni, le truppe sovietiche entrarono in città e confiscarono la casa e la società […]. Nel 1941 arrivarono i nazisti: gli ebrei furono sistematicamente massacrati; i sopravvissuti vennero rinchiusi in un ghetto. Tra le vittime ci furono anche la madre e una sorella di Rae» • Joseph e Rae si sposano a Budapest nel 1945. Solo nel 1949 riescono a raggiungere New York e a ricominciare. Joseph, prima di fondare una piccola impresa edile, si arrangia facendo il carpentiere. Nel Nuovo mondo, diventa padre di quattro figli. Decide di rinunciare al proprio cognome, Berkowitz, e di prendere quello della moglie, Kushner. Inizia così una saga americana, «tra Il Padrino e Philip Roth (i Kushner sono di Elizabeth, New Jersey, cittadina da cui proviene la giovane sposa di Pastorale americana, romanzo sugli ebrei che si fingono wasp)» (Masneri, cit.) • Jared, con i fratelli Josh, Dara e Nicole, è membro della terza generazione di questa famiglia. «I giovani Kushner sono infatti figli di Charlie Kushner, mega palazzinaro e amico dei Clinton, di Al Gore e di tutto l’establishment democratico (soprannominato appunto “il padrino ebreo del New Jersey”) […] Lui, studente medio carismatico, fa fortuna coi palazzi, mentre il fratello Murray vive all’ombra, non fa abbastanza soldi, addirittura sposa una gentile causando riprovazione fraterna e spaccatura nella famiglia (è un po’ Fredo Corleone). Charlie diventa un magnate, dona il suo nome a università e sinagoghe, sponsorizza tutto lo sponsorizzabile tra cui, anche in maniera sgangherata, le università che i figli frequenteranno (dona 2,5 milioni ad Harvard, 3 milioni a Nyu, a cui pure affitta un palazzo sottoprezzo). È amico di tutti quelli che contano a New York. Mantiene gli amanti del governatore del New Jersey (che poi si dimette, contagiato dallo scandalo). Nel frattempo i rapporti tra i due fratelli si raffreddano; c’è una lite a una festa da ballo per un Bar mitzvah che è pura Versione di Barney, e finisce con Murray che fa causa al fratello. Qui arriva il bello: la causa insospettisce l’allora procuratore del New Jersey che apre un’inchiesta, che finirà col vecchio Charlie in galera, patteggiando 18 capi di imputazione tra cui evasione fiscale, corruzione di testimone, finanziamento illecito ai partiti. Sliding door: il procuratore in questione non è altri che Chris Christie, inner circle trumpiano oggi in declino, e la leggenda nera dice che dietro il declino ci sia proprio il giovane Jared…» (Masneri, cit.) • Già a 13 anni, Jared accompagnava il padre in cantiere. Ha studiato in un’esclusiva scuola ebraica di Paramus, è stato ammesso a Harvard e alla New York University grazie alle casse di famiglia, ed è devotissimo al padre • Quando Charles finisce in prigione, affida la società di famiglia a un amico e scongiura il figlio di continuare gli studi. Lui ignora i suoi consigli, lo va a trovare ogni giorno in galera, si occupa dell’azienda, riesce comunque a laurearsi e, nel 2008, riesce a farsi nominare amministratore delegato. «Si dice che la molla che lo fa andare avanti, il suo demone, sia proprio riabilitare questo padre […]. Invece Josh è il fratellino piccolo, timidissimo, “credo di essere l’unico venture capitalist introverso al mondo”, ha detto ad Arianna Huffington a una conferenza (e lei ha raccontato di averlo incontrato ventenne a un party e lui diceva “presto, dobbiamo andare via che domani è shabbat”, i Kushner sono molto religiosi)» (Masneri, cit.) • «La scalata del giovane rampollo è iniziata quando lui aveva appena 23 anni. Gli eventi […] gli hanno imposto di prendere il timone dell’azienda di famiglia, la Kushner Company. Era il 2004 quando, appena uscito da Harvard, ha impresso la prima svolta strategica, ossia quella di spostare il centro degli affari dal New Jersey a Manhattan. Costruendo in poco più di dieci anni, un portafoglio articolato che, oltre all’attività storica, conta l’impegno nell’editoria con il New York Observer, attraverso la Observer Media Group, e le più recenti iniziative Cadre Inc, una sorta di Amazon del real estate, e WiredScore, azienda tecnologica sempre connessa al mattone, di cui recentemente ha venduto una quota di maggioranza. Uno spartiacque nell’avanzata di Kushner è stato certamente l’acquisto nel 2006 del New York Observer. In quegli anni il gruppo editoriale era in grande difficoltà e Jared lo rilevò mettendo sul piatto 10 milioni di dollari, a fronte di un bilancio in rosso di 2 milioni di dollari. L’operazione si rivelò però decisiva poiché aprì le porte del mondo politico e dell’alta finanza al giovane imprenditore: diventato, nella sua nuova veste di editore, una controparte di peso tra Wall Street e dintorni. Tanto più perché il debutto nei media era stato avallato da un mentore del calibro di Rubert Murdoch, la cui ex moglie, Wendy, grande amica di Ivanka, ha fatto pure da cupido tra Jared e la figlia di Trump» (L.Galvagni e M. Mangano, Sole 14/1/2018) • Le nozze Kushner Trump non sono semplicissime. La mamma di lui non è entusiasta della relazione, concede la sua benedizione solo dopo che lei accetta di convertirsi all’ebraismo e di allevare i figli secondo i dettami della Torah. L’unione, a questo punto, si può fare. «Che Ivanka sia la figlia prediletta di Trump è un fatto piuttosto rilevante nella progressiva metamorfosi di Kushner […] in eminenza grigia nell’universo di Trump. Donald considera la figlia una voce preziosa quando deve prendere decisioni, e più di una volta s’è lasciato scappare che con quel viso e quel corpo la porterebbe volentieri fuori a cena, se soltanto non fosse sua figlia […] Grazie all’intraprendente Ivanka ha preso ad apprezzare il genero, un 35enne silenzioso che indossa abiti di taglio europeo e guida il conglomerato mediatico che controlla il New York Observer, il settimanale più letto dalla comunità del real estate newyorchese […] Kushner è contemporaneamente l’opposto e l’identico di Trump. Al contrario del suocero, parla in pubblico soltanto quando è strettamente necessario, evita i giornalisti, non crede al detto, caro a Trump, secondo cui non c’è una vera distinzione fra buona e cattiva pubblicità. Con il fisico segaligno, la cravatta stretta e lo sguardo à la Joseph Gordon-Levitt, non si perde un appuntamento mondano accanto alla moglie, che con il suo sorriso smagliante trasmette quel tocco solare che manca al rabbioso Donald e alla felina Melania. […] Se Trump è un conglomerato di eccessi e iperboli, un devoto dell’improvvisazione, Jared è l’essenza della moderazione e del calcolo, un uomo di mondo che quando decide di comunicare affida il messaggio alla parola scritta. Anche i suoi collaboratori e amici più stretti giurano che non è semplice afferrare ciò che pensa davvero. Ciò che lo accomuna a Trump è la passione per il potere e il denaro, ambizioni smisurate che entrambi hanno ereditato dai padri» (Il Foglio, cit.) • Insomma, quando, nel 2015, Trump decide di lanciare la sua prima campagna elettorale, Jared non può che essere della partita. Diventa uno dei suoi più stretti collaboratori. Organizza incontri. Gestisce contatti. Scrive discorsi. Rastrella finanziamenti. Pur non avendo nessuna esperienza politica. Filtra meticolosamente tutte le richieste che arrivano al suocero. I suoi rivali interni, quando vogliono far passare un’idea che a lui non piacerebbe, ne parlano con Trump il venerdì sera, quando lui è a casa per shabbat • «È Jared che ha trascinato il suocero nel “cyber”; “ha gestito la campagna elettorale come una startup da Silicon Valley” […]. La leggenda (è già leggenda) vuole che di ritorno da un comizio a Springfield, Illinois, sul Trump Force One, Kushner ebbe l’incarico informale di social-media esperto del suocero aspirante presidente. Kushner nonostante le origini nel nord-est e nel laterizio ha infatti un côté siliconvalligiano, ha lanciato qualche anno fa Cadre, una startup di annunci immobiliari di altissimo livello che si propone come “una piattaforma di investimento per connettere individui qualificati verso opportunità importanti di real estate”, insomma un Porta Portese di superlusso in cui hanno investito Jack Ma, patron del colosso cinese Alibaba, e soprattutto lui, Peter Thiel, il mammasantissima della Silicon Valley, fondatore di Paypal e endorsatore unico tra i nerd riflessivi del presidente-eletto. “Ho chiamato un po’ di amici in Silicon Valley” ha detto Josh a con understatement, “alcuni dei migliori protagonisti digitali del mondo, e ho chiesto loro una mano”. In particolare è dopo la nomination presidenziale che il first genero ha messo su la vera war-room, in Texas, a San Antonio. Il nome in codice è “Project Alamo” ed è un progetto di “voter suppression” cioè azzeramento della volontà di andare a votare (Hillary) concentrato sulla disillusione di millennial, donne, afroamericani. In Texas una squadra di 100 persone si è concentrata su fundraising, messaggi, pubblicità mirata, il tutto “con un occhio di riguardo al risparmio”, “massimizzando l’investimento per ogni elettore” (spendendo poi la metà di Hillary). Utilizzando una strategia obamiana, il colmo, cioè studiando i target e i big data, utilizzando il meglio della tecnologia californiana per stanare gli elettori casa per casa come aveva fatto Obama nel 2008 e come Hillary non ha fatto (negli ultimi otto anni poi le tecnologie sono ulteriormente migliorate); […] Anche il sistema di fundraising passerà forse alla storia, perché mai tanti poveri hanno pagato la campagna di un presidente miliardario: micro-annunci pubblicitari individuali organizzati in base al machine-learning, oltre 250 milioni di dollari succhiati a tanti Cipputi consenzienti» (Masneri, cit.) • «L’universo di Trump, secondo il repubblicano Mike Murphy, è “la tana di un serpente dove la gente di solito muore, ma anche quando muore può essere resuscitata se si apre un vuoto di potere”. La flessibilità da negoziatore avulso dall’ideologia che il presidente adopera nella composizione della sua squadra allargata è bilanciata dall’assoluta rigidità quando si tratta della gestione del cerchio magico, manipolo famigliare dove la fedeltà è l’unico elemento che conta […] Per questo il genero Jared Kushner è diventato il perno del sistema […]. Il marito di Ivanka consiglia e ordina su tutti i fronti, una sua parola può uccidere e resuscitare, come sa bene Christie, usato quando serviva e poi gettato nel fango come vendetta per quella volta in cui aveva indagato e fatto finire in galera il padre […] Anche nel clan di origine del giovane genero del presidente eletto vige la regola che gli sgarbi non si dimenticano, e alla prima occasione si pagano caro» (Mattia Ferraresi, Foglio 21/11/2016).
Politica Jared prese subito molto sul serio l’incarico di consigliere del presidente. Disse di voler prendersi «quattro anni di pausa dal fatturare». Lui e Ivanka presero in affitto una residenza da 5,6 milioni di dollari a Kalorama, quartiere di Washington, D.C., lo stesso in cui hanno casa gli Obama, gli ambasciatori e il proprietario di Amazon Jeff Bezos • Sua routine mattutina all’epoca. Sveglia alle 5.30. Meditazione trascendentale. Caffè. Giornali. Per le 7.15 era in un suv nero del Servizio segreto diretto verso la Casa Bianca • I primi mesi di lavoro, segnati da errori e ingenuità • Scontri fortissimi con altri membri del gabinetto, soprattutto Rex Tillerson e Steve Bannon, che non lo sopportavano e gli facevano la guerra • Eppure, c’è la sua mano dietro a molti atti della prima amministrazione Trump: la riforma della giustizia penale; il nuovo patto commerciale con Canada e Messico • Soprattutto: i patti di Abramo, storica ricomposizione tra Israele e quattro potenze sunnite (Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan). «Ero esausto, ma felicissimo. Avevamo raggiunto l’impensabile: avevamo fatto la pace in Medio Oriente».
Affari Il 6 gennaio 2021, mentre il Congresso veniva preso d’assalto dalla folla di trumpiani, Kushner si prendeva 2 miliardi di dollari di investimenti sauditi per la sua nuova società di private equity a Miami, dove la coppia ha comprato una magione da 32 milioni • Oggi si occupa di questa società, che lo sta facendo diventare ogni giorno più ricco • 35 dipendenti • Miliardi di dollari investiti in aziende che vanno dal Brasile alla Germania, dalla Serbia all’Arabia saudita, da Israele agli Emirati, dall’America all’Inghilterra. Progetti in intelligenza artificiale, centri elaborazione dati, etc.
Figli Tre, una femmina e due maschi. Arabella Rose (n. 2011), Joseph Frederick (n. 2013) e Theodore James (n. 2016).
Curiosità Alto 1,91 • Nome in codice per i servizi segreti: Mechanic • Mangia burro d’arachidi • Segue il baseball • Tiene per i New York Mets • Tra il 2019 e il 2022 è stato in cura per un cancro alla tiroide • Un cane, Winter, esemplare di Pomsky bianco, incrocio tra un Pomerania e un Husky Siberiano. Fu la figlia a volerlo a tutti i costi. Lui la accontentò, prima però le fece firmare un contratto in cui la bambina si impegnava a portarlo a fare la passeggiata quotidiana • Fino al 2018 non si è mai registrato al partito repubblicano • Il suo libro Breaking History: A White House Memoir (2022) è diventato un bestseller grazie all’acquisto massiccio di copie da parte dei comitati per la raccolta fondi di Trump, che poi li offrivano con autografo a 75 dollari l’uno: un meccanismo per finanziare la campagna del suocero • L’America ha una lunga tradizione di presidenti che portano al governo i loro parenti (John F. Kennedy con il fratello, Bill Clinton con la moglie, etc.) • Porta un filo rosso legato al polso, un regalo della sorella. Ricordo cabalistico della nonna, che usava cucire un filo rosso nei vestiti per tenere lontano il male • La signora Rae Kushner, ormai anziana, dava testimonianza ai giovani: «I sopravvissuti dell’Olocausto hanno il dovere di mettere in guardia il mondo. Fate attenzione: chi arriva al vertice del governo?». E ancora: «C’è sempre la possibilità reale che al vertice arrivi un altro pazzo, qualcuno come Hitler, un razzista. Può capitare se voi non sarete vigili» • Dopo gli accordi di Abramo, a Gerusalemme dedicarono un giardino alla famiglia Kushner.
Titoli di coda «Tutto in Trump è rappresentazione, quasi nulla è realtà. L’abbiamo già visto all’opera per quattro anni: non ha fatto nessuna rivoluzione. Michael Wolff, che ha scritto un libro informatissimo sulla Casa Bianca di Trump, ha raccontato di quando il genero di Donald, Jared Kushner, annunciò che avrebbe portato la pace in Medio Oriente: scoppiarono tutti a ridere, Bannon andò avanti per giorni a entrare nelle varie stanze e a ripetere “porterà la pace in Medio Oriente”, e giù risate. Lo so, la politica in realtà è una cosa molto seria, e il Medio Oriente pure. Ma per Trump l’importante è solo questo: che lo show continui, e che le quotazioni del brand siano alle stelle» (Aldo Cazzullo, Cds 24/7/2024).