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 2025  gennaio 10 Venerdì calendario

Biografia di Matteo Renzi

Matteo Renzi, nato a Firenze l’11 gennaio 1975 (50 anni). Politico • «Arrivo a questo compleanno pieno di gratitudine e di gioia» [dal sito matteorenzi.it] • «Sabato Matteo Renzi festeggerà 50 anni al Teatro Tenda di Firenze, dove ha invitato decine di amici a mangiare la pappa al pomodoro e altre prelibatezze della cucina toscana» [Labate, Cds] • «Non ho festeggiato i 40, perché caddero nel giorno del vertice all’Eliseo, dopo la strage di Charlie Hebdo» [Bozza, 2024, Cds]. Presidente della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014, presidente del Consiglio dal 2014 al 2016 («Quando ci stavo io era tutto un casino, carte ovunque […] c’era una specie di carta da parati giallognola, mezza opaca, mi metteva ansia ma non l’avevo mai cambiata. L’aveva messa Berlusconi» [Labate, 2020, 7)] • Per due volte ha vinto le primarie del Partito Democratico, diventandone segretario (2013-2017; 2017-2018) • «Alle ultime elezioni Europee candidandomi in 4 circoscrizioni su 5 ho ottenuto, solo come voto di preferenza, oltre 200 mila voti personali: un risultato straordinario per una forza politica che ha preso poco meno del 4 per cento» [matteorenzi.it] • Senatore (nel 2021 era quinto per numero di assenze), dal 27 marzo 2018 per il Partito Democratico, dal 18 settembre 2019 per Italia Viva, di cui è presidente • Conferenziere (retribuito). Ad oggi, ha parlato in circa 80 conferenze in tutto il mondo • Consigliere del Tony Blair Institute, di due progetti (che definisce «neo rinascimentali») in Arabia Saudita. È amico del principe saudita Bin Salman (lo ha anche intervistato), dal quale ha ricevuto 1,1 milioni di euro per consulenze • Dopo l’invasione dell’Ucraina, si è dimesso dal consiglio di amministrazione di Delimobil, una società di car sharing russa di proprietà di un imprenditore italiano.
Titoli di testa «Sono pieno di difetti, dalla A di arroganza alla Z di zuzzurellone. Ma la A di ambizione mi sta bene» [Gramellini, 2015, Sta].
Vita Cresce a Rignano sull’Arno, «9 mila abitanti, 23 chilometri da piazza della Signoria. Il padre Tiziano – piccolo imprenditore che diventerà consigliere comunale per la Dc – e la madre Laura Bovoli vivono in un palazzone di via Vittorio Veneto, con la primogenita Benedetta di tre anni (nel 1983 arriverà Samuele e nel 1984 Matilde, l’unica impegnata nei comitati elettorali del fratello). Dopo un mese di prima elementare, la maestra, signora Persello, lo promuove: il bambino è sveglio, può passare in seconda. Serve messa a don Giovanni Sassolini, parroco di Santa Maria Immacolata. Gioca stopper nella Rignanese, ma riesce meglio come arbitro e come radiocronista» [Cazzullo] • «Potrei dirle che avevo un innato senso della giustizia… In realtà non ero abbastanza bravo per giocare. A 17 anni arbitravo in seconda categoria. Certi derby in provincia di Pisa…». I conterranei di Letta la menavano? «Mai. Solo insulti alla triade classica: mamma, nonna, fidanzata» [Gramellini, cit. ] • «A dieci anni guardavo i programmi elettorali in tv e al telefono riferivo a mio padre, sinistra Dc, cosa aveva detto De Mita» [ibid. ] • «Si fa eleggere rappresentante di classe. Entra negli scout. Guida un gruppo in una gita in Garfagnana: si perdono in un bosco, passano la notte all’addiaccio. I compagni lo chiamano “Mat-teoria”, perché parla parla ma poi a lavorare sono sempre gli altri. Al liceo lo chiamavano “il Bomba”, perché le sparava grosse. Così almeno raccontò un suo ex compagno in una perfida telefonata a un’emittente fiorentina, Lady Radio. Avevano sorriso anche i professori, leggendo il suo articolo su Il divino, mensile del liceo-ginnasio Dante di Firenze: “Forlani ha commesso molti errori, anche nella formazione delle liste, e dovrà passare la mano, com’è giusto che sia per un segretario che perde il 5 per cento. La Dc deve veramente cambiare, in modo netto e deciso, mandando a casa i Forlani, i Gava, i Prandini e chi si oppone al rinnovamento…”. Era il 1992. Matteo Renzi aveva 17 anni. […] A vent’anni, fonda a Rignano un circolo in sostegno di Prodi. Nel 1999 si laurea con una tesi su La Pira sindaco di Firenze e, a 24 anni, sposa Agnese Landini, conosciuta agli esercizi spirituali nell’Agesci [Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, ndr ]. Organizza la rete di strilloni per conto dell’azienda del padre [la Chil srl, ndr ], per distribuire La Nazione in strada. Con i soldi che ha guadagnato parte assieme agli amici scout per il Cammino di Santiago: una settimana di pellegrinaggio a piedi. Al ritorno i capi gli propongono di candidarsi alla guida del Partito popolare di Firenze, che ha appena toccato il minimo storico: 2 per cento. Renzi accetta, e vince il congresso. Segretario nazionale è Franco Marini» [Cazzullo] • «“Basta con lo strapotere rosso”, fu l’esordio di Matteo Renzi in politica come segretario della Margherita fiorentina. Era il 2001. […] “La Margherita non è la solita pizza”, fu una delle prime invenzioni per farsi spazio nel cuore della “Toscana rossa”. Fin dall’inizio apparve chiara a tutti l’abilità tattica del giovane valdarnese, fino a quel momento conosciuto solo come portaborse del deputato Lapo Pistelli. E, quando nel 2004 tra Ds e Margherita si aprirono le trattative per la presidenza della Provincia, Renzi segretario si trasformò in Renzi presidente. Per 5 anni studia e prepara il grande salto verso Palazzo Vecchio, mentre in Italia nasce il Pd. […] Il 15 febbraio 2009 vince le primarie con il 40 per cento, sbaragliando a sorpresa anche il favorito Pistelli. Per il Pd a maggioranza ex-Ds è un colpo basso. Ma la strada è ormai sgombra. Il 22 giugno dello stesso anno vince al ballottaggio il confronto elettorale con l’ex portiere della fiorentina Giovanni Galli, candidato dal centrodestra, e diventa sindaco di Firenze. La sua prima mossa è pedonalizzare piazza Duomo, cancellando anche il passaggio della tramvia come chiedeva Forza Italia. Un anno dopo, solo un anno dopo, punta la ribalta nazionale. Consapevole dell’effetto-shock, decide di riutilizzare la formula della “rottamazione senza incentivi” che già aveva usato anni prima. E il 29 agosto esce la sua intervista su Repubblica con la quale attacca l’intera classe dirigente del centrosinistra: “Tocca a noi, tocca alla nostra generazione” è il messaggio. Nel novembre successivo lancia la “Stazione Leopolda” con Pippo Civati. Una formula nuova che s’impone come il meeting dei rottamatori, con l’obiettivo di dare la sveglia ai vertici Pd. Un anno dopo, la Leopolda si presenta con il titolo Big Bang e i dinosauri raffigurati sulle pareti, a testimoniare la voglia del “tutti a casa” nei confronti del gruppo di vertice del partito. Matteo Renzi si decide a dare la scalata al Pd, nella convinzione che il partito sia ormai contendibile. E nel lancio si assembla il gruppo che sfocerà poi nel “Giglio magico”. La popolarità di Renzi cresce di colpo, e un anno dopo, il 13 settembre 2012 a Verona, Renzi inaugura il suo viaggio in camper per tutta l’Italia con lo slogan “Adesso”. I sondaggi danno il Pd in ripresa. Bersani è ormai la controparte, e lo scontro è inevitabile. Si tengono le primarie per la leadership, ma Renzi ne esce sconfitto: il 2 dicembre finisce con Bersani al 60 per cento e Renzi al 40 per cento. Renzi ammette la sconfitta. Le elezioni del 2013 si concludono con la “non vittoria” del Pd di Bersani. E le primarie successive sono per Renzi una marcia trionfale: l’8 dicembre 2013 diventa segretario del Pd» [Vanni] • «Il nastro della corsa di Renzi va riavvolto al 22 aprile 2013, quando, dopo la rielezione di Napolitano, Renzi capisce che il capo dello Stato cerca un premier che abbia anche le caratteristiche per mettere al riparo il governo dai tuoni dell’antipolitica grillina. Renzi si fa avanti, trova consensi all’interno del partito, capisce che di fronte alla possibilità di andare a Palazzo Chigi il Pd gli avrebbe detto di sì, e prova a giocare la sua partita. Una partita che Renzi perde, ma che sarà decisiva per convincere il sindaco che per conquistare il Paese bisogna prima conquistare il Pd. Passano i mesi, arriva il governo Letta, arrivano le prime difficoltà e i primi pasticci, e durante l’estate comincia la marcia del rottamatore: il sindaco decide – lo annuncerà più avanti – di candidarsi alla segreteria e inizia a costruire attorno a sé una rete di contatti extra-politici che nel corso dei mesi darà i suoi frutti. […] E così, 13 luglio, Renzi, guidato dall’amico Marco Carrai, dà il “la” al suo tour da presidente del Consiglio ombra: arriva l’incontro con Merkel, arrivano i contatti con i poteri che contano. […] I mesi passano, Renzi si candida, si prepara a vincere le primarie, si convince che per togliere di mezzo il governo sarebbe stato necessario votare con il Porcellum, ma poi si arriva al 5 dicembre del 2013 e cambia tutto: la Consulta dichiara il Porcellum incostituzionale, e per la prima volta Renzi confessa a un suo collaboratore a Palazzo Vecchio che il piano B è quello: se non si riesce a fare la legge elettorale, si rottama Enrico e si va a Palazzo Chigi» [Cerasa] • «Letta […] propone a Renzi, nel frattempo trionfalmente eletto, un curioso patto: io governo e aggancio la ripresa, tu mi reggi il bidone del partito, grazie. “Sta’ sereno” è la risposta del fiorentino (Letta è pisano). […] Sappiamo come finì. […] La disinvoltura e la volontà di potenza contro una burbanzosa, pretenziosa e insipida squadretta di lobbisti: non c’era partita» [Ferrara] • «Quando dico quella frase durante la trasmissione di Daria Bignardi, 14 gennaio 2014, non c’era alcuna possibilità che sostituissi Letta a Palazzo Chigi. Il capo dello Stato non voleva, lo sapevo. Per cui, invitavo Enrico a fare le cose, a stare sereno, appunto; la frase, pronunciata a Le invasioni barbariche su La7, sarebbe diventata un tormentone ex post, quando ero già a Palazzo Chigi, a causa di Luca e Paolo che l’avevano trasformata in un cult durante il Festival di Sanremo». Cos’era cambiato nell’arco di così pochi giorni?
«Un sabato, credo proprio il sabato dopo la trasmissione, stavo a casa mia a Pontassieve a giocare alla Playstation con i miei figli. Squilla il telefono, è il Quirinale. Mi invitano a cena per il lunedì, due giorni dopo, al Colle, insieme a Letta. Contemporaneamente qualcosa si stava muovendo all’interno del partito, dove tra i bersaniani c’era chi chiedeva un cambio di passo. Il lunedì mi arriva un’altra chiamata dal Quirinale. L’invito a cena era confermato, la presenza di Letta non più. A cena siamo io e il presidente Napolitano» [Labate, cit. ] • Fu così che, a 39 anni e 11 giorni, Renzi giunse a Palazzo Chigi, diventando il più giovane presidente del Consiglio della storia d’Italia (primato prima detenuto da Benito Mussolini, asceso al potere a 39 anni e 94 giorni): con una rapidissima consegna del campanello da un gelido Letta a un Renzi trionfante, «il suo governo nacque, dopo una crisi di appena otto giorni, il 22 febbraio 2014. Renzi partì sgommando, con trenta giorni di fuoco. Depositò subito l’Italicum alla Camera. Promise un aumento di 80 euro a chi guadagnava meno di 1.500 euro al mese. Diede il via all’abolizione delle Province. Annunciò la riforma della Pubblica amministrazione. E varò il Jobs Act, la legge che avrebbe dovuto rivoluzionare il mercato del lavoro. L’iperattivismo del giovane premier piaceva agli italiani, che alle Europee del 25 maggio lo premiarono – dando uno schiaffo a Grillo che già cantava vittoria – con una percentuale mai raggiunta dalla sinistra: 40,8 per cento. E lui accelerò ancora di più. Spingendo il Parlamento ad approvare rapidamente il divorzio breve. Varando il decreto “Sblocca Italia” per velocizzare le opere pubbliche. E incaricando la fidatissima e instancabile Maria Elena Boschi di portare presto al voto la riforma costituzionale. La feroce battaglia che arroventò per settimane Palazzo Madama, fino al voto dell’8 agosto in un clima da resa dei conti, invece di frenarlo lo gasò ancora di più. Eppure fu forse in quel preciso momento che nacque l’antirenzismo» [Messina] • «Quando, il 31 gennaio 2015, Renzi ignorò il veto di Berlusconi su Sergio Mattarella, facendolo eleggere presidente, […] l’idillio con l’ex Cavaliere finì. […] fu proprio allora che Renzi commise l’errore di cui forse si è pentito: varare una riforma della “buona scuola” che non piaceva alla maggioranza dei professori. […] Si mise contro, consegnandoli all’antirenzismo permanente effettivo, gran parte di quei professori che negli anni del berlusconismo erano stati sul campo l’anima culturale dell’opposizione ai governi che scrivevano le leggi ad personam per il Cavaliere. Certo, a Palazzo Chigi le luci rimanevano accese fino a tardi. Bisognava affrontare gli sbarchi degli immigrati, gli avvertimenti dell’Unione europea sullo sforamento dei conti e anche l’emergenza terremoto, mentre Renzi cercava nuove misure per tirar su il morale agli italiani: il bonus bebè, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e di quella agricola, l’aumento delle quattordicesime per i pensionati. E forse sperava di recuperare i voti perduti a sinistra, quando è riuscito a mandare in porto la legge sulle unioni civili, che finalmente metteva fine a una discriminazione secolare. Ma anche in quel caso c’è stato qualcuno che ha giurato di fargliela pagare: “Renzi ha tradito la morale cattolica: ce ne ricorderemo al referendum sulle riforme”, aveva detto il portavoce del Family Day. Evidentemente non diceva così per dire, e così anche i cattolici più integralisti si sono aggiunti all’armata dell’antirenzismo» [ibid. ] • «La sua corsa si ferma il 4 dicembre 2016: il referendum sulla sua riforma costituzionale che punta a cancellare il Senato viene bocciato dal 60 per cento degli italiani. Renzi si dimette da premier. Ma non sparisce dai radar: dopo aver annunciato di volersi ritirare se l’esito del referendum fosse stato negativo, ci ripensa. Il 19 febbraio del 2017 rassegna le dimissioni anche da segretario del Pd. Dopo aver vinto con quasi il 67 per cento dei voti, il 30 aprile Renzi viene rieletto segretario con il 69,2 per cento» [Vanni] • «Rimpianti? «Uno solo, forse. Non essermi levato di torno, e per sempre, subito dopo la sconfitta al referendum. […] Partiamo per Roma, io e Agnese, la sera c’è il discorso delle dimissioni, dormiamo nell’appartamento a Palazzo Chigi. La mattina lei si sveglia alle 7 per tornare a Firenze, la macchinetta del caffè è rotta. Scendiamo al piano di sotto, prendiamo il caffè, lei deve lavarsi i denti, le prendo uno spazzolino pulito che ho in un cassetto. Quando esce dal bagno, nel mio ufficio era già arrivato Franceschini…» Iniziava il «dopo Renzi» dell’Italia. Ma il suo, di «dopo Renzi»? «Torno a casa mia convinto che avrei accettato il lavoro negli Usa. Prima che ventiseimila e-mail, la folla alla messa della domenica, gli inviti a rimanere della gente per strada – oltre alla garanzia che si sarebbe votato in primavera e non dopo un anno e mezzo – mi facessero cambiare idea». Com’è stato il ritorno a casa? «Erano passati tre anni e cambiate molte cose. I miei figli, per esempio, erano cresciuti di tre anni. Neanche la scrivania su cui lavoravo era più mia, nulla era come l’avevo lasciato prima di diventare presidente del Consiglio. Abituato agli spazi di Palazzo Chigi, mi ritrovavo senza neanche uno spazietto. Sicché gliel’ho detto anche, ai ragazzi: “Oh, ditemi voi dove, ma da qualche parte io devo pur stare”» [Labate, cit. ] • Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, il Partito Democratico toccò il punto più basso della sua storia, ottenendo il 18,76 per cento dei voti alla Camera e il 19,16 per cento al Senato. «Ha conquistato la sinistra italiana, in tre mesi l’ha portata al massimo storico, in tre anni al minimo: solo al Bomba poteva riuscire» [Cazzullo] • Riconosciuta la sconfitta, il 12 marzo 2018 Renzi rassegnò le dimissioni dalla segreteria del Pd, affidando la guida del partito al vicesegretario Maurizio Martina, senza però mancare di far sentire la sua voce. «È lì, a indisposizione di tutti e di nessuno, senatore, giovane-vecchio leader impopolare. Ed è morettianamente incerto: mi si nota di più se ci sono o se non ci sono?» [Ferrara] • «Matteo Renzi è diventato l’Amleto della politica italiana. È in preda a dilemmi che non riesce a sciogliere. Sono tre le opzioni che ha davanti. […] La terza opzione è fare un nuovo partito. È quella di cui si vocifera. […] È la scelta più difficile e anche la più complicata. Fino ad oggi Renzi ha sempre respinto questa ipotesi» [D’Alimonte] • A settembre 2019 lascia il Pd e, il giorno dopo, annuncia a Porta a porta la fondazione di un nuovo partito, Italia Viva: «La mia creatura sarà allegra e divertente». Romano Prodi in un’intervista a Repubblica: «Bellissimo nome. Un mio amico lo propose per uno yogurt forse per via dei fermenti vivi. Il problema è che lo yogurt ha una scadenza ravvicinata e questo per un partito può essere un problema» • Il 13 gennaio 2021 i parlamentari renziani ritirano il sostegno al secondo governo Conte, facendolo cadere. Mattarella affiderà l’incarico di formarne uno nuovo a Mario Draghi • In vista delle elezioni del 2022, si allea con Carlo Calenda di Azione, lasciandogli la guida della campagna elettorale. Ma, dopo varie difficoltà, l’alleanza si scioglie a novembre 2023. Su Twitter Calenda scrisse: «Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo “stai sereno” non ha funzionato. Fine» • A cinque anni dall’inizio delle indagini, il 19 dicembre è stato prosciolto (insieme ad altri dieci imputati) dalle accuse di finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta su Open, la fondazione accusata di essere illecitamente un’ «articolazione di partito». A didascalia di una foto con la famiglia postata su Instagram, ha scritto: «Al pm che mi ha accusato – Luca Turco, lo stesso che ha aggredito la mia famiglia – non ho niente da dire. Mi spiace solo che vada in pensione dopodomani senza pagare per le sue perquisizioni illegittime e per la sua indagine incostituzionale».
Altro Sposato da 26 anni con Agnese Landini. «Insegna italiano e latino. Precaria. Al Maggio Fiorentino le presentai Monti, allora premier. “Ha partecipato al concorsone?”, le chiese. “Sì”. “Allora converrà che il mio governo qualcosa di buono l’ha fatto”. E lei: “Direi proprio di no”. Aveva ragione mia moglie, stanno ancora aspettando i risultati del concorso» [Gramellini, 2015, cit.] • Hanno tre figli: il più grande è Francesco (nato nel 2001, centrocampista in serie D e C, si è laureato in economia con la tesi Le strategie Rai riguardanti il festival di Sanremo), seguito da Emanuele ed Ester, che ha compiuto 18 anni l’anno scorso • Cattolico praticante • Tifoso della Fiorentina • «Scervino sono i vestiti che fanno tanto “Matteo style”: giacche molto sagomate e tagliate, pantaloni che si stringono in fondo, tessuti brillanti, leggeri, con un pizzico di hi-tech» (Wanda Marra) • Per lui ha lavorato anche Andrea Stroppa, che oggi è il referente di Elon Musk in Italia. «Una decina di anni fa, Marco Carrai, imprenditore fiorentino specializzato nel ramo cybersicurezza, lo nota e lo segnala al suo amico Matteo Renzi. Per il quale, Stroppa produce una sofisticata inchiesta sulla disinformazione che inchioda una rete di profili legati ai 5 Stelle e alla Lega» [Roncone, Cds] • Come mai a vent’anni partecipò alla Ruota della Fortuna? «Adoro i giochi di parole». Si era capito. E io che credevo volesse conoscere Paola Barale «Aveva un suo spessore culturale. Vedendola dal vivo ho scoperto che la tv ti ingrassa di parecchio. Ho vinto 4 partite. Alla quinta avrei guadagnato 50 milioni di lire e sarei andato alla Ruota d’Oro. Invece sbagliai l’ultima definizione: un mare di neve. Dissi: un mare di navi. Mi ha fregato una vocale». Arriva sempre a un passo dalla vittoria e poi… «Fu la mia fortuna. Era il febbraio 1994. La puntata dopo Mike fece il famoso appello elettorale a favore di Berlusconi» [Gramellini, cit.] • Nel 2018 ha condotto il documentario in quattro puntate Firenze secondo me su Nove. «È un documentario sulla città toscana o su Renzi? Il “me” del titolo è più importante di Firenze? Tutto concorre a far sì che il soggetto principale sia Matteo Renzi, come spesso gli accade in altri campi» [Grasso] • Il 3 maggio 2023 è diventato direttore del quotidiano Il Riformista. Lascia dopo dieci mesi (la durata prevista dell’incarico era di un anno) • Uno dei suoi nove libri «si intitola Tra De Gasperi e gli U2, titolo che fece sobbalzare Prodi sulla sedia. Che infatti, quando lo incontrò, gli fece: “Ma che casso c’entra De Gasperi con gli U2?”. “Io gli risposi che non c’entra appunto un casso, perché oggi per un giovane è molto più formativo, politicamente parlando, un testo di Bono che non un saggio di De Gasperi”» [Barenghi].
Dicono di lui «Manca di spirito autocritico […] Ha sempre voglia di menare le mani, non è inclusivo, è l’opposto, vuole azzerare» [Battista] • «Renzi è diventato antipatico perché gli italiani non perdonano gli errori […] Errò adunque el Duca, e quell’errore fu cagione dell’ultima ruina sua, scriveva più o meno (nel Cinquecento) Machiavelli a proposito del Valentino» [Ferrara] • «È come Berlusconi. Un rullo compressore. […] Per questo Berlusconi lo avrebbe voluto in Forza Italia. Alla fine del 2010 ci fu il loro famoso incontro ad Arcore. Ma Renzi confidò a un amico: “Se vado nel Pdl, non potrò mai essere il numero uno”» [Bisignani] • Da presidente della Provincia di Firenze Berlusconi «mi vuole conoscere, vado giù, mi vede e mi fa: “Ma uno come lei, con la sua immagine, dove va vestito con questo completo marrone?”. Anni dopo mi avrebbe detto: “Tu sei davvero l’erede che avrei voluto, sono pronto a darti il 50 per cento delle mie realtà”» [Labate, cit.] • «Matteo è talmente rapido da farti venire il mal di testa. Ed è sistematico il modo in cui colpisce. Sempre allo stesso modo. Come un serial killer. Prenderlo è difficile. E, anche le rare volte che perde, c’è sempre una botta di culo a rimetterlo in pista. Ha la Provvidenza dalla sua» (Lapo Pistelli) • «Vive attaccato allo smartphone, pronto ad azzannare chiunque alla prima cosa che non gli torna» [Labate, cit.] • «Con Renzi non si rompe mai, e non si fa mai davvero amicizia. È un politico puro» (Tommaso Cerno, giornalista e ex senatore Pd, a Francesco Merlo, 2024, Foglio) • Di Renzi è sempre amico? «Certo, gli voglio anche molto bene. Non approvo metà o tre quarti delle robe che fa ultimamente, ma glielo dico. Il problema è che sta sul cavolo agli italiani. Come Napoleone, che era cento volte più forte di Wellington, ma ha perso perché aveva tutto il mondo contro» (Oscar Farinetti a Elvira Serra, 2024, Cds) • «Renzi, come energia e come voglia di cambiare il paese, ricorda il primo Napoleone» (Michele Emiliano, poco dopo il primo insediamento di Renzi come presidente del Consiglio, a Claudio Cerasa, Foglio) • «Una volta, a Sanremo, ho detto una frase tipo: “In questo periodo va di lusso ai toscani che sparano cazzate in tv”, e Renzi mi telefonò dicendo che le sparava anche a casa» (Luca Bizzarri a Rizzini, Foglio) • «Nel 2014 Renzi era il fidanzato d’Italia» (Enrico Mentana a Aldo Cazzullo, 2023, Cds) • «Molto bravo» (Vittorio Feltri a Aldo Cazzullo, 2022, Cds), «Renzi, per fermarlo bisogna sparargli» (titolo de Il Giornale sotto la direzione Feltri) • «È un micron, non un Macron» (Lapo Elkann) • «Ormai è un uomo d’affari. Enorme delusione. Anche generazionale» (Giorgia Meloni ad Aldo Cazzullo, 2021, Cds) • «Sottile, toscano, cinquecentesco, in una parola più…». Ci vada cauto, ultimamente querela con facilità. «E allora fermiamoci a cinquecentesco» (Corrado Augias a Andrea Malaguti, 2021, Specchio) • Il vostro amico Ceccherini ha detto che, quando Renzi era ragazzo e voi già ometti, gli facevate i gavettoni. Una volta l’avete pure frustato con le ortiche. Conti e Panariello: «Non è vero». Pieraccioni: «Io ci aggiungerei un avverbio. Purtroppo non è vero» [Penna] • «Meglio un libro di Fabio Volo che un voto a Matteo Renzi» [Eugenio Scalfari, Rep] • «Dissi che era un cafone. A quel punto mi chiamò: tu puoi dire quello che vuoi di me, ma non puoi darmi del cafone perché offendi mia madre. Che c’entra tua madre? Gli chiesi. C’entra perché è lei che mi ha dato l’educazione» (Sergio Staino a Antonio Gnoli, 2019, Robinson) • «Pitti-Bimbo» (Roberto D’Agostino) • Se si cerca su Google il suo nome seguito da uno spazio, appaiono i seguenti suggerimenti di ricerca, nell’ordine: figlia down (sua nipote Maria ha la sindrome di Down, sulla quale «mia moglie Agnese – che non ha mai rilasciato una sola intervista nei mille giorni di Governo – ha scritto un articolo per Vanity Fair. Per spiegare perché Maria è bellissima. E ha il diritto di vivere la sua vita»), età, altezza, patrimonio, facebook, twitter, inglese, news, moglie, contatti telefonici. Nella sezione «le persone hanno chiesto anche»: «chi è davvero Matteo Renzi?»; «chi è l’amante di Matteo Renzi?».
Titoli di coda «Pensano di liberarsi di me. Hanno sbagliato persona».