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 2025  gennaio 14 Martedì calendario

Biografia di Margherita Buy

Margherita Buy, nata a Roma il 15 gennaio 1962 (63 anni). Attrice. Regista • La più premiata tra le attrici italiane. Sette David di Donatello. Otto Nastri d’argento. Cinque Globi d’oro. Tredici Ciak d’oro • Da ultimo vista in Romeo è Giulietta (Giovanni Veronesi, 2024) e Una terapia di gruppo (Paolo Costella, 2024). Ha esordito alla regia nel 2024 con la commedia Volare • Nomea di interprete nevrotica, timida, molto difficile. Modi schivi, riservati • «Vado molto forte come moglie cornuta, è la mia specialità».
Vita «Roma 15 gennaio 1962. Il giorno in cui nasce Margherita Buy cade la neve a Palermo. Evento straordinario. “La neve o la mia nascita?”. È anche l’anno in cui esce il primo singolo dei Beatles. È una beatlesiana? “Per niente. I Beatles non mi hanno mai preso”. Meglio con i Rolling? “Forse, ma senza esagerare”» (Giancarlo Dotto) • «Sono nata e cresciuta in una famiglia “normale”, primogenita di tre femmine. Papà, un dirigente dell’Unità sanitaria locale, era un uomo rigido, inflessibile e strenuamente attaccato alle regole. Mamma stava a casa, si occupava di noi. Siamo cresciute al quartiere Coppedé, tra questi palazzi di fiaba con i pinnacoli e le torrette, un rifugio per i turisti» • Una nonna laureata, elegantissima, autrice di romanzi, porta la piccola Margherita in vacanza nei grandi alberghi di Merano e Venezia. Un nonno matematico, «sempre immerso in complicatissime formule» • «Buy, il mio cognome paterno, viene dalla Francia. Il nonno di mio nonno era un ufficiale medico al seguito di Napoleone» (Aurelio Picca) • «Ho frequentato il liceo scientifico: un posto terribile, quasi nazista. Gli anni della scuola non sono certo stati i più felici della mia vita, le materie scientifiche non facevano per me. Avevo sempre voglia di scappare, ma papà teneva più alla matematica che a tutto il resto. Era medico e pensava che la scienza avrebbe dovuto contagiarmi. Mamma ci lasciava libere, papà no. Spesso usava toni sprezzanti rispetto a qualsiasi scelta facessimo le mie sorelle e io. Abbiamo tre caratteri diversi ma la stessa incapacità di autostima: forse di questo dobbiamo ringraziare lui, anche se non gliene voglio» • «A un certo punto sua madre ha lasciato suo padre, e lei l’ha convinta a tornare a casa. “Con le mie sorelle: siamo forse più attente noi a loro che loro a noi. La vita è lunga, i momenti di stanchezza ci stanno, ma ci sembrava un gesto un po’ folle, e allora l’abbiamo fatta ragionare. Se avesse voluto davvero separarsi, penso che l’avrebbe fatto» (Sara Faillaci) • «Ho iniziato a studiare recitazione per caso. Ma forse no, non so. È tutta colpa di Andrea Camilleri, sì lo scrittore. Sua nipote era una mia compagna di scuola, la moglie mi dava ripetizioni di latino. Entrare nel suo appartamento soffocato di libri sugli scaffali e impilati sul parquet, mi ha folgorata. Camilleri era docente all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ne ho sentito parlare da lui e ho cominciato a pensarci. Ci pensai a lungo, tentai l’esame ma non venni ammessa. Ho studiato per un anno in una scuola privata e l’anno dopo ce l’ho fatta». Così ricorda il provino: «C’era un corridoio zeppo di giovani sbrindellati che non c’entravano niente con me. C’era chi improvvisava monologhi, chi cantava, chi faceva la ruota. Io ero a disagio, ma sentivo un’attrazione fortissima verso queste persone e questo mondo. Il bello è che ero timidissima, arrossivo per nulla» • «La mia fortuna è stata quella di cominciare con un gruppo di coetanei, da Daniele Luchetti a Giuseppe Piccioni, da Sergio Rubini a Cristina e Francesca Comencini fino a Ferzan Ozpetek, con i quali non ci siamo più lasciati. Siamo cresciuti insieme e insieme abbiamo raccontato le nostre vite» (a Montini) • Tra i suoi film: Domani accadrà (Daniele Luchetti, 1988), La settimana della sfinge (Daniele Luchetti, 1990), La stazione (Sergio Rubini, 1990), Chiedi la luna (Giuseppe Piccioni, 1991), Maledetto il giorno che t’ho incontrato (Carlo Verdone, 1992), Facciamo paradiso (Mario Monicelli, 1995), Va’ dove ti porta il cuore (Cristina Comencini, 1996), Fuori dal mondo (Giuseppe Piccioni, 1999), Le fate ignoranti (Ferzan Özpetek, 2001), Caterina va in città (Paolo Virzì, 2003), Il caimano (Nanni Moretti, 2006), La sconosciuta (Giuseppe Tornatore, 2006), Saturno contro (Ferzan Özpetek, 2007), Giorni e nuvole (Silvio Soldini, 2007), Due partite (Enzo Monteleone, 2009), Genitori & figli (Giovanni Veronesi, 2010), Happy Family (Gabriele Salvatores, 2010), Habemus Papam (Nanni Moretti, 2011), Viaggio sola (Maria Sole Tognazzi, 2013), Mia madre (Nanni Moretti, 2015), Moschettieri del re (Giovanni Veronesi, 2018), Tre piani (Nanni Moretti, 2021), Il sol dell’avvenire (Nanni Moretti, 2023) • Ha recitato in cinque film di Nanni Moretti. «il primo fu Il Caimano: “Quando mi chiamò per propormi la parte, mi venne la tachicardia. Non esagero: mi fu diagnosticata un’aritmia e iniziò esattamente con quella telefonata. Tra le eredità del Caimano, per me, c’è stata una terapia di due anni a base di farmaci betabloccanti”. Moretti in privato può non essere semplice: “È vero che il suo modo di porsi intimorisce – conferma Buy – perché è un uomo integro, con idee, pensieri e valori molto netti. Ma al tempo stesso è scherzoso, nella sua austerità sa essere davvero divertente. Sotto alla superficie e all’aspetto rigido, c’è una persona simpatica, gentile e generosa”» (Tommaso Rodano) • Nel suo primo film da regista, Volare, interpreta una popolare attrice che per motivi professionali e personali decide di frequentare un corso per vincere l’aviofobia, la paura di volare (di cui soffre realmente). «“Farmi conoscere di più era un mio desiderio. La regia mi ha reso sicura, ho diretto un gruppo di persone senza prevaricazioni e nervosismi, con una naturalezza che ha liberato parti di me come mai avrei creduto. Vorrei rifarlo subito, è una droga”. L’ha cambiata come attrice? “Ho capito che devo rompere molto meno le scatole sul set. Cose come ‘cambierei questa battuta...’ non lo farò più. L’avessero detto a me su questo set, avrei dato all’interlocutore una testata in fronte”. […] Da quando ha paura di volare? “Da sempre. Non mi ha portato una cicogna, m’ha portato un tapiro. Ricordo che accompagnavo mia sorella in partenza per New York pensando che non l’avrei rivista. Per il mio primo film, Una storia d’amore, 1986, sono dovuta volare in Marocco, prima ho detto addio a mia madre. Poi è andata bene, ma non imparo mai dalle esperienze”. Qualcosa è cambiato col film? “Meno terrore, ma cerco di evitare”. Il corso non l’ha aiutata? “Mi sono divertita per l’umanità che ci ho trovato. Abbiamo preso due voli, andata e ritorno da Milano, su un microjet partito a razzo tra le urla. Per reagire abbiamo saccheggiato il duty free”. Ricorda un volo difficile? “Un viaggio con amiche a Barcellona. Sbaglio orario e mi riempio fin dal mattino di goccine. Arrivo alla sera, salgo a bordo e chiedo alla hostess spagnola come sarà il volo. Lei, sguardo allarmato: ‘un poquito de turbulencia’. Saluto, corro fuori, prendo una navetta e, rimbambita, mi ci addormento sopra. Poi ho saputo che non c’era stato nessun poquito de turbolencia”» (ad Arianna Finos) • «Ha pensato a qualche maestro con cui ha lavorato? “Ho cercato di comportarmi al contrario di come i registi hanno fatto con me: il potere sono io e si fa come dico io. Sono nevrotica ma ho cercato di non esserlo”. Buy rassicurante è una notizia. “Sui set in genere sono anche nervosa, invece qui non è successo, mi sono placata, ho avuto voglia di mettere a proprio agio gli attori”. Di cos’altro ha paura, a parte gli aerei? “Ho paura della vita stessa. Penso di aver capito di vivere al 30% delle mie possibilità. Non sono una che vive pienamente la propria vita. Ho sempre temuto il cambiamento. Mi rifugio nelle cose che conosco, nelle persone che mi vogliono bene. Pretendo poco dalla mia vita”. Mai uscita dalla comfort zone, “e quando l’ho fatto non sono stata bene”» (a Valerio Cappelli) • «Ce la farà mai a sentirsi una diva? “Non credo. Le dive hanno un altro aspetto, un altro tono. Sono regali, come Monica Bellucci. Se la incontro al suo confronto mi sento una terremotata”» (Rossini).
Amori «A proposito, le va di parlare d’amore? “Chi, io? Non sono in grado, non lo so proprio trattare, mi ritroverei a dire solo ovvietà. Ma in fondo: chi se ne frega, dai”. L’amore è una questione importante. “Sono negata per queste cose, vado in confusione. Do risposte brutte, vero?” Non sto cercando la risposta perfetta, mi basta che sia vera. “Io non rifletto mai sulle questioni di cuore, sono problemi che cerco di togliermi, su cui non voglio indugiare. Lei penserà: ma questa non sa parlare? Lo so, sono domande che voi giornalisti dovete fare, poverina anche lei”» (Rossotti) • Ex moglie di Sergio Rubini. Si erano sposati nel 1993. Hanno divorziato nell’estate del 2012, ma continuano a lavorare assieme • Dal 1999 convive con lo pneumologo Renato De Angelis (Salerno 7 marzo 1952), dal quale ha avuto una figlia, Caterina, nata nel gennaio 2001, anche lei attrice, vista nella serie di Carlo Verdone Vita da Carlo e nel film Volare diretto dalla madre • «L’esperienza di madre mi ha migliorato e mi ha fatto crescere, mi ha reso più responsabile» (a Montini).
Amicizia «“Io credo nell’amicizia femminile”. Davvero? “Sì. Va costruita, come tutte le relazioni, e mantenuta con un esercizio quotidiano. All’inizio ti servono conferme e i maschi te le danno, perché le donne trasmettono insicurezza. Però a un certo punto capisci che hai bisogno delle amiche. Oggi ne ho tante e le sento sempre vicine. In realtà sono immersa quotidianamente in un mondo di femmine: mia madre, due sorelle, una figlia. Grazie alle mie sorelle, la vita è più ricca e più semplice”» (Cristina Lacava).
Politica «Neanche le chiedo se è ancora di sinistra. “Lo sono stata, lo sono e lo sarò sempre. Sto bene nella cultura di sinistra e ne ho conferma ogni volta che incontro qualcuno che ha un pensiero di destra”. Come lo riconosce? “Bastano poche parole, un pensiero, un atteggiamento, il modo di trattare il denaro, con ostentazione. Il disastro dei partiti ci ha privato dell’appartenenza. Non ci resta che restare di sinistra nei comportamenti. Serve anche ad affrontare meglio il futuro”» (Rossini) • «Oggi è più interessante scappare con un comunista o con un camionista? “Sono già scappata una volta con un comunista. Con nessuno dei due, direi”» (Dotto).
Nudi La sua prima scena di nudo a 48 anni, nel film Lo spazio bianco di Francesca Comencini. «Mi sono sempre vergognata e non ho mai pensato che il nudo aggiungesse qualcosa a un film. A 48 anni, mi sono spogliata perché si trattava di mostrare un corpo reso vulnerabile dalla maternità» (a Stefania Rossini, L’Espresso, 29/1/2010). «Ho fatto spogliare anche la Comencini. Volevo condividere il momento, per sentirmi meno imbarazzata. Tenga conto che io non sto nuda nemmeno a casa mia» (a Paola Jacobbi, Vanity Fair 21/10/2009).
Giudizi «Musa multiforme del cinema italiano di qualità» (Fabrizio Corallo) • «La diva meno diva del cinema italiano, l’attrice della porta accanto, presente, e molto, sul grande schermo, assente, sempre, dalle pagine dei rotocalchi» (Fulvia Caprara) • «È un’ergastolana del set. Trasloca da uno all’altro. Il set è il suo convento, la sua morbida, rassicurante clausura. Ma anche la sua gloria» (Giancarlo Dotto, La Stampa, 8/2/2009) • «La verità è che Margherita Buy ha il “duende”, quel certo non so che, una marcia in più che la rende unica e irripetibile» (Ferzan Ozpetek) • «Margherita. Dopo quindici minuti si può essere travolti da una tenerezza smisurata. A me è successo» (Enrico Lucherini) • «Oggi uno come Giulio Tremonti fa il dieci per cento in più di audience in tv di Margherita Buy, che invece dovrebbe surclassarlo». Che morale se ne trae? «Che tira più un pelo di Tremonti di un prato di margherite» (Roberto D’Agostino).
Curiosità Alta 1 metro e 72 • Pesa 62 chili • Appartamento a Roma, con pareti grigie, divani grigi, stipiti grigi, cuscini grigi. «Mi rilassa. Lei preferirebbe il bianco? Io lo trovo inquietante. Ho scelto il grigio perché rende le cose uniformi, tutto diventa uno sfondo. Insomma, mi tranquillizza» • Un cane trovatello di nome Matteo • Laziale • Ha paura di volare • Tiene i vari Ciak d’Oro e i Nastri d’argento stipati in un baule, i David sparsi nelle varie stanze della casa • Non ha Facebook, ogni tanto mette qualche foto su Instagram, ma non spesso • Gioca a tennis. «Sì ma sono una schiappa. Non ho mai vinto un torneo in vita mia» • Pigra • Prende meno medicine possibile • È passata per la psicoterapia • Film preferito: Come eravamo (Sydney Pollack, 1973, con Barbra Streisand e Robert Redford). «Avevo il poster in cameretta, l’ho visto non so quante volte quand’ero una ragazza romantica» • La sua parodia: Marilita Loy in Boris – Il film (2011) • «Mai stata tentata da Hollywood? “Direi di no. È una questione caratteriale: non sono una che si butta nelle cose, in generale. E poi non credo che a Hollywood abbiano bisogno di me; ne hanno tante, e migliori. Senza dimenticare la questione della lingua, difficile integrarsi davvero”» (Lacava) • «“La gente per strada mi sorride e mi fa tanti complimenti, ma non gli è mica chiaro perché”. Che cosa vuol dire? “Signora, quanto era brava ne L’ultimo bacio!’, mi dice una scambiandomi con Giovanna Mezzogiorno. “Vittoria, come sta Vasco?”, mi chiede un’altra a casa di amici: ci ho messo un po’ per ricordarmi che Vasco è il marito della Belvedere. Persino a Venezia, dove mi ero appena presa dieci minuti di applausi, i paparazzi mi hanno gridato: ‘Claudia, Claudia... girati!’ Mi avevano preso per la Gerini”. Si è chiesta il perché di questa fama confusa? “Forse perché non vado in tv. Sarebbe bastato un passaggio nel programma di Celentano, dove peraltro mi avevano invitata, e sarei stata riconoscibile per sempre. Ma va bene così. Non è snobismo né timidezza, ma quelle ospitate non c’entrano niente con il lavoro di attrice”» (Rossini) • «Qualche volta ho la tentazione di mollare, perché finora è andato tutto per il meglio, ma sotto sotto continuo ad avvertire il vago terrore che la favola possa finire da un momento all’altro» (a Montini) • Se potesse reincarnarsi in un’altra donna, sceglierebbe il corpo di Eva Herzigova: «È stupenda ma non bionica come altre che mi è capitato di vedere. Per esempio Naomi Campbell: le sue gambe iniziano dove finisce la mia testa» • Per il suo funerale ha scelto le colonne sonore di Hans Zimmer. «Mi costerà un po’ per via dei diritti musicali, ma non importa, il resto sarà tutto molto sobrio» • Sua reazione se la figlia Caterina le dicesse un giorno che vuole andare al Grande fratello: «Mi ammazzo».