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 2025  gennaio 18 Sabato calendario

Giulia Bongiorno: «Con la riforma giudici più autorevoli»


La senatrice Giulia Bongiorno, avvocato famoso e responsabile Giustizia della Lega, è stata una delle protagoniste silenti della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Ci aveva provato già nel 2022, quando convinse Matteo Salvini a promuovere un pacchetto di referendum in tema, tra cui uno che chiedeva appunto la separazione delle carriere. Ora finalmente è soddisfatta perché ha partecipato a tutti i vertici di maggioranza, contribuito a scrivere i testi, discusso fin sulle virgole, e ha temuto lo scorrere della legislatura. Perciò dice: «Questa riforma garantisce parità effettiva tra accusa e difesa nel processo penale. E il tema è più concreto di quanto si creda».La separazione delle carriere ha superato il primo step. Perché come centrodestra ritenete che sia tanto importante questa separazione, considerando che la riforma Cartabia aveva già limitato al massimo il cambio di funzioni nella carriera di un magistrato?«Mentre la Cartabia aveva solo attenuato il problema, questa riforma lo affronta di petto, e lo risolve garantendo parità effettiva tra accusa e difesa nel processo penale. Forse sfugge che chi entra in un’aula di giustizia per essere processato, colpevole o innocente che sia, affronta un’esperienza dolorosissima. Il potere del giudice è enorme e l’imputato deve avere la certezza che chi deciderà sulla sua libertà personale, sul suo patrimonio o sulla sua reputazione sia davvero equidistante da pm e difensore. Il tema perciò è più concreto e generale di quanto si creda».Questa riforma avrà un valore tangibile sul concreto esercizio della giustizia? Se sì, come?«La riforma mira non solo alla terzietà dei giudici, ma anche a garantirne l’assoluta indipendenza. E terzietà e indipendenza sono ciò che più sta a cuore a quanti sono coinvolti in un processo. Quando si sostiene che non era una riforma necessaria, credo si dimentichi quanto emerso con lo scandalo Palamara: un inaccettabile sistema di spartizione di incarichi, davanti al quale non c’erano state risposte adeguate. Anche se è pacifico che la maggior parte dei magistrati svolge le proprie funzioni in autonomia, la degenerazione delle correnti ha sbarrato per troppo tempo la strada a chi, pur meritando, non gode di spinte correntizie».Ritiene più importante, nella riforma, lo sdoppiamento dei Consigli superiori oppure l’istituzione di una Alta corte?«La separazione delle carriere richiede una duplicazione del Csm, uno per i magistrati giudicanti e uno per i requirenti che si occupino delle loro carriere. La nuova Alta Corte avrà funzioni delicatissime e il suo corretto funzionamento sarà decisivo per un reale cambiamento del sistema».E quanto peso avrà il sorteggio nella scelta dei membri dei futuri Csm? Pensa che le correnti organizzate scompariranno come neve al sole?«Nessuno punta ad annientare le correnti, l’obiettivo è piuttosto combatterne le degenerazioni. Con il sorteggio si recide il legame di gratitudine che lega l’eletto e la corrente che lo elegge. So bene che gli accordi tra correnti potrebbero avvenire anche dopo i sorteggi, ma di certo sarà garantito il merito dei singoli magistrati anziché loro appartenenza correntizia».A partire dal fatidico processo di Palermo a Salvini, e poi via via con il proscioglimento di Matteo Renzi e altri casi eccellenti, molte procure hanno perso in dibattimento. Non è, in fondo, la prova di una intrinseca indipendenza dei giudici rispetto ai loro colleghi inquirenti?«Quando si fanno le riforme, parlare dei processi a personaggi famosi può essere fuorviante. Potrei risponderle agevolmente che Salvini è stato assolto due volte, ma un giudice lo ha rinviato a giudizio. La riforma, però, non riguarda imputati famosi. Sa quante volte mi sono sentita chiedere perché durante le pause dell’udienza il giudice dà del tu solo al pm e non anche agli avvocati? Lo chiedono tutti gli imputati. Per loro non è affatto secondario che il giudice mostri di avere una confidenza particolare con l’accusatore».Come prevedibile, la magistratura associata protesta. Lo avevate messo nel conto?«Certo, ma in realtà riceviamo manifestazioni di sostegno anche da parte della magistratura. Magari da coloro che non hanno mai fatto carriera perché tagliati fuori dal sistema correntizio».Sostengono i magistrati che non ora, ma in prospettiva, la separazione delle carriere porterà inevitabilmente alla sottomissione del pm all’Esecutivo. Lei che ne pensa di questa eventualità futura?«La magistratura deve restare indipendente, sempre. I pm non devono essere controllati dall’esecutivo».Salta agli occhi che la protesta dei magistrati sia trasversale, e mobilita tutte le correnti, anche le più conservatrici. Come spiega una così totale avversione?«Alcuni motivano le critiche sostenendo che la riforma svilisce la magistratura: forse svilisce le ambizioni personali di qualcuno, ma di certo restituirà prestigio all’intera categoria nel momento storico di minor credibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Solo se il cittadino crede alla terzietà del giudice tornerà a credere nella giustizia».Si parla molto di un possibile “scudo penale” per le forze di polizia. È immaginabile una corsia preferenziale per le indagini su chi veste una divisa oppure, come lascia balenare Nordio, occorre riscrivere il codice di procedura penale relativamente all’iscrizione al registro degli indagati?«L’obiettivo indicato da Nordio è condivisibile, ma per capire meglio occorre attendere il testo. Aggiungo che sono molte le norme del codice di procedura che richiedono un importante intervento».In conclusione, si deve temere una nuova stagione di scontro tra politica e giustizia?«È successo in passato, ma oggi nessuno può accusare governo o maggioranza di fare leggi ad personam o di voler punire la magistratura. È giunto il momento di una svolta effettivamente garantista del processo penale, al pari di quanto accade nelle democrazie di più antica tradizione liberale». —