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 2025  gennaio 10 Venerdì calendario

Il valore del racconto giornalistico dal campo

«I giornalisti non sono mai stati così tanto sotto attacco». La voce di Barbara Serra arriva da Londra, dove oggi è conduttrice freelance per Sky News. La riflessione sul valore dell’informazione, e ancor di più sull’informazione fatta in prima linea, accomuna in queste ore i grandi network internazionali, i giornali, le televisioni e le radio. È su questo che occorre interrogarsi adesso, a liberazione di Cecilia Sala avvenuta. Dentro le redazioni, dentro gli studi televisivi e innanzitutto laddove accadono le notizie, spesso in terra di frontiera.
Una coincidenza temporale ha voluto che, proprio mentre il nostro Paese seguiva con apprensione nei primi giorni del 2025 la vicenda della giovane reporter imprigionata per venti giorni nel carcere iraniano di Evin, il mondo dei media e dell’informazione internazionale diventasse teatro ancora una volta per gli annunci roboanti dei nuovi “padroni delle ferriere”, nell’eterno rincorrersi degli Elon Musk e dei Mark Zuckerberg. La verità è che non esiste cronaca senza che si tocchi con mano la realtà (anche quando questo porta con sé dei rischi drammatici) e nessun algoritmo e nessuna intelligenza artificiale può eliminare il valore di chi tocca con mano il peso dei fatti, siano essi brevi in cronaca o parte del grande disegno della storia.
«La storia di Cecilia è rimbalzata anche qui nel Regno Unito» spiega Serra, per 16 anni volto di Al Jazeera, prima voce in inglese in una testata non appartenente al mondo anglofono. «Ciò significa che andare nei posti-chiave dell’attualità è sempre la risposta giusta, anche in tempi di postverità » osserva. Il punto di vista extra-Italia è interessante proprio per questo: perché restituisce la vicenda della cronista di Chora Media e del Foglio in una cornice più ampia e la inserisce nel dibattito aperto sul peso delle notizie oggi, sul ruolo fondamentale di chi vede, racconta e interpreta la realtà in prima persona, per conto di giornali, tv, radio, e non solo. «È in gioco la nostra credibilità e se la grande informazione, come credo, riuscirà a sopravvivere grazie all’impegno dei suoi professionisti e all’impiego di giuste risorse, sarà solo perché ha deciso di restare sul campo con i suoi uomini e le sue donne».
Il giornalismo è in continua evoluzione, quando è possibile si mette in ricerca di nuove forme di comunicazione libere e indipendenti. Le nuove generazioni, se vogliono fare questo mestiere, lo sanno (e lo fanno, come succede a Cecilia Sala): per questo esistono da tempo esempi di giornalismo innovativo che meriterebbero ben altri palcoscenici, reporter investigativi all’avanguardia che non esitano ad affrontare temi come la crisi climatica, le migrazioni, i grandi conflitti.
L’altra faccia del fenomeno riguarda invece i poteri forti, fortissimi, che sovrintendono alla notizia e che ormai, della stessa notizia, possono fare tranquillamente a meno, circondati come siamo da bufale e fake news moltiplicati dagli algoritmi. «Nelle piattaforme digitali è minacciata l’imparzialità, perché è vincente ciò che divide e polarizza» osserva Serra. Forse per questo l’impegno a raccontare è diventato oggi inevitabilmente anche segno di una testimonianza controcorrente.