Anteprima, 31 dicembre 2024
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Biografia di Dada Masilo
Dada Masilo (1985-2024). Coreografa e ballerina sudafricana. «È morta il 29 dicembre a Johannesburg. Era nata a Soweto nel Sudafrica; aveva appena compiuto 39 anni ed era diventata famosa per il suo Swan Lake, un lago dei cigni dove metteva in scena danzatori neri: le donne in body e gli uomini a torso nudo, ma tutti in tutù bianchi che contrastavano violentemente con la pelle scura. Un linguaggio che mescolava danza afro e punte. Fra loro si aggirava un principe che più gay non si può: attraversava la scena ignorando le danzatrici, che chiamavano a viva voce “Siegfried!” (cioè lui, il principe) e se ne stava accanto a un robusto cigno nero. Masilo manteneva però le musiche originali di Ciajkovsky . In Italia questo Lago si era visto a RomaEuropa e a Reggio Emilia. In modo simile aveva affrontato la riscrittura di Giselle e di Carmen. E una coinvolgente rilettura della Sagra della primavera intitolata Sacrifice. Adattare i balletti del repertorio classico alla danza afro era un suo modo speciale di affrontare temi sociali che scuotevano il suo paese come l’Aids o la repressione omosessuale. Soprattutto era la sua straordinaria presenza fisica a fare la differenza. Non interpretava soltanto, ma proclamava, la sua arte era attivismo, il suo corpo un’arma per affermare diritti e verità. Un cocktail inestricabile di nord e sud; una infanzia fra le tradizioni del suo Paese e poi una educazione a P.A.R.T.S. la scuola di danza di Bruxelles. Infine, una stretta collaborazione con artisti come William Kentridge o Gregory Maqoma. Personaggio affascinante, minuta, occhi guizzanti, il capo completamente rasato, era un concentrato di ironia e intelligenza. A una Biennale di Lione di molti anni fa interrogata sul suo Lago e sul destino del principe aveva risposto sorridendo: “Povero Siegfried”. A Johannesburg aveva ricevuto la più importante onorificenza del suo Paese che la riconosceva una delle 44 più notevoli “icone artistiche” con una stella e con il suo nome su una parete del Teatro di Soweto. Al momento della morte stava lavorando a un nuovo assolo sulla perdita delle persone care» [Trombetta, Sta].