16 dicembre 2024
Tags : Milla Jovovich (Milica Bogdanovna Jóvović)
Biografia di Milla Jovovich (Milica Bogdanovna Jóvović)
Milla Jovovich (Milica Bogdanovna Jóvović), nata a Kiev il 17 dicembre 1975 (49 anni). Modella e attrice.
Titoli di testa «Tante persone vengono prese a schiaffi dalla realtà. Io invece sono capace di aggrapparmi al bambino che c’è in me, alla magia, e perciò di vedere il mondo come un posto bellissimo» [Zahm, 2009, Purple].
Antenati La famiglia paterna viene dalla Serbia • Il suo bisnonno, Bogic Camic Jóvović, era un ufficiale della guardia del re Nicola I del Montenegro e portabandiera della tribù Vasojevici • Suo nonno era un comandante dell’esercito a Pristina • «La mia bisnonna contrabbandava armi nel paese durante la guerra turca. Cantano ancora canzoni su di lei. Gli abiti del mio bisnonno sono in un museo perché era un eroe di guerra. Mio nonno era un comunista pazzo. Era contro Tito e scrisse libri critici nei suoi confronti» [ibid.] • «Ci sono molti rifugiati politici e rivoluzionari nella famiglia di mio padre. Ogni maschio ha trascorso almeno dieci anni in prigione per qualche attività rivoluzionaria o antigovernativa» [ibid.].
Europa Nasce a Kiev quando è ancora parte dell’Unione Sovietica. Sua madre, Galina Loginova, era un’attrice russa (Milla la accompagnava sui set), suo padre, Bogdan, un pediatra serbo • «Sono cresciuta per un po’ in Ucraina, la patria di origine di mia nonna. Ma mia madre è di Mosca, quindi da piccola ho vissuto principalmente lì. […] Ricordo molto della Russia: le uscite con i miei amici e la scomparsa del mio cagnolino, che fu molto triste» [ibid.]• «Dopo la rivoluzione mia nonna e mia madre furono portate nel deserto e lasciate lì. In qualche modo riuscirono a tornare a casa, ma tutti i loro mobili erano stati venduti e per un po’ dovettero vivere in uno scantinato. […] da quando aveva sette anni mia madre prendeva il treno da sola per andare a lezione di violino: sapeva che voleva diventare un’artista. Fu ammessa in una delle migliori scuole di cinema in Russia, dove accettavano due candidati su 800. Era davvero brava. Se ne andò di casa a 16 anni e inseguì il suo sogno di diventare un’attrice. Poi sacrificò quel sogno per me, per darmi una vita migliore in America» [ibid.] • «[Tua madre, ndr] non poteva continuare a recitare in America? “Aveva troppo accento russo, e non aveva un agente”» [ibid.].
America Quando Milla ha 5 anni, si trasferisce con la famiglia a Sacramento, in California. Crescerà a Los Angeles • «Io in America ero figlia di immigrati sconosciuti che cercavano di sopravvivere. I miei genitori erano un medico serbo e una famosa attrice russa eppure facevano le pulizie, si ammazzavano di lavoro» [Locatelli, 2019, Elle]. Facevano le pulizie anche a casa di Brian De Palma • «Ve ne siete andati a causa del regime comunista? “Sì. Mio padre è jugoslavo, del Montenegro in realtà, quindi poteva viaggiare fuori dalla Russia, ma mia madre, da nubile, non poteva. Quando sposò uno straniero ottenne il diritto di viaggiare all’estero. Mio padre studiò medicina in Inghilterra. Lì lavorava anche come barista, allo Stringfellows: servì anche Mick Jagger e Rod Stewart, raccontava un sacco di storie fantastiche su tutti questi artisti straordinari che si ubriacavano e facevano cose da pazzi. Abbiamo vissuto in Inghilterra per un anno e poi ci siamo trasferiti in America e non siamo mai più tornati in Russia. Ho avuto i documenti americani solo nel 1987, perché mi è stata concessa l’amnistia politica”» [Zahm, cit.] • «Ti senti ancora russa, avendo lasciato la Russia così giovane? “Sicuramente. Parlo ancora russo, lo parlo con mia figlia, le leggo storie e poesie russe. Le mie radici sono molto importanti: mi rendono quello che sono”» [ibid.] • Ma in America «“mi sentivo isolata. I miei amici, gli amici dei miei genitori, erano tutti russi. Nell’America degli anni Ottanta essere russi non era affatto la norma.” La gente pensava che fossi comunista? “Sì, una comunista o una nazista, nessuno conosceva la differenza, e non importava molto!” Davvero? La gente era così ignorante? “Sì. I bambini a scuola mi chiamavano ‘Commie Nazi’ […] Grazie a mia madre e mio padre, che sono incredibilmente disciplinati e hanno una forte etica del lavoro che mi hanno inculcato fin da piccola, non mi sono mai sentita sopraffatto dalla mia situazione. Mia madre mi ha sempre detto che sarei diventata un’artista o un’attrice. Ho frequentato corsi d’arte, di danza, ho preso lezioni di pianoforte e chitarra; la scuola per me veniva dopo. Sì, i bambini mi prendevano in giro, ma era una parte davvero piccola della mia vita. Per quello che la nostra famiglia voleva realizzare, dovevamo darci da fare, e in fretta: sapevo di avere un lavoro da fare. Riuscivo a vedere il mio futuro oltre la scuola e oltre i bambini che mi prendevano in giro. Non sono mai tornata a casa da scuola piangendo, non avevo tempo di farlo, le mie giornate erano piene. Appena finita la scuola avevo questa e quella lezione, una dopo l’altra! Mia mamma mi dava dei libri da leggere, perché per lei era importante che leggessi i classici”» [ibid.] • «Non avevamo soldi, vivevamo a tre ore di macchina da Los Angeles, io e mia mamma eravamo sempre in auto: sei ore per un’audizione, i compiti durante il tragitto, studiavo fino a tardi per recuperare le lezioni, ero piena di insicurezze. Lavoravo tanto eppure […] ero un bambina» [Locatelli, cit.] • «La cosa più difficile è stata essere all’altezza delle aspettative di mia madre. Ho sempre avuto paura che se non avessi fatto le cose in un certo modo, avrebbe pensato che non fossi abbastanza brava. È stato difficile crescendo, e mi ha fatto diventare ribelle da adolescente: uscivo, facevo cose stupide e pericolose solo per dimostrare che ero indipendente, diversa da lei, e che non mi importava cosa pensava di me. Ma, in realtà, me ne importava eccome» [O’Brien, Interview].
Modella Inizia a fare la modella a 11 anni, per una pubblicità dei trucchi Revlon, fotografata da Richard Avedon (con altre due modelle). La sua prima copertina è dell’ottobre 1987, a 12 anni, per la rivista italiana Lei • «Non è stato Avedon a scoprirti? “No, è stato Herb Ritts. In realtà, è stato il fotografo Gene Lemuel. […]Ha scattato le mie prime foto di prova. Le ha mostrate a Herb a Los Angeles e il giorno dopo Herb mi ha preso per la copertina di Lei, la rivista italiana. Avevo 11 anni. Poi Avedon mi ha preso per Mademoiselle. Ci fu un grande dibattito al riguardo. Ma da lì è decollato tutto: ho posato per Scavullo, Peter Lindbergh e tutti gli altri, tutto quando avevo 11, 12 e 13 anni. Non ho mai posato nuda, ma era comunque problematico. I gruppi cristiani molestavano Avedon, sostenendo che stava girando materiale pedopornografico. Mademoiselle non voleva mettermi in copertina, ma Avedon disse che se non l’avessero fatto non avrebbe mai più lavorato per loro”» [Zahm, cit.] • «Ero così piccola, il fatto che facessi la modella era molto controverso. C’erano gruppi di destra che davano fastidio a mia madre. […] Portavo le mie bambole ai servizi fotografici, ci giocavo tra il momento del trucco e quello in cui dovevo essere sexy, o qualunque altra cosa. Usavo l’immaginazione, pensavo ad essere come mia madre. Stavo recitando un ruolo» [Kelly, 1997] • «Aveva 13 anni quando entrò per la prima volta nello studio del fotografo romano Pino Settanni, “che ancora se la ricorda per la sicurezza che dimostrava”» [Mughini, 2001, Panorama] • Per tutti gli anni Novanta ha sfilato per i principali marchi di moda (Versace, Gaultier, Fendi,…), è stata protagonista di molte campagne (Armani, Calvin Klein, Balmain,…) e copertine di riviste del settore (Vogue, Elle, Seventeen,…) • «Linda Evangelista raccontò ai quattro venti che non avrebbe fatto più sfilate se gli stilisti avessero portato in passerella la sua rivale Milla Jovovich» [2009, Sta] • Ha posato anche per diversi calendari. «Il pensiero di tutti quei camionisti ultraquarantenni che si tappezzano gli abitacoli con le mie fotografie e ci sognano sopra? Mi fa andare a dormire la sera più serena e realizzata» [Carabba, 2002, IoDonna] • «Con la recitazione, devi lavorare e fare pratica. Fare la modella invece è l’opposto. Devi essere indifferente, essere blasé e andare alle feste».
Intermezzi «A quel tempo, pensavo che se avessi voluto diventare una supermodella, avrei dovuto smettere di recitare, lasciare la musica e concentrarmi sulla moda per essere la migliore modella possibile. Avrei dovuto lavorare costantemente, prendere un aereo al giorno. Ma era un impegno troppo grande: non potevo suonare la chitarra, non potevo scrivere, non avevo tempo per leggere sceneggiature, non avevo tempo per le lezioni di recitazione, né per coltivare me stessa ed essere brava in quello che facevo. Quindi non stavo facendo niente bene, perché non mi stavo concentrando su una cosa sola» […] a 16 o 17 anni mi sono presa qualche anno di pausa, mi sono trasferita a Londra e ho fondato una band» [Kelly, cit.] • Nel 1994, con la sua band Plastic Has Memory, pubblica l’album The Divine Comedy. «Ero una ragazzina con una flusso continuo di testi malinconici che mi scorrevano in testa» • «Sono entrata nel mondo della musica senza saperne niente. […] Stavo seduta ore a dire qualche stronzata ai produttori […]. Io davo per scontato che avevo la libertà di farlo, ma in realtà stavo pagando il loro tempo. Ho finito per ricevere una grossa fattura dalla casa discografica» [Zahm, cit.] • «Nonostante gli errori che ho fatto, grazie alla musica ho imparato a lasciarmi andare davanti al pubblico» [ibid.] • «Cosa ti ha fatto tornare? “I soldi!” (Ride)» [ibid.] • «Sono tornata a fare la modella quando avevo 18 anni, e la gente diceva che ero già troppo vecchia, che venivo dagli anni Ottanta!» [ibid.] • «Quando avevo 26 anni mi sono presa un’altra pausa da tutto e ho lanciato la mia linea di abbigliamento, per provare a esprimermi in un altro modo. […] Ho fondato un’azienda con Carmen Hawk, un’altra modella, un talento stellare, che era una stilista e un’artista straordinaria. Ora è una fotografa. Abbiamo avuto un successo incredibile, abbiamo disegnato una linea per Target che è andata esaurita. Ma non eravamo davvero pronte per il successo e così abbiamo smesso. Quando l’azienda era ancora piccola e facevamo tutto a mano nel nostro studio a Los Angeles, era perfetto. Ma quando siamo diventate grandi e la gente ha iniziato a fare grandi ordini e abbiamo dovuto appaltare il lavoro a fabbriche esterne, è andato tutto storto. Eravamo artiste, non donne d’affari. Non capivamo gli orari, gli ordini di tessuti, le spedizioni o le tasse. Ci siamo semplicemente stancate. Non era più divertente» [ibid.]. Il marchio di abbigliamento, che si chiamava Jovovich-Hawk, è durato dal 2003 al 2008.
Attrice «Fare la modella non è mai stata una priorità. Ho sempre preso lezioni di recitazione» [Allure, 1999] • «Ho iniziato a recitare quando avevo nove anni in Congiunzione di due lune (1988), e facendo un paio di piccole parti nei film Disney. Poi ho recitato in Ritorno alla Laguna Blu (1991)» [Kelly, cit.] • Viene diretta da Richard Attenborough in Chaplin (1992), da Richard Linklater in La vita è un sogno (1993) • Nel 1996 è la protagonista de Il quinto elemento di Luc Besson, dove interpreta Leeloo, una cacciatrice di zombie. «In un certo senso, sono ancora lei e sarò sempre lei, perché, una volta che l’ho conosciuta, sono diventata lei. Non mi ha mai lasciato. Con ogni ruolo che interpreti, arrivi a capire chi è la persona e ti rendi conto che è sempre esistita dentro di te» [Zahm, cit.] • Nel 1999 ancora per Besson è la protagonista di Giovanna d’Arco • Nel 2002 gira il primo film di Resident Evil, una saga tratta da un videogame dove interpreta una cacciatrice di zombie • «Mio fratello, che aveva 13 anni, giocava sempre a Resident Evil e pensava che sarei stata la persona più cool del mondo se avessi recitato nel film. E quando giocava, come personaggio sceglieva sempre Jill Valentine, la ragazza» [O’Brien, cit.] • «Ho potuto vivere la mia fantasia di essere un guerriero, un supereroe che salva il mondo» [Zahm, cit.] • Sul set «ero la sola che non avesse niente con cui coprirsi durante le scene d’azione. Tutti gli altri attori avevano ginocchiere, coprigomiti e tute di gomma. Io ero l’unica cretina che girava mezza nuda» [Carabba, cit.] • «Adesso ci sono un sacco di ruoli per le donne nei film d’azione, ma quando ho cominciato eravamo solo in tre: io, Sigourney Weaver in Alien e Linda Hamilton in Terminator. Senza dimenticare che questo è stato uno dei primi film tratti da un videogame!» [Valent, 2017, RollingStone] • Altri registi che l’hanno diretta: Spike Lee in He got Game (1998), Wim Wenders in The Million Dollar Hotel, (nel 2000, ruolo «che lei considera la sua migliore interpretazione» [Lazzarini, 2001, Chi]), Michael Winterbottom in Le bianche tracce della vita (2000) • «I registi mi prendono subito se c’è da sporcarsi o spogliarsi, fare un’aliena o una prostituta» [Bizio, 2002, D] • Nel 2006 è la protagonista di Ultraviolet, ruolo per il quale «ha dovuto fare tantissima palestra e perciò aveva sempre fame: “Ogni giorno a pranzo mi facevo un bel piatto di pasta alla carbonara o una pizza, spesso tutt’e due. In più sono patita di McDonald’s, che però mangio di nascosto. Ero riuscita a farne a meno per qualche mese, insomma a disintossicarmi. Ma alla fine non ho resistito”» [Carugati, 2006, VanityFair].
Amori «Non voglio uno che mi mormora “Ti trascuro, scusami”, ma uno che mi dice “Cara, ho un sacco di cose da fare, ma appena avrò un minuto sarò da te”» [Carugati, cit.] • Ha avuto una relazione con il fotografo Mario Sorrenti, una con il bassista dei Jamiroquai • Si è sposata tre volte • Con Shawn Andrews quando aveva 16 anni (ma dopo qualche mese sua madre fece annullare le nozze) • Con il regista Luc Besson (che l’ha diretta ne Il quinto elemento e Giovanna d’Arco). Si sposarono a Las Vegas il 13 dicembre del 1997, quando lui aveva 38 anni e lei 22, e andarono a vivere a Cap Bénat, in Francia, in un castello di seicento metri quadri sul mare. «Sono stata così ispirata dalla sua genialità da innamorami di lui» [Zahm, cit.]. Divorziarono dopo due anni • Sul set di Resident Evil conosce e inizia una relazione con il regista Paul W.S. Anderson (da non confondere con Paul Thomas Anderson). La dirigerà in tutti i film della saga, ne I tre moschettieri (2011) e in Monster Hunter (2020) • Anderson disse di lei che aveva il fascino «di un pulcino caldo in minigonna» [Carabba, cit.]. Si sposano nell’estate del 2009 • Hanno tre figlie (anche se a 32 anni, quando portava la taglia 38, Jovovich disse: «Non riesco a rimanere incinta, perché sono troppo magra») • «È stato dopo la nascita di Ever che mi son detta: “È quello giusto”. Ero così insicura dopo la gravidanza, a disagio nel mio corpo [ingrassò di circa trenta chili, ndr], ma lui mi guardava come la prima volta» [Locatelli, cit.] • La loro figlia più grande, Ever, ha 17 anni e fa già l’attrice e la modella. La loro seconda figlia è nata nel 2015, poco prima che iniziassero le riprese dell’ultimo film della saga di Resident Evil: «Dashiel Edan aveva a malapena cinque mesi quando siamo andati in Sud Africa per le prime riprese. A questo si deve aggiungere la preparazione fisica che ho dovuto cominciare subito dopo aver partorito» [Siri, 2016, VanityFair]. La terza figlia, Osien, è nata nel 2020 • «Noi abbiamo la Mummy & Daddy night. Una volta la settimana passiamo una notte in hotel. Un tempo prezioso» • «Ho fatto vivere – soprattutto alla grande – un’infanzia anni ’80 senza che se ne rendesse conto. Non vedevamo la tv, perciò niente pubblicità. Le compravo su ebay i giocattoli di quand’ero piccola. È cresciuta con Fragolina Dolcecuore e i cavallini My Little Pony vintage. Con le amichette si sentiva molto cool perché li aveva solo lei. Adoro essere una mamma di femmine. Mi piacciono i vestiti, mi diverto a fare shopping con loro e le lascio libere di esprimersi» [Locatelli, cit.] • «Dopo che hai avuto un bambino non ti importa un accidente di quello che pensa la gente. Finché il tuo bambino non è malato, non ha fame, non piange e dorme bene, tutti possono andare all’inferno. (Ride) Tuo figlio è la cosa più importante. Ora non è così importante se ottengo questo lavoro o faccio quella cosa. La cosa importante è essere una brava madre. E poi se ottengo il lavoro, fantastico! Conosco il mio posto nel mondo: sono una madre. Tutto ciò che viene dopo è la ciliegina sulla torta» [Zahm, cit.].
Curiosità È alta un metro e 73 centimetri, ha il 40 e mezzo di piede. È mancina ma «suona la chitarra e spara con la mano destra» • Ha un fratellastro, Marco Jovovich, che ha 35 anni: «Non ci siamo incontrati prima che ne avesse nove, ma quando l’abbiamo fatto ci siamo semplicemente innamorati» [Zahm, cit.] • Nel 2016 ha diretto e interpretato il video musicale della canzone Signal di SOHN • «La gente mi chiede di che religione sono. Bé, sono una russa ortodossa di nascita, ma entrerei in qualsiasi chiesa dove si respirano amore e spiritualità» • «Sono un’esperta di Kali (sistema di combattimento filippino con il bastone, ndr) e di Kukri (lotta nepalese con il coltello, ndr)» [Valent, cit.] • «Mi piace la sensazione delle stanze d’albergo e degli spazi vuoti. Una stanza d’albergo è fonte di ispirazione perché non ha personalità propria, la devi riempire con te stesso, è come una tela bianca» [Zahm, cit.] • «Cerco di non sgarrare mai con il cibo. Ingurgitare un panino col formaggio mi dà un’immediata dipendenza, mi metto a pensare al prossimo che potrei mangiare. Acqua naturale e verdure bollite, invece, non mi fanno venir voglia di ricominciare [a mangiare, ndr]» [Bardelli, 2008, VanityFair] • «La maggior parte delle persone con cui esco sono quelle con cui creo cose. Ho pochissimi amici con cui vado solo a fare shopping o pranzare» [Zahm, cit.] • Nel 2009 aveva un cane di nome Oliver Cromwell (come il fondatore della prima e unica repubblica inglese), detto Crommy.
Titoli di coda «Tutta la mia vita ruota attorno alla nostalgia. Per questo mi piace così tanto Gabriel García Márquez: i suoi libri parlano della memoria, e di come i ricordi più belli causino i dolori più grandi. È più facile pensare alle cose brutte che a quelle belle, o bellissime, se se ne sono ormai andate» [ibid.].