30 dicembre 2024
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Biografia di Anthony Hopkins
Anthony Hopkins, nato nel villaggio di Margam, sobborgo di Port Talbot sulla costa meridionale del Galles, il 31 dicembre 1937 (87 anni). Attore. Ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione • «Il più grande attore britannico di tutti i tempi» (la Repubblica, 18/8/2005) • Nel 1992 vince il suo primo Premio Oscar con l’interpretazione di Hannibal Lecter nel Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, ruolo che lo ha reso famoso nel mondo. Nel 2021 replica la vittoria grazie alla sua interpretazione in The Father - Nulla è come sembra. Ha ricevuto altre quattro candidature all’Oscar, per Quel che resta del giorno (1993), Gli intrighi del potere - Nixon (1995), Amistad (1997) e I due papi (2019) • Dopo il successo del suo film più acclamato, la regina Elisabetta lo nomina cavaliere • «Sir Anthony Hopkins è l’incarnazione del cinema in tutta la sua potenza emotiva. La presenza dell’attore illumina One life, film sulla storia vera di Nicholas Winton, morto nel 2015 a 106 anni e reso famoso da un’impresa svelata solo nel 1988: nel 1938 il broker londinese era riuscito a salvare 669 bambini, quasi tutti ebrei, facendoli fuggire da Praga prima che dell’invasione tedesca» [Finos, Rep, dicembre 2023] • «Richard Nixon, papa Benedetto XVI, Adolf Hitler, John Quincy Adams, Galeazzo Ciano. E, ancora, Alfred Hitchcock, Pablo Picasso. Al catalogo dei personaggi storici interpretati nella sua straordinaria carriera Anthony Hopkins, già allievo al National Theatre di Lawrence Olivier, ha appena aggiunto Vespasiano. Imperatore dal 69 al 79 dopo Cristo, fondatore della dinastia Flavia» [Ulivi, Cds, 7 luglio 2024] • E all’elenco manca il tassello più recente: Sigmund Freud che interpreta nella pellicola omonima (Freud, l’ultima analisi) nelle sale italiane in questi giorni.
Titoli di testa «A vederlo con i suoi bei capelli bianchi, un po’ lunghi sulle orecchie, la sua facciona grande e decisamente bonaria, la voce pacata, i modi gentili, è davvero difficile immaginare come possa vestire i panni del più famoso cannibale della storia del cinema» [Ernesto Assante, Rep 16/10/2002].
Vita Nato la notte di Capodanno, figlio unico di Richard Arthur e Muriel Hopkins. Lui panettiere figlio di panettieri, lei casalinga • «Vengo da una generazione in cui gli uomini non erano bravi a dare o ricevere amore» [a Miranda Sawyer, The Guardian, 26/5/2018] • «Mi mostra una foto sul suo telefono. È lui, all’età di tre anni, con suo padre, sono su una spiaggia vicino a Aberavon. Suo padre sorride. Hopkins sembra un angioletto, ha i riccioli d’oro» • «Da piccolo non mi si filava nessuno, il giorno del mio compleanno, l’ultimo giorno dell’anno! Cioè, ricevevo qualche regalo, sì, ma la festa non era per me. Ma io ci ho fatto il callo» • «Il nonno, una figura imponente e un temperamento focoso, intimoriva il piccolo Anthony, che crebbe taciturno in quella particolare atmosfera d’ironia, desolazione e humour nero che avvolgeva il Galles durante la seconda guerra mondiale» [Cinzia Sgheri, 27/4/2008] • Lei è nato nel 1937: che ricordo ha della guerra, dell’Olocausto? «Ne ho uno molto chiaro. Alla fine della guerra coi miei genitori andammo a Londra. Mio padre ci portò a una mostra fotografica a Leicester Square, ma non mi fecero entrare. Papà uscì e ci disse: “Non ci credereste, ci sono esseri umani che sono scheletri ambulanti”. Erano immagini del campo di Bergen-Belsen» • Racconta del padre: «Non era crudele, ma aveva quella freddezza che molti della nostra generazione hanno sentito nei padri». «Non mi ha mai incoraggiato a far nulla. Un giorno mi chiese “Vuoi fare il fornaio?”. “No”. “Meno male, non saresti capace”» • Della madre dice che ha segnato la sua vita: «mi ha iniziato alla recitazione con i suoi sogni» • A quattro anni lo portano a vedere Biancaneve, il suo primo film in assoluto è Bambi: «Quando scoppia l’incendio, volevo andarmene dal cinema» • «Da ragazzo non avevo idee su cosa fare, volevo diventare pianista, comporre musica… Ero un essere assolutamente inutile. [a iO Donna, 18/5/2019] • Anthony è dislessico, gli altri ragazzi lo prendono in giro. «Sono cresciuto pensando di essere stupido» • «Negli anni passati alla Cowbridge Grammar School, si rivelò un pessimo studente» [Rep 18/8/2005] • «“Laurence Olivier diceva che devi avere l’istinto del killer. Non vuol dire che devi essere un mostro, ma che devi avere dentro un qualcosa e non scendere a compromessi, che devi buttarti vincendo la paura. Se pensi che non sei bravo abbastanza o che sei appena adeguato, questo sarà tutto quello che riuscirai a esprimere. Devi credere in te stesso, devi volere di più. Mi viene in mente una storia che riguarda Richard Burton, che era di Port Talbot, la stessa cittadina dove sono nato io. Un giorno passò davanti alla nostra panetteria sulla sua Jaguar grigia. Eravamo nel 1955, e già vedere una Jaguar era un qualcosa di speciale...”. E poi? Che accadde? “E poi Burton era a casa di sua sorella e io presi il coraggio e andai a chiedergli un autografo. Venne una signora alla porta e mi chiese: ‘Ma tu sei il figlio di Dick Hopkins?’ ‘Sì, del panettiere’, dissi io. Poco dopo ero davanti a lui, che si stava radendo. Mi chiese se parlavo gallese, gli dissi di no e lui osservò che allora non ero un vero gallese. Poi stavo tornando al negozio e vedo di nuovo la Jaguar che passa. Sia lui che Sybill, la moglie, mi fecero un cenno di saluto. E fu lì, in quel momento, che decisi che avrei fatto qualcosa, che sarei uscito dal limite di sentirmi inadeguato. E che mi sarei vendicato di tutti i compagni che mi prendevano in giro» [Soria, L’Espresso, 4/10/2016] • «A diciassette anni si unì a un gruppo di giovani attori e questo segnò l’inizio di una luminosa carriera» [Rep, 18/8/2005] • «Si iscrive prima alla Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff, nel 1957 e poi, nel 1963, alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra • «Se pensa ai momenti più difficili cosa le viene in mente? “Penso con cupa nostalgia agli anni ‘50 quando calcavo il palco a Londra, e pure agli anni 60, ai lunghi, umidi e tetri mercoledì pomeriggio in Waterloo Road, a sostenere piccole parti. Quello fu di sicuro il punto più basso della mia carriera» [iO Donna] • Hopkins va in tournée per le città del nord dell’Inghilterra, incontra «meravigliosi, vecchi attori di varietà, ormai sfasciati e dediti all’alcol», all’inizio lo fanno lavorare dietro le quinte. Gli insegnano che il sipario va tirato su lentamente per i drammi e in fretta per le commedie • Nel 1965 «il maestoso re del teatro inglese, Laurence Olivier, lo invita a entrare nella compagnia del National Theatre, colpito dalle sue doti di interprete dalla memoria feroce e dalla determinazione taurina» [da Mymovies] • «La Royal Academy of Dramatic Art o il National Theatre era piena di geni: Maggie Smith, Derek Jacobi, Richard Burton. E i registi... quei registi esigenti e snob che mi mettevano in soggezione e mi facevano sentire che non avevo il pedigree giusto. Temevo la disapprovazione. La rabbia cresceva. Volevo ammazzare tutti, specie i registi» [Bizio] • È un giovane impaziente: «Mi davano solo ruoli muti, portavo messaggi o Dio solo sa cosa. Il che mi seccava. E così sono andato dal regista e ho detto: “Con chi devo andare a letto per avere una parte decente qui?”. Ero lì solo da tre settimane!» [alla Sawyer] • «[...] è stato Macbeth, Coriolano, Prospero, Re Lear, ... e ha inseguito Chris Rock con la pistola, senza dimenticarsi di recitare il suo poeta prediletto, Dylan Thomas, e la malinconia di Zio Vanja» [Giovanna Grassi, Cds, 11/1/2006] • «Ebbi la fortuna di venir scritturato per un film americano, Il leone d’inverno: fu Peter O’ Toole a raccomandarmi ai produttori» • «Arrivai (a L. A.) per un film, come un gallese cresciuto sui palcoscenici del West End e, quando mi dissero che al mio tavolo, in una serata mondana, ci sarebbero stati Clint Eastwood e Lauren Bacall, sgranai gli occhi sentendomi dentro un film» [a Grassi, cit.] • «Recitavo Riccardo Cuor di Leone, mentre Katharine Hepburn era Eleonora d’Aquitania. Un giorno, sul set, la grande Katharine mi guardò dritta negli occhi: “Mr. Hopkins, posso darle un consiglio? Non reciti, la smetta di recitare troppo. Si limiti a pronunciare le battute. Ha una bella presenza, una bella voce, una bella testa, belle spalle, si fidi del suo istinto. Osservi Spencer o Humphrey Bogart: guardi come recitano senza recitare, così, senza sforzo, tutta spontaneità. E sono i più bravi”. Fu il consiglio migliore che abbia mai ricevuto sulla recitazione […] Da allora mi sono sempre attenuto a questa lezione e la divulgo ai giovani» [Bizio] • «Lavorare è facile, leggerei anche l’elenco telefonico, a pagamento. La mia tecnica è semplice, leggo una battuta anche 400 volte e quando ho il pieno controllo inizio a recitare» [ad Arianna Finos, Rep 8/3/2011] • Nel 1991 gli offrono di fare il cannibale Hannibal Lecter. Il regista aveva proposto la parte a Sean Connery, ma lui se ne era detto disgustato. Hopkins dice che per il modo di parlare di Hannibal si è ispirato proprio a Katherine Hepburn: «...quel suo gorgheggiare tagliente; pensavo sempre a lei quando mi preparavo per Lecter. Oltre al fatto di non sbattere mai le ciglia quando Lecter parla, caratteristica di certi psicopatici da me scoperta visionando delle interviste a Charles Manson» • «Stavo recitando a Londra – racconta Hopkins a Variety nel 2021, per i 30 anni dall’uscita del film – il mio agente mi aveva mandato il copione. Vidi il titolo e gli chiesi: “cos’è? Una fiaba?”». Bastarono dieci pagine di lettura a fargli cambiare idea: «Era il ruolo migliore che avessi mai letto, il sabato successivo incontrai Demme, gli chiesi se davvero mi voleva, non potevo credere di avere quella fortuna» • Il ruolo femminile, invece, va a Jodie Foster. «Curiosamente […] Foster e Hopkins si parlarono solo alla prima riunione. Foster anni dopo ha ricordato sul set di non aver mai rivolto parola a Hopkins, se non concluse le riprese, nell’ultimo giorno insieme, quando gli disse: “Scusami, ero terrorizzata da te”. Se lei era spaventata dal personaggio di Hannibal Lecter, Hopkins […] lo era stato dall’atteggiamento di lei e rispose: “Io ero terrorizzato da te!”. Vinsero entrambi l’Oscar […] e quella di Hopkins rimane la seconda performance più corta per durata (24’52”) ad aver vinto» [Beretta, Cds] • «Non credo di essere troppo legato al personaggio di Hannibal. Di certo ha cambiato il mio destino di attore, ma non mi sento limitato dall’identificazione con il personaggio» [ad Assante] • Nel sequel del 2001 «a Firenze Hannibal conoscerà l’ispettore di Polizia Rinaldo Pazzi, interpretato da Giancarlo Giannini. Sul set Hopkins chiese a Giannini di leggergli dei versi di Dante in italiano: “Voleva capire la metrica, gli ho registrato un nastro”» [Caprara, Sta, gennaio 2021] • Nel 2019, per fare Benedetto XVI, deve imparare l’accento tedesco, l’accento italiano e l’accento latino • «“Allegria: The Father. Nulla è come sembra è il miglior film sulle devastazioni della vecchiaia”. Lo ha decretato The Hollywood Reporter. Adattamento della fortunata pièce del drammaturgo francese Florian Zeller The Father racconta una storia di ordinaria demenza senile: un padre, Anthony Hopkins, perde il contatto con la realtà e una figlia amorosa, Olivia Colman, fatica ad accudirlo nei suoi scatti incontrollabili. Hopkins ha 83 anni, ma dice che tuffarsi nella demenza senile non lo ha turbato affatto. “Era un’ottima sceneggiatura, scritta molto bene, basata su un’ottima pièce”. Non ha pensato neanche una volta che quello che succede al suo personaggio potrebbe, con i dovuti scongiuri, capitare anche a lei? “È solo recitazione. La gente non mi crede, ma è molto facile mantenere le distanze”» [Zanuttini, il venerdì, aprile 2021] • Nonostante l’età, non smette di recitare: «A chi fosse sfuggito, ricordo che si può ancora recuperare Freud – L’ultima analisi con Anthony Hopkins nei panni del grande psicoanalista alle prese con chi vuole mettere in discussione il suo ateismo» [Mereghetti, 23 -12- 2024] • Alcolista cronico fin quasi ai 40 anni • «L’alcol ha un effetto istantaneo ed è per questo che ne facciamo uso – ha raccontato a 83 anni l’attore, in una lunga intervista al Sunday Times - Nel mio caso, avevo questi singolari conflitti, non ero a mio agio nella mia pelle, mi sentivo profondamente in colpa e indegno della fortuna che avevo avuto come attore e mi vergognavo. È letale stare con gli ubriachi, ma l’irrequietezza e la rabbia hanno agito come una forza trainante nella mia vita, anche se non vorrei rivivere mai più quegli anni per via di tutte le persone che ho ferito». Aveva anche spiegato: «Ho imparato che non bisogna per forza piacere a tutti. Sono impaziente, ma provo a non giudicare. Provo a vivere e a lasciar vivere. Non litigo con nessuno, non propino le mie opinioni. Penso che, facendo così, la rabbia finisce per trasformarsi in propellente» [alla Sawyer] • Nel 1975 decide di smettere di bere. Si era svegliato in Arizona dopo una serata iniziata a Los Angeles, e non si ricorda come è finito lì • Dice: «Anche gli eccessi insegnano a vivere»• «Ma non gli va molto di parlarne e a fine anni Novanta, intervistato dal Guardian, chiede “Non per dirti cosa scrivere, eh, ma non facciamone il tema dell’intervista”» [Il Post] • Qualche anno dopo commenta: «Il Covid conseguenti lockdown non stanno facilitando la vita di coloro che lottano contro la dipendenza dall’alcol. In questo periodo la pressione è oltre l’immaginabile, quindi è normale che le persone cerchino un qualche sollievo, ma mi auguro che coloro che stanno facendo fatica a tenere duro riescano a chiedere aiuto. Da quando ho rinunciato (all’alcol) la mia vita è solo migliorata» • Nel 2021 l’attore gallese ha festeggiato i 45 anni di sobrietà [Il Mattino, 28 maggio 2023].
Curiosità Ha la sindrome di Asperger, leggero disturbo dello spettro autistico • È alto 1 metro e 74, pesa 70 chili • Viaggia in classe turistica perché «atterra alla stessa ora della prima classe» • «Mi piace leggere, fare ginnastica, camminare. Il giardinaggio. Suonare il piano, compongo musica. Scrivo musica, leggo molto, sono un tipo tranquillo, pressoché vegetariano» [a Rep, 29/2/2001] • Gli piace anche fare passeggiate, guidare l’automobile, sorseggiare una tazza di tè • Non gli piacciono i croissant al cioccolato • Ha composto un valzer • «Il cibo non m’interessa. Vado dove mi dicono che si mangia bene ma non m’importa più di tanto. Sono un contadino, non un gourmet» • «Lei come si informa? “Non ne ho bisogno, le notizie mi arrivano comunque. È come l’obesità, è come quando ti dicono che se mangi cibo spazzatura ingrasserai e morirai. Allo stesso modo le informazioni ti avvelenano il cervello, la tua psicologia, ti rendono cinico e infelice”» [Tiziano Marino, Il Messaggero, 21/12/2019] • Si fa chiamare Tony • L’aneddoto che non ti aspetti: quando gli offrirono una parte nel film tratto dal romanzo The girl from Petrovka di George Feifer, il grande attore avrebbe voluto leggerlo ma non riuscì a trovarne una copia finché una sera, sul metrò a Londra, scorse un libro dimenticato: ed era The girl from Petrovka. Due anni dopo, Hopkins incontra Feifer e gli racconta come era entrato in possesso di una copia del suo libro. E lo scrittore gli risponde: «Ma quella era proprio la mia copia! Un giorno l’ho persa in metro». E aveva ragione [Franceschini, Robinson, 1/5/ 2021] • Anthony Hopkins ha un amico a cena. Per fortuna, nel video che ha mostrato ai suoi tre milioni e rotti di follower su Instagram, non sta facendo bollire un cuore umano bensì una normale passata di pomodoro. E d’altra parte si trova a Roma: i bucatini sono una fede [Scorranese, Cds luglio 2021] • «Ci racconti subito di Anthony Hopkins. “Appena è arrivato sul set, vestito da Vespasiano, ci ha messo in soggezione. Poiché ci aveva detto di chiamarlo Tony, mi sono fatta coraggio e gli ho chiesto se potevo fargli una foto per mio figlio. Ha risposto subito di sì, ma non avevo il cellulare. Dopo abbiamo girato tutto il giorno e la sera alle 18, quando pensavo se ne fosse dimenticato, mi ha ricordato lui della foto: io non avrei mai osato. Mi ha chiesto il nome di mio figlio e ha voluto fare pure un video”» [Gabriella Pession a Elvira Serra, Cds 21-7-2024] • «È l’attore preferito di Luca Zingaretti • Dice che l’unico attore moderno a ricordargli la bravura di Laurence Olivier è Russel Crowe • «Nel mio ambiente, se mi guardo attorno, tutti pensano di essere chissà chi. A me viene da bisbigliare loro all’orecchio: “Sei solo un clown, un attore, non hai alcuna importanza, a nessuno interessa cosa pensi”. Questo garantirebbe un senso di liberazione enorme: quando non sei nessuno, ogni cosa è un gran bel gioco» [a iO Donna] • Sull’Actors Studio: «Per carità, niente da ridire, ho visitato l’Actors Studio, studiato la tecnica Stanislavskij, che è buona, non ha niente di sbagliato, ma alla fine bisogna concludere, mentre col Metodo si finisce che la gente parla troppo: bla bla bla» • «Non sono uno che ha mai stretto amicizia con altri attori: mi piace lavorare con loro, ma il rapporto finisce lì. Sono un cane sciolto, come attore» • Solo per il terzo episodio della saga di Hannibal Lecter ha guadagnato all’epoca sessanta miliardi di lire (trenta milioni di euro) • «È diventato americano anni fa: “Californiano perché ho una psicologia da pioniere degli spazi, delle sfide, della natura, della libertà della mente. Jack Kerouac è stato uno degli scrittori della mia vita”» [Grassi, cit.]. • Dipinge quadri espressionisti • «Dei quadri di Sir Anthony Hopkins si potrebbe dire “Il rumore dei colpevoli” e lui dovrebbe essere cucinato, come farebbe il suo personaggio Hannibal Lecter, a fuoco lento con la testa fuori dalla pentola in modo da potergli far guardare, mentre cuoce, le sue stesse nefandezze artistiche» [Bonami, Vanity Fair, 5 ottobre 2022].
Amori Tre matrimoni. Prima con l’attrice Petronella Barker, quattro anni meno di lui (dal 1968 al 1972) dalla quale avrà la sua unica figlia, la musicista Abigail Hopkins, nata nello stesso anno delle nozze, con cui è in pessimi rapporti. Poi con l’assistente di produzione Jennifer Lynton, dieci anni meno di lui (dal 1973 al 2002). Infine con l’attrice e regista colombiana Stella Arroyave, vent’anni meno di lui (dal 2003) • «Da lei ho imparato a prendere la vita come viene. Ogni giorno si sveglia felice, è positiva su tutto quello che succede» [Oggi, 17/3/2010)] • Uno dei lavori di Stella più apprezzati dalla critica risulta essere La macchia umana, film ispirato al romanzo omonimo di Philip Roth, per il quale diresse proprio suo marito Anthony Hopkins e Nicole Kidman […] Pare che il primo loro incontro sia avvenuto in precedenza, nel negozio d’arte che all’epoca era gestito dalla sua futura moglie [Il Sussidiario.net 28 maggio 2023] • I due vivono insieme a Malibù, in California. • «Forse anche lui, come padre non è stato tanto tenero. Con la sua unica figlia Abigail non si vede dal secolo scorso. “Le persone rompono i rapporti. Le famiglie si dividono e si va avanti con la propria vita” ha spiegato in un’intervista di molti anni fa. “È qualcosa di gelido. Perché la vita è gelida. Le auguro ogni bene ma non voglio più sprecare il tempo a preoccuparmi di lei”» [Zanuttini, aprile 2021] • Nel 2009, durante le riprese di un film a Budapest, Hopkins incontrò Niblo, un piccolo gatto randagio che conquistò immediatamente il suo cuore. Decise di portarlo con sé in California, dove divenne un membro insostituibile della sua vita. “Il nostro amato Niblo, per sempre nei nostri cuori” è l’omaggio dell’attore dopo la morte, nel 2022, del gatto.
Titoli di coda «La dittatura del pensiero “giusto” è terribile» [Finos, dicembre 2023].