31 dicembre 2024
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Biografia di Stefano Bonaccini
Stefano Bonaccini, nato a Campogalliano (Modena) il 1° gennaio 1967 (58 anni). Politico (Pd; già Ds, Pds, Pci). Europarlamentare (dal 16 luglio 2024). Già presidente della Regione Emilia-Romagna (2014-2024) e presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (2015-2021). Presidente del Partito democratico (dal 12 marzo 2023) • Ha iniziato a fare politica negli anni ’90, dal 1993 al 1995 è stato segretario provinciale della Sinistra giovanile, nel 1995 è diventato segretario cittadino del Pds. Dal 1999 al 2006 è stato assessore al Comune di Modena con delega ai Lavori pubblici, al Patrimonio e al Centro storico. Dal 2009 al 2015 segretario regionale del Pd. Ha coordinato la campagna nazionale delle Primarie 2013 per Renzi, che lo ha chiamato anche a far parte della segreteria nazionale del Pd. Eletto per la prima volta presidente dell’Emilia-Romagna il 23 novembre 2014 con il 49,05% dei voti sconfiggendo i candidati del centrodestra Alan Fabbri (29,85%) e del Movimento 5 stelle Giulia Gibertoni (13,30%), è stato confermato il 26 gennaio 2020 col 51,42% dei voti, contro il 43,63% della candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni. Il 26 febbraio 2023 è stato sconfitto alle primarie del Pd, col 46,25% dei voti a fronte del 53,75% di Elly Schlein. Candidato alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024, è risultato eletto con oltre 390 mila preferenze.
Titoli di testa «“Non posso e non voglio dire di non essere mai stato comunista. Sono stato un comunista emiliano. E non ho nulla di cui vergognarmi; anzi, ne sono orgoglioso”. […] Lo sa, vero, che il comunismo è stato una tragedia? “La nostra parte ne era consapevole da decenni. […] Il comunismo sovietico ha distrutto la libertà. Lasciatemi però ricordare che i comunisti italiani hanno contribuito a liberare il Paese. E a fare dell’Emilia una regione tra le più ricche d’Europa, mentre nel ’46 era tra le più povere d’Italia”» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 20/1/2023).
Vita «Cresciuto nella provincia della provincia di Modena, istruito nelle giovanili della sinistra, figlio di un camionista e di un’operaia comunisti» (Salvatore Merlo, Il Foglio 25/1/2020) • «Mia madre, orfana, era casalinga e ogni tanto lavorava confezionando maglieria. Mio padre era un camionista, fondatore di una delle prime cooperative di autotrasportatori» (a Vittorio Zincone, Sette 10/4/2020) • «Bonaccini, qual è il suo primo ricordo? “Il pallone. Fin da quando avevo due anni giocavo a pallone tutto il giorno. A cinque mi fermai”. Perché? “Un problema al cuore: il foro di Botallo, che di solito si chiude alla nascita, era rimasto aperto. Mi regalarono una divisa da portiere. Ma io volevo giocare centravanti. Non capivo perché non potevo correre e sudare come gli altri. A nove anni fui operato, ad Ancona”. Come andò? “Tre mesi d’ospedale. Adesso è un’operazione di routine, ma nel 1976 dovettero aprirmi lo sterno. Mia mamma Anna, emigrata in Svizzera, poi operaia in maglieria, lasciò tutto per stare al mio capezzale. Mio papà camionista, Guglielmo detto Ciccio, partiva la domenica mattina con il suo camion per venirmi a trovare. La sera tornava al paese, Campogalliano”. Ha poi ripreso a giocare a calcio? “Fino ai 38 anni. Centravanti. Sognavo di fare il professionista; ma mi sono fermato al Ganaceto”» (Cazzullo, cit.) • Diplomato al liceo scientifico • «Qual è il suo primo ricordo pubblico? “In casa si parlava di piazza Fontana, dell’Italicus. Ma il vero choc fu il 2 agosto 1980. Stavo guardando la sintesi dell’Olimpiade di Mosca, arrivò la notizia: è esplosa una caldaia alla stazione di Bologna. D’istinto pensai: come fa una caldaia a esplodere d’estate? Da allora non ho mai perso un corteo del 2 agosto, per ricordare la strage fascista”» (Cazzullo, cit.) • «Entrato nella Federazione dei giovani comunisti sul finire degli anni Ottanta, all’inizio dei Novanta è diventato assessore a Campogalliano, il paese in cui è nato. Poi segretario del Pds di Modena e, più tardi, assessore della stessa città. Infine, capo del Partito democratico in Emilia-Romagna e presidente della Regione, cinque anni più tardi (2014). Ogni ascesa nel partito (Democratico di sinistra e derivati) ha corrisposto a un passo avanti nelle istituzioni. Giacché, in Emilia, le due cose si tengono strette. […] Il padre e la madre di Bonaccini, ma soprattutto la madre, fin da bambino lo portavano alle Feste dell’Unità. Lì Bonaccini ha incontrato i movimenti per la pace, durante la prima guerra nell’ex Jugoslavia e dell’Iraq, ai chioschi dell’Arci. Poi, è arrivato il partito. Nel momento più tormentato della sua storia. Quando il Muro di Berlino è caduto e il comunismo italiano è andato in crisi. L’assessore del Comune di Campogalliano Luisa Zaccarelli, che conosce Bonaccini fin da ragazzo, racconta che, quando si trattò di decidere il cambio del nome del Pci, la Federazione dei giovani comunisti andò in ritiro a Zocca, dove vive Vasco Rossi. Un giovanissimo Gianni Cuperlo illustrò la linea del segretario, Achille Occhetto. E, nella divisione in favorevoli e contrari, Bonaccini era tra quelli più inclini alla svolta. “Senza il gesto coraggioso di Occhetto”, disse vent’anni dopo la Bolognina, “il Partito democratico non esisterebbe”. Detto quando, il nome di Occhetto, era meglio non pronunciarlo troppo ad alta voce» (Nicola Mirenzi, Linkiesta 25/1/2020) • «Da uomo di partito vecchio stampo, fedele alla linea, su richiesta della segreteria, in un paio di occasioni Bonaccini ha sacrificato le velleità nazionali sull’altare del territorio: “Nel 1995 ero uno dei candidati alla successione del mio amico Nicola Zingaretti per la leadership della Sinistra giovanile e finii per guidare il partito a Modena. Nel 2014 stavo per diventare il segretario organizzativo del Pd renziano e mi chiesero di correre in Emilia-Romagna”» (a Zincone, cit.) • «Gli era stato affibbiato (da Matteo Renzi) il soprannome di “Bruce Willis di Campogalliano” (il paese del modenese dove tuttora fa base con moglie e figlie), ai tempi in cui Bonaccini, prima bersaniano (primarie 2012), poi renziano (primarie 2013), veniva a Roma da Bologna per le riunioni della segreteria Pd, dove sedeva come coordinatore Enti locali, mentre si apprestava a correre per il primo mandato da governatore» (Marianna Rizzini, Il Foglio 30/11/2019) • «Modestamente mi sono fatto il fegato come quello di un’oca a mangiare in giro per circoli Pd, sedi Arci, osterie, mense e tavole calde. Facciamo una sfida. Lei mi dice il nome di un Comune e io le dico il sindaco. Li conosco tutti, anche quelli di Forza Italia, Lega e M5s, che per fortuna sono pochi» (a Marco Imarisio, Corriere della Sera 22/11/2014) • «Sono nato e cresciuto nella regione meglio governata d’Italia. Ho sentito i miei avversari che dicevano di voler ridare l’orgoglio agli abitanti, come se vivessero in una landa desolata. Prima di parlare a vanvera bisognerebbe conoscere la realtà delle cose» • «Il suono della campana che annunciò la fine delle certezze emiliane, Stefano Bonaccini l’ha sentito il 23 novembre del 2014, il giorno in cui è stato eletto alla presidenza dell’Emilia-Romagna. A votare andò il 37,67 per cento degli aventi diritto, la metà delle persone che erano andate a votare la volta precedente. Pochissimi, considerati gli standard della regione. Certo, c’era stato lo scandalo delle spese pazze. Che, addirittura, portò Vasco Errani a dimettersi anticipatamente (poi, tutto si sgonfiò nei tribunali). Stefano Bonaccini, che sentì su di sé il dolore del colpo, parlò di uno “schiaffo” che gli elettori avevano dato al Partito democratico, al centro-sinistra, al governo allora guidato da Matteo Renzi» (Mirenzi, cit.) • Nel 2019 ha ringiovanito l’immagine: fisico tonificato dalla palestra, barba curata, occhiali Ray-Ban chiari a goccia, giacche avvitate e pantaloni con il risvoltino. «Barba hipster e fisico squadrato, non ha soltanto dalla sua la forza del buon governo, che gli viene riconosciuta persino dalla destra. Ma in Bonaccini c’è qualcosa di più del buon amministratore. Questo signore abbastanza grigio, che alcuni incauti consiglieri d’immagine […] hanno rivestito da capo a piedi pervestendo di giovanilismo la sua fisicità bella perché spenta, è a modo suo il portatore di uno stile. L’antropologia dell’essere discreto, temperante, talvolta sommesso, nel Paese dove tutti sentono invece il bisogno di ritagliarsi il loro quarto d’ora di eccesso sgangherato, di esibizione sopra le righe» (Merlo, cit.) • «Si è parlato molto del suo cambiamento di look. A cos’è dovuto? “Sempre al cuore. Ebbi un malore. Dovevo perdere peso, e l’ho fatto: dieci chili in tre mesi”. E i famosi occhiali a goccia? “Li scelse mia moglie Sandra”» (Cazzullo, cit.) • «“La prima elezione a presidente fu mesta: mi indagarono nell’inchiesta spese pazze, fui prosciolto; vinsi, ma votarono in pochi. La seconda elezione fu una battaglia straordinaria: votò quasi il 70%, ebbi la maggioranza assoluta”. Salvini era al massimo storico. “Tutti i sondaggi mi davano battuto. Ero presidente dell’associazione che riunisce centomila enti locali europei, potevo farmi eleggere a Bruxelles. Invece ho cominciato a girare i 330 comuni dell’Emilia-Romagna. Di ognuno so dire il nome, il numero degli abitanti, il nome del sindaco…”» (a Cazzullo, cit.) • «È dentro quel successo – pronosticato da pochi dopo aver visto la Lega superare per la prima volta il Pd in Emilia alle Europee di sei mesi prima – che nasce la sua candidatura a segretario del partito. […] Battere la destra del resto è il titolo del libro che Bonaccini diede alle stampe di lì a poco, cominciando ad assaporare la sensazione di avere le idee più chiare di altri per muoversi nello scacchiere politico nazionale. Un cambio di passo e di prospettiva che Bonaccini aveva iniziato a darsi proprio per far fronte all’avanzata leghista, scegliendo un profilo più popolare e meno burocratico con cui presentarsi nei comizi agli elettori» (Giovanni Egidio, la Repubblica 21/11/2022) • «Noi dobbiamo studiare Gramsci, Gobetti, Dossetti, Bobbio, i nostri padri nobili, e nello stesso tempo dobbiamo saper parlare come la gente al bar. […] Quello che ho in testa sarà un partito dalla forte impronta riformista. Di sinistra, ma non ideologico, né massimalista. Che sappia far sognare, e tradurre gli ideali in realtà» (a Cazzullo, cit.). «“Il Pd ha il dovere di essere il partito di tutti i lavoratori. In questi anni la sinistra ha regalato alla destra milioni di partite Iva, di liberi professionisti, di lavoratori autonomi, spesso ragazzi giovani che faticano ad arrivare a fine mese”. […] La sua idea di sviluppo è diversa da quella della sinistra di Andrea Orlando e di Peppe Provenzano e del Letta segretario: “Dobbiamo essere anche il partito della crescita, consapevole che senza impresa non c’è lavoro”. […] L’obiettivo di Bonaccini è prendere in mano il partito, con un’idea di leadership diversa da quella degli ultimi segretari: “La leadership è decisiva. I sogni degli elettori sono in qualche modo incarnati da un leader. Noi a sinistra dobbiamo avere una leadership non autoritaria ma legata a un progetto di società. Evitando, dall’opposizione, di parlare sempre degli altri, ma parlando di ciò che vogliamo noi”» (Fabio Martini, La Stampa 21/11/2022). «Quanto alla grana delle alleanze, la linea è questa: “Voglio tornare alla vocazione maggioritaria, che non significa un Pd autosufficiente: significa non avere alcuna intenzione di appaltare la rappresentanza della sinistra a Conte e quella dei moderati al terzo polo”. […] Spiega: “Voglio un partito laburista”. […] E aggiunge: “Voglio un partito da combattimento. Se divento segretario, giuro che non accadrà mai più che i dirigenti non si candidino nei collegi uninominali”» (Stefano Cappellini, la Repubblica 28/1/2023) • La gran parte dei dirigenti del Pd – così come, di fatto, il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte – sostenne la candidatura di Elly Schlein, ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna guidata da Bonaccini, la quale, pur nettamente sconfitta alle votazioni tra i soli iscritti tenute tra il 3 e il 19 febbraio 2023, riuscì clamorosamente a prevalere alle successive primarie aperte a tutti. «Si era sentito segretario troppo presto. Per la precisione da quando si erano espressi gli iscritti nei circoli (52,8% di consensi lui, 34,8 lei). […] Ma non lo era ancora. È che anche Bonaccini – anzi, soprattutto lui – non aveva fatto i conti con la forza carsica che ha spinto Elly Schlein oltre i pronostici. Carsica al punto che nemmeno i sondaggi l’avevano minimamente intercettata. […] Non è tipo da resa dei conti. Eviterà di avvelenare i pozzi. In lui del resto convivono l’anima del vecchio Pci emiliano e un’indole democristiana. È pur sempre figlio del modello consociativo che ha reso ricca l’Emilia-Romagna. Media, smussa, dialoga. Tratta insomma, almeno finché ha spazio per farlo. Ora però ha preso un colpo molto duro. […] I rapporti con Schlein sono ottimi, è vero. Ed è anche vero che lei era stata la sua vicepresidente in Regione, ma il tutto era avvenuto in una dinamica di riconoscimento all’alleato di sinistra della sua esponente più forte, della personalità più limpida. Com’è nello stile di Bonaccini, che, i talenti, li sa riconoscere e valorizzare. Ma, da qui a pensare che nella sfida per il vertice del partito lei lo potesse battere, sembrava ci fosse di mezzo il mare. Invece di mezzo ci si è messo un popolo a cui il Pd non parla più da tempo, nemmeno col volto popolare di Bonaccini. Un popolo che sognava la rottura netta col passato, e ha scelto una giovane donna di 37 anni che nel Pd ci è entrata da pochi mesi, quando ha deciso che voleva prenderselo» (Egidio, la Repubblica 27/2/2023) • Bonaccini accettò poi la carica di presidente del Pd • Qualche polemica col governo quando, in seguito alle alluvioni che avevano flagellato l’Emilia-Romagna – e in parte anche Marche e Toscana – nel maggio 2023, il Consiglio dei ministri decise di nominare commissario straordinario per la ricostruzione il generale Francesco Paolo Figliuolo, anziché Bonaccini stesso in qualità di presidente della regione più colpita • Nel giugno 2024 l’elezione al Parlamento europeo, con la conseguente rinuncia alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, circa sei mesi prima della scadenza naturale del secondo mandato • «La nostra gente ci chiede l’unità. Finalmente, da un anno e mezzo non sentite più polemiche e guerre tra correnti, ma proposte e azioni per contrastare questo pessimo governo di destra. Se mi prendo un merito, è quello di rappresentare un’area che non lavora per indebolire la segretaria, ma per costruire un partito più forte. E riconosco a Elly di riuscire a parlare a persone che non guardavano a noi o avevano smesso di farlo. Il Pd, per essere forte, deve essere assolutamente plurale, aperto alla società, unito: sono tre ingredienti essenziali a cui stiamo lavorando con Schlein, e i risultati si sono visti a tutte le ultime elezioni. Dalle quali dobbiamo trarre tutti una lezione: dove siamo stati uniti sui programmi abbiamo vinto. Occorre ora costruire un’alleanza che si presenti agli elettori come un’alternativa credibile» (a Eugenio Fatigante, Avvenire 3/12/2024).
Giustizia Indagato due volte. Prima accusato di abuso d’ufficio nell’ambito del cosiddetto processo Chioscopoli, che aveva al centro la concessione di un chiosco al Parco Ferrari proprio ai tempi in cui Bonaccini era assessore al Patrimonio di Modena, è stato assolto da tutte le accuse nel 2013. Nel settembre 2014 è stato poi coinvolto, insieme ad altri 40 consiglieri regionali, nell’inchiesta “Spese pazze”, sui rimborsi spese dei gruppi, e indagato per peculato. Su richiesta della Procura, il 4 febbraio 2015 il gip ha archiviato definitivamente la posizione di Bonaccini.
Amori Sposato con Sandra Notari, «piccola imprenditrice nel settore abbigliamento, conosciuta quando era assessore a Modena, durante una riunione con i commercianti della zona» (Rizzini, cit.). Due figlie, Maria Vittoria (1993) e Virginia (2002). «Purtroppo le ho sempre viste poco: di solito esco verso le 7 di mattina e torno a mezzanotte. Abbiamo un bellissimo rapporto. Penso di aver dato loro un buon esempio di dedizione al lavoro» (a Zincone, cit.).
Sport Tifoso della Juventus e del Modena. Da giovane, centravanti fino in Promozione. «Se non fossi diventato presidente di Regione, […] sarei stato calciatore. […] Confesso: ho una chat di soli juventini in cui ci sono Evelina Christillin, politici anche leghisti e critici d’arte come Luca Beatrice» (a Zincone, cit.).
Vizi Ama guidare. «La mia prima Seat Ibiza, l’ho cambiata dopo che aveva percorso trecentoquarantamila chilometri. La seconda, dopo duecentoottantamila. L’ho buttata qualche mese fa, dopo un brutto incidente. Erano le due di notte e stavo rientrando da un comizio elettorale. Per schivare un tir sono entrato nella coda di un camion: impatto, esplosione di airbag… ho avuto la sensazione di morire» (a Zincone, cit.) • Grande passione per le figurine Panini. «Ho duecento album completi. Ogni primo gennaio, che è il mio compleanno, gli amici mi regalano un album nuovo. Alla presentazione del libro di Luigi Garlando sulle figurine Panini mi hanno fatto un test: dovevo riconoscere i calciatori, con il nome coperto. Tutti, dal 1970 in avanti. Non ne ho sbagliato uno» (a Cazzullo, cit.).
Titoli di coda «Io sono un mediano, e diffido dei grandi funamboli: spesso s’incartano».