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 2016  novembre 19 Sabato calendario

Breve storia delle mura di Roma

Tra mura aureliane, serviane, leonine e gianicolensi, le porte di Roma sono una quarantina. Oggi ne resta quasi la metà. L’ultima a essere demolita è porta Salaria: scomparsa e rifatta a fine Ottocento, è stata eliminata nel 1921. Uno dei monumenti più significativi nel suo genere: apriva la città al commercio del sale proveniente dal Nord Italia. Ne resta una placca di marmo sull’asfalto davanti alla Rinascente a piazza Fiume. Stessa sorte per porta Angelica, nei pressi di San Pietro. Nessuna sensibilità per il loro valore storico, negato dal trattamento delle mura serviane e aureliane bucate come uno scolapasta per ragioni di traffico, cominciando dall’inizio di via Cristoforo Colombo. Porta San Giovanni, del Cinquecento, è un altro esempio. Ma porta Maggiore, con quel tram che passa sotto i suoi fornici, rappresenta la rinuncia più clamorosa alla fruizione culturale di una tanto preziosa testimonianza archeologica.

Uno studio dell’università Tor VergataPigrizia amministrativa e mancanza di immaginazione hanno impedito di cercare soluzioni che potessero salvare un tesoro monumentale dove confluiscono tre acquedotti romani. Ancora oggi le Porte dell’antica città sono – quando va bene – relegate a funzioni di spartitraffico (porta San Paolo, rimasta a galleggiare tra due spezzoni di mura aureliane) o di quinta scenografica (porta Cavalleggeri, murata come porta Pertusa) o addirittura di ambito di parcheggio (porta Santo Spirito, un tempo dei Sassoni). L’università di Tor Vergata ha svolto uno studio, presentato all’Accademia di San Luca, che analizza le vicende storiche di queste opere dense di significati: oltre che la funzione di confine cittadino, esse hanno avuto anche incarichi celebrativi (porta del Popolo, in parte distrutta dai piemontesi). «Finché ci sono state le mura con le loro porte – dice la storica Claudia Conforti, tra i curatori della pubblicazione nella collana Roma Moderna e Contemporanea – la città ha avuto uno sviluppo ordinato. Perfino i quartieri formati al loro immediato esterno, come Prati e Trieste, hanno seguito questa tendenza. Oltre, è iniziato lo sprawl, lo spappolamento urbano».
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I tentativi di dare nuovi «portali» alla CapitaleIn tempi non molto lontani si è tentato di dare nuovi «portali» alla Capitale: Cinecittà, progettata da Gino Peressutti, doveva fungere da nuova «porta» verso i Colli Albani mentre i due edifici di Luigi Moretti, da cui inizia l’Eur, hanno conteso con le Torri di Ligini la funzione di «porta» della città verso il mare. Di Moretti è la sistemazione degli interni di porta San Sebastiano, da cui parte l’Appia Antica, trasformata in appartamento per il gerarca fascista Ettore Muti. La ricerca di Tor Vergata riporta una cronaca del XIV secolo sull’assedio dei nobili romani all’Urbe tenuta da Cola di Rienzo. Alla porta Tiburtina si presentano armati. Il barone Colonna, spadone e cavallo, chiede alla guardia di aprire dicendo: «Sono un citatino de Roma, voglio a casa mea tornare». Al diniego della sentinella, il nobile insiste fino al punto che il milite getta nel fango la chiave, perdendola: «La porta è neinzerrata, non posso aprire». La porta dunque serviva per «separare il cane dal lupo», ossia la gente di cui fidarsi da quella infida e pericolosa. Era, in fondo, una distinzione tra due mondi: quello sociale e quello naturale, incontrollabile.

La scomparsa dell’arco trionfale «di Portogallo», in via del CorsoDi particolare interesse lo studio di Giuseppe Bonaccorso, docente a Camerino, sulla scomparsa di una porta/arco («di Portogallo») piazzata fin dai tempi classici nell’odierna via del Corso all’altezza di via della Vite. Alessandro VII, con l’assenso di Bernini e Carlo Fontana, tolse di mezzo (1662) questa porta trionfale che faceva da imbuto (la sezione stradale passava da 9,6 metri a 5,5) per ampliare la prospettiva urbana. Ai tempi nostri ogni manomissione di porte e mura è stata finalizzata a far scorrere più veloci bus e auto. Inutile sperare, con l’aria che tira, in un nobile recupero di architetture antiche, che parlano della storia di questa millenaria e affannata città.