Corriere della Sera, 10 dicembre 2024
Le vittime di Calenzano
Il suo ingresso è registrato alle 10,15 di ieri mattina. Appena cinque minuti prima che avvenisse l’esplosione al deposito Eni di Calenzano (Firenze). Vincenzo Martinelli – protocollato all’ingresso come «visitatore» – è il primo morto di quella che si annuncia come l’ennesima strage sul lavoro: c’è una seconda vittima ma non si sa chi sia tra gli altri quattro autisti.
Ufficialmente i morti e i tre dispersi sono stati identificati come «visitatori» dai dipendenti Eni che poi hanno girato la lista ai carabinieri coordinati dal procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli.
Originario di Napoli, 53 anni, residente a Prato dal 1998, Martinelli, divorziato, aveva due figlie – una di 17 anni e l’altra di 19 anni – che accompagnava sempre ai corsi di ballo al circolo Arci Favini della città laniera. «Una persona perbene e un gran lavoratore», lo descrivono i colleghi della Bt Transport. Appassionato di caccia e amante della natura, Martinelli aveva scelto un motto per una sua foto apparsa su Facebook: «Non temere il male». Sul profilo social si «accumulano» da ieri le testimonianze. «Caro Vincenzo un abbraccio – scrive un suo amico —. Mi mancheranno le nostre conversazioni serali quando ti trovavo al circolo Favini. Che tu possa trovare un po’ di pace». Un altro amico dice: «Ciao amico mio... grazie per tutto quello che hai fatto per me... ti porterò sempre nel mio cuore!». Una ragazza scrive: «Vincenzo non ci posso ancora credere... riposa in pace, ti mando un abbraccio ovunque tu sia». E infine una considerazione che fa un altro amico di Vincenzo: «Non si può morire così. Buon viaggio, caro». Un’altra persona lo ricorda così: «Hai fatto parte per un breve ma intenso periodo della mia vita: abbiamo condiviso serate in casa a chiederci cosa mangiare e partite interminabili a carte, al “Botteghino” a bere birra e guardare le partite di calcio... ora potrai riabbracciare il tuo caro papà e vegliare da lassù le tue “bambine”... fai un bel viaggio».
Carmelo Corso – ufficialmente disperso – è invece entrato nel deposito Eni appena quattro minuti prima che avvenisse l’esplosione: il suo ingresso come visitatore è stato registrato alle 10,16 e 20 secondi.
Originario di Catania, Corso aveva 57 anni e viveva a Calenzano: in passato aveva fatto la guardia giurata a Eni. Autista della Rat – Raggruppamento Autotrasportatori Toscani – era stimato dai suoi colleghi che nella sede di Calenzano lo ricordano come «un grandissimo lavoratore e un uomo molto esperto». Per tutta la giornata di ieri si è accostato il suo nome a quello della seconda vittima ma soltanto l’esame del Dna – previsto anche per Martinelli – stabilirà effettivamente se si tratta di lui oppure no.
I messaggi per Martinelli
I colleghi: «Era un grande lavoratore»
Il post di un amico:
«Non si può morire così,
ora veglia da lassù
le tue due figlie»
Gli altri autisti sono ufficialmente dispersi. Uno si chiama Davide Baronti, ha 49 anni, nato ad Angera (Novara), è praticamente vissuto da sempre a Livorno. Autista della Mavet, è entrato nel deposito Eni alle 10,14. Padre di due bambini e sposato, aveva come passione la montagna. «Un ragazzo dal cuore d’oro», dice un’amica. Nella ditta dove è impiegato nessuno ha voglia di parlare «perché stiamo aspettando, ancora speriamo tutti nella notizia che è vivo, che si è salvato». Un suo collega però dice: «L’ho chiamato, non ha mai risposto».
Originario della Germania ma con un cognome italianissimo è anche il secondo disperso: si tratta di Gerardo Pepe, 46 anni, residente in Val d’Agri (Potenza), risulta essere un autista alla Sergen. Il suo ingresso – anche questo registrato come «visitatore» – avviene alle 7,58 di ieri mattina. «Un grandissimo professionista», fanno sapere dall’azienda dove era impiegato.
Il terzo disperso si chiama Fabio Cirielli, nato a Matera 46 anni fa, anche se il suo nome ieri non risultava ancora inserito nell’elenco.
Al Comune di Calenzano in serata sono arrivati i primi parenti dei dispersi, accolti da un supporto psicologico. I familiari si sono rivolti al sindaco Giuseppe Carovani sperando ancora che i loro congiunti fossero vivi.