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 2024  novembre 29 Venerdì calendario

E se arrivasse una nuova pandemia?

Qualche giorno fa ne ha scritto anche il New York Times ospitando un editoriale di Tulio de Oliveira, il virologo che scoprì la variante sudafricana Omicron del Covid-19. Io ne ho scritto a più riprese sulle pagine di questo giornale e, quello che si prevedeva accadesse, è avvenuto.
Faccio un salto indietro. Nel 2006 ci fu in isterismo collettivo per alcuni cigni morti di H5N1 tanto che crollò il consumo di carne di pollo. Poco tempo dopo l’infezione da H5N1 fu bollata come bufala perché non era poi successo nulla: tradotto non si verificò alcuna pandemia. Mi piace ricordare che, quando una emergenza sanitaria non esplode, non si tratta di una bufala ma siamo di fronte ad una vittoria della sanità pubblica che ha sconfitto, anche temporaneamente, un nemico con potenzialità pandemiche. E cosi fu fatto e si continua a fare anche oggi applicando misure rigorosissime che contemplano l’abbattimento dei focolai di influenza aviaria che si verificano nei volatili da reddito e degli animali da pelliccia. 
Il virus acrobata H5N1, nella primavera del 2024, ha lasciato di stucco tutti i virologi del mondo facendo un salto di specie dagli uccelli ai bovini, animali considerati resistenti all’infezione. Questo spillover è avvenuto in Texas, e poi con una rapidità inimmaginabile si è esteso a 15 Stati americani, provocando ad oggi oltre 500 focolai nei bovini da latte. 
La dura verità è che gli allevamenti di bovini da latte non hanno subito le restrizioni sanitarie adeguate e, così, non solo l’infezione si è estesa ad altri allevamenti ma si è allargata ad altre specie, come i gatti ed i topi che possono essere veicolo di infezione per altri allevamenti. E c’è dell’altro: il virus è stato trovato in un suino, specie sensibile e molto pericolosa da un punto di vista della potenziale emergenza di un virus pandemico; ovviamente si sono infettate anche alcune persone, in seguito al contatto con bovini infetti o anche senza contatto alcuno con animali serbatoio. 
La triste verità è che tutto quello che è stato reiterato per anni è stato completamente ignorato. Infatti, sono decenni che sappiamo che i focolai negli animali con virus potenzialmente pandemici devono essere estinti il prima possibile applicando misure rigide che prevedono il sequestro e l’abbattimento degli animali infetti. Ma non basta: pochissime delle sequenze dei virus dei bovini sono state rese disponibili alla comunità scientifica. Non si è fatto proprio nulla in ossequio a quelle linee guida sviluppate negli anni per arginare e prevenire emergenze pandemiche. 
Questa non è una bufala: siamo preoccupati perché verosimilmente seduti su di una bomba ad orologeria. L’infezione di migliaia e migliaia di capi bovini rappresenta un serbatoio enorme di virus che può infettare gli operatori agricoli che, spesso, sono immigrati illegali. Questa combinazione è esplosiva perché i suddetti operatori potrebbero prendere l’aviaria dai bovini (e non andare dal medico visto che sono illegali) ma soprattutto perché, con l’inizio della stagione dell’influenza umana nell’emisfero settentrionale, i migranti potrebbero andare a lavorare anche se infetti da virus umano: potrebbe così avvenire l’incontro fatale fra un virus umano ed un H5N1 sempre più adattato all’ospite mammifero (bovino e suino) che potrebbe scatenare una nuova pandemia influenzale, temo molto più aggressiva e mortale del Covid 19. 
Tutto questo non sta avvenendo in una sperduta provincia del Sud-Est asiatico ma negli Stati Uniti d’America che si preparano all’amministrazione di Donald Trump, che abbiamo già visto essere poco sensibile ai temi di sanità pubblica.