La Stampa, 27 novembre 2024
Il pioniere della Protezione Civile
Alessandria – Durante il discorso al Teatro Alessandrino, il presidente Sergio Mattarella ha citato Marco Bologna, «pioniere – ha sottolineato – della Protezione civile». Un alessandrino che, trent’anni fa, insieme al «vescovo con gli stivali», Fernando Charrier, ha guidato migliaia di volontari in quello che è diventato il primo intervento d’aiuto organizzato.
Bologna, si aspettava di essere citato davanti a duecento sindaci?
«Sono incredulo e non me lo merito: ho fatto un lavoro come tutti gli altri. Sono contento che la persona più importante d’Italia abbia ricordato il valore dei volontari che nei momenti difficili sanno unirsi e risolvere i problemi. Il vero esercito siamo noi. Insieme riusciamo a vincere».
Qual è il ricordo più nitido dell’alluvione del 1994?
«L’odore del fango, insieme agli sguardi smarriti delle persone».
E l’istantanea che ancora oggi la turba?
«Le mucche morte sui binari, con la melma che copre tutto. All’attuale Parco Carrà, proprio in quell’angolo in cui ora ricordiamo chi è morto, c’era la tomba di tutte le cose care: letti, album di famiglia, quadri, borsoni, oggetti di quella quotidianità perduta. Le fotografie dell’alluvione in Spagna mi hanno ricordato quella visione terribile».
Lei ha guidato quei volontari che hanno fatto la differenza. Ora c’è un monumento, vicino al Tanaro, per dire, a tutti loro, «grazie». Un’opera utile?
«Un’opera importantissima, soprattutto per i ragazzi e per il nostro futuro. Assistiamo ogni volta alla generosità degli angeli del fango: quella spinta si deve trasformare in vero volontariato. Prendiamo esempio tutti da questi gesti, ognuno deve fare la propria parte. Quest’opera è importante come testimonianza perché nessuno, fino ad ora, ha pensato ai protagonisti del dopo. Giusto ricordare le vittime e, anche, chi le ha soccorse».