Libero, 1 novembre 2024
L’autobiografia di Giancarlo Magalli, aneddoti
Questa storia che chiunque ravvisasse una somiglianza tra lui e Renato Rascel turbava il sonno del piccolo Giancarlo Magalli. Una volta affrontò la questione di petto e, salito furtivamente su un palco dove si esibiva, gli domandò: «Perché tutti dicono che ti somiglio?». Il grande attore, subitaneo, rispose: «Non lo so, fammi vedere mamma!».
L’aneddoto succitato è uno dei molti dell’autobiografia del conduttore, Fantastici. Ricordi, amicizie, incontri, edita da Sperling & Kupfer. Il padre (quello vero s’intende!) fu ispettore di produzione durante l’epopea di Cinecittà, per cui all’infante Giancarlo poteva capitare, in età molto tenera, di finire tra le ginocchia di Humphrey Bogart, e di combinare monellerie tipo mostrare il proprio «corredo» intimo prepubere a Gina Lollobrigida, su istigazione dei macchinisti maliziosi.
L’attrazione fatale per il palcoscenico non conobbe più requie da allora. Come assistente stette dietro a Totò in tre sue pellicole, e fu testimone di quanto la munificenza del Principe, l’attitudine a donare banconote a rullo continuo, anche senza verificare l’effettiva indigenza del destinatario, non fosse una leggenda; conobbe poi Fabrizi, genio malmostoso, invidioso della Magnani, che lo mise in ombra in Roma città aperta, sicché ogniqualvolta per stuzzicarlo gli si nominava Nannarella, i travasi biliari erano garantiti.
Il volume annota episodi già conosciuti – come l’attitudine agli scherzi sopra le righe sia al Liceo Massimo, dove per compagni aveva Draghi e Montezemolo, sia al Liceo Nazareno, in compagnia di Verdone e De Sica – e particolari pressoché inediti. Veniamo a sapere che nel ‘68 è stato concorrente nella prima puntata in assoluto della Corrida di Corrado, presentandosi in veste di…presentatore, mettendo in piedi uno sketch di una ventina di minuti con Corrado che fingeva di allarmarsi per questo giovanotto in procinto di fargli le scarpe. Poi scopriamo il lato superstizioso della Carrà, che odiava il viola in studio e una volta si rifiutò di andare in onda finché l’ospite Susanna Agnelli, che improvvidamente indossava il colore, non si fosse cambiata d’abito. Viene messa in luce l’autoironia di Baudo (autore della prefazione al libro), che spronava Magalli a sfotterlo, ritenendo gli sfottò funzionali a rendere sé stesso più a misura d’uomo. Bongiorno poi, incomparabile pure nel privato: in una villa custodiva un mosaico, raffigurante lui e i suoi congiunti in stile Giustiniano e Teodora con la corte al seguito!
Non va minimizzato il talento come scopritore di talenti. Tra i nuovi comici da lui scoperchiati figurava La Smorfia, con l’immenso Troisi. Anni dopo, incontratisi a cena nella bella casa dell’attore ormai arrivato, all’osservazione di Magalli «Ma chi l’avrebbe detto che un giorno avremmo mangiato serviti da camerieri filippini?» Troisi, coi consueti tempi comici insostituibili, ribatté: «Chi l’avrebbe detto che un giorno avremmo mangiato?». Affiorano reminiscenze affettuose di beniamini suoi e nostri: Proietti, che aveva la buona abitudine di mettersi sempre in discussione, e prima che Il maresciallo Rocca andasse in onda era molto dubitoso sulle potenzialità della serie; Sandra e Raimondo, coi quali instaurò un legame stretto, testimoniato dalle telefonate quotidiane di Sandra, desiderosa di pettegolare con lui sullo star system; Fabrizio Frizzi, così autenticamente buono che il «perfido» Giancarlo non resisteva alla tentazione di prenderlo un po’ di mira, tirandogli qualche scherzo ben congegnato. Manca qualche nominativo, nel più che nutrito resoconto di una vita vissuta? Effettivamente, non c’è il «lemma» Adriana Volpe, come non viene approfondito il rapporto chiaroscurale con Michele Guardì. C’erano cose più sostanziose, avrà (ben) pensato Magalli, da far pervenire alla posterità.