26 luglio 2021
Oggi 334 - Magistrati
Adesso che la riforma Cartabia è passata, che mi dice dei referendum radicali?
La riforma Cartabia è passata solo alla Camera. I referendum sulla giustizia non sono solo dei radicali, ma anche della Lega. Hanno presentato i sei quesiti insieme all’inizio di giugno. Si propongono di raccogliere il mezzo milione di firme entro agosto. Mentre scriviamo sono a trecentomila. Dovrebbero farcela.
Sei quesiti?
Sei quesiti. Il più importante è il quarto: impone al magistrato di scegliere fin dall’inizio se vuole fare il pubblico ministero o il giudice che giudica. Non gli permette poi di cambiare idea.
È la separazione delle carriere, quella che i magistrati, generalmente parlando, aborrono.
Esatto. Piace agli avvocati e anche a una parte del Pd.
Gli altri cinque quesiti?
Quello con le conseguenze più significative, a parte il quarto, è il terzo: se vincessero i sì, il giudizio quadriennale di valutazione dei magistrati (se indipendenti, imparziali, equilibrati, capaci, diligenti e laboriosi) verrebbe in parte sottratto al Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno del mondo giudiziario. I membri del Csm sarebbero integrati da avvocati e professori.
Qualche quesito riguarda proprio il Csm?
Il primo. Si torna all’antico, chi vuole candidarsi al Csm non avrà più bisogno, in caso di vittoria dei sì, di raccogliere 25-50 firme di sostegno. I promotori pensano in questo modo di colpire le correnti. Ho i miei dubbi che basti questo.
Ho sentito che i referendari vorrebbero far pagare ai magistrati i loro errori.
Sì, è il secondo quesito. Oggi, in caso di errore giudiziario, il risarcimento è a carico dello Stato. Far pagare lo sbaglio ai giudici potrebbe frenarne l’iniziativa. La prudenza di chi indaga e può mandarti in galera dovrebbe essere sollecitata dalle valutazioni quadriennali, se fossero sempre serie.
Il terzo quesito.
Già. Con il quinto quesito si vorrebbe anche limitare la pratica del carcere preventivo. Oggi giustificato dalla possibilità di fuga, da quella di inquinare le prove, da quella di ripetere il reato. Vincessero i sì, resterebbe solo quest’ultima, e limitata ai reati gravi.
Resta l’ultimo referendum.
Abolisce in toto il cosiddetto Decreto Severino, quello che impone la decadenza dalla carica pubblica e l’interdizione dai pubblici uffici a chi fosse condannato, anche solo in primo grado.