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 2021  giugno 14 Lunedì calendario

Oggi 328 - Inginocchiarsi

Quindi abbiamo sei calciatori azzurri razzisti.

Ma io non direi proprio.

Non si sono inginocchiati.

Ma andiamo.

Non si sono inginocchiati!

Probabilmente non sapevano neanche di che si trattava. I calciatori vengono tenuti al riparo del mondo, vivono in una specie di bolla che si rompe solo quando smettono, e allora sono dolori. I calciatori non sanno di massima nulla della vita che si svolge fuori dal campo e hanno spesso bisogno, quando si ritirano, di una qualche assistenza psicologica. E poi in questa storia dell’inginocchiarsi c’è un elemento ricattatorio che mi dà fastidio.

Cioè?

Ne ha scritto anche Mattia Feltri sulla Stampa. Se non mi inginocchio sono razzista? E se, semplicemente, rifiutassi un rito di massa, divenuto una forma di perbenismo, col quale si crede di colpire un’orrenda forma di discriminazione? Che intanto continua ad essere praticata, magari dagli stessi che si inginocchiano. Voglio dire: non siamo lontani da una sorta di moderno fariseismo, non dissimile da quello delle donne che credono di combattere la discriminazione di genere mettendo la shwa (una “e” rovesciata) al posto della desinenza in “o”.

Questa dell’inginocchiarsi risale all’omicidio di George Floyd?

No, Floyd è stato ammazzato nel 2020, il primo a inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno nazionale è stato nel 2016 Colin Kaepernick, quarterback dei San Francisco 49ers, che volle con quel gesto denunciare le violenze della polizia, il “grilletto facile” degli agenti. I poliziotti avevano appena ammazzato un ragazzo afroamericano. Kaepernick, le volte successive, si presentò al campo con calzini su cui erano ricamati dei maiali vestiti da agenti. Si rifiutò di cantare l’inno americano durante la notte di San Diego, che è dedicata ai militari. Alla fine la società non gli rinnovò il contratto. L’anno dopo il gesto di inginocchiarsi dilagò sui campi sportivi americani. Con un triplice senso: contro il razzismo della polizia Usa, di solidarietà verso Kaepernick e contro Trump, che in un discorso aveva insultato questi inginocchiatori. Una grande manifestazione di dissenso, soprattutto perché a praticarla si rischiava parecchio. A differenza di oggi, un’epoca sbrigativa in cui il significato autentico di quel gesto si è perso e inginocchiarsi non costa niente.