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 2021  giugno 07 Lunedì calendario

Oggi 327 - Draghi

Come siamo usciti dalla riunione in Cornovaglia dei sette grandi del mondo?

Dignitosamente, direi. Molto dignitosamente.

La domanda aveva un senso nascosto: contiamo qualcosa, nel mondo?

Sì, penso di poter dire di sì.

È merito di Draghi?

Anche, ma non esclusivo. È saggio poi rifuggire dalle esagerazioni. Lo stesso Draghi, se ho capito l’uomo, ci esorterebbe ad andarci piano.

Insomma…

Una serie di circostanze fanno di Mario Draghi il prossimo leader della Ue, a prescindere. La Merkel a settembre uscirà di scena, Macron non è affatto sicuro della rielezione l’anno prossimo. Il curriculum del nostro presidente del consiglio ci dice che non si vedono, nel continente, leader di analoga statura. Nell’ultimo G7 poi Draghi ha colto di sorpresa Biden alleandosi con la Merkel ed evitando che il comunicato finale dei sette grandi avesse un’intonazione troppo anticinese.

Un tempo non partecipavamo a questi consessi soprattutto per prender ordini?

Nessuno, con Draghi, si permetterebbe i sorrisetti di scherno che la Merkel e Sarkozy riservarono a Berlusconi. In Cornovaglia il nostro premier, con la cancelliera, ha difeso gli interessi commerciali del Paese, che ha in Cina uno sbocco chiaramente troppo interessante. Il comunicato finale condanna senza mezzi termini le pratiche degli autocrati, ma non fino al punto di condividere l’idea americana che la Cina debba essere considerata un nemico. Del resto sulla Cina Draghi non ha bisogno di lezioni: poche settimane fa ha bloccato la vendita a Pechino di una nostra azienda di semiconduttori. E quanto agli autocrati, è stato il primo leader al mondo a dare del “dittatore” a Erdogan, pur precisando che con la Turchia è indispensabile continuare ad avere rapporti. È la stessa linea che è passata in Cornovaglia, alla fine.

Come hanno reagito all’estero a questa autonomia di giudizio del presidente del consiglio italiano?

Ricordiamo che, nel non accettare per intero la posizione anticinese di Biden, Draghi ha ribadito la scelta atlantista e filoamericana del governo. L’Europa ha apprezzato: Johnson non ha risparmiato gli elogi, i giornali stranieri hanno messo Draghi e la Merkel sullo stesso piano.