29 marzo 2021
Oggi 317 - Johnson e i vaccini
Visti i successi di Boris Johnson
nella lotta alla pandemia, verrebbe da dire che l’uscita dalla Ue della Gran Bretagna è stata per loro un affare.
Per quanto riguarda virus e vaccinazione di massa senz’altro. Per il resto, è ancora presto per pronunciarsi. Ci vorrà qualche anno per formarsi un giudizio sicuro.
Non mi spiego il fatto che, essendo i vaccini sempre quelli, loro ne siano quasi fuori e noi - noi europei, voglio dire - ancora no.
C’è una spiegazione banale: Boris Johnson ha stipulato i contratti con le case farmaceutiche, e in particolare con AstraZeneca, prima di Bruxelles. In questi contratti - in parte secretati - ci sono clausole che assegnano alla Gran Bretagna una priorità nella consegna dei vaccini. Sull’altro lato, i contratti stipulati da Ursula von der Leyen sono stati scritti in modo tale da lasciare alle case farmaceutiche un’ampia discrezionalità nei tempi di consegna. Infatti, nonostante le proteste di Mario Draghi - sceso in campo troppo tardi, purtroppo -, l’Europa finora ha potuto far poco per costringere le case farmaceutiche a rispettare i tempi di consegna.
Johmson avrebbe potuto comportarsi come si è comportato se il suo Paese fosse rimasto nella Ue?
In teoria, no. In pratica, chi sa. La Merkel sta cercando di liberarsi, almeno i parte, dai vincoli imposti dalla Ue.
Quali sono alla fine questi vincoli?
Come ha spiegato Mariana Mazzucato nel suo Lo Stato innovatore sono addirittura vincoli di mentalità, quelli che distinguono i Paesi cosiddetti “pragmatici” - come Stati Uniti, Israele e Gran Bretagna - dai Paesi “giuridici”. Nei Paesi “pragmatici” ci si pone un obiettivo e poi si procede, dando piena fiducia a chi è stato incaricato di guidare la battaglia: non gli si lesinano i soldi, non gli si chiede conto di come sono stati spesi, non gli si pongono vincoli di alcun genere e si guarda esclusivamente al risultato finale. Nei Paesi cosiddetti “giuridici” si procede invece con i piedi di piombo, si pretende di condizionare ricercatori e industrie alle proprie regole di cautela e di risparmio, si affronta insomma una battaglia in cui la velocità è essenziale con le solite, lente, elefantiche procedure che hanno già fatto danni altrove e che stavolta, oltre ai danni, costano migliaia di morti.