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 2021  febbraio 01 Lunedì calendario

Oggi 309 - Costiera amalfitana

C’è questa storia della Costiera Amalfitana.

Sì, la frana.

Causa?

La causa immediata sono i quattro giorni consecutivi di pioggia. La causa strutturale, l’abusivismo edilizio. Vecchia storia.

Cioè?

I napoletani (quasi sempre i napoletani) si fanno qui la seconda casa. Un telo copre i lavori, sotto ci sono le apparecchiature, la più importante delle quali è la macchina che taglia la roccia per formare un basamento sufficiente ampio per la costruzione. L’ultimo caso l’estate scorsa, prima della quasi tragedia del 2 febbraio, una “frana polverosa” a Positano, senza morti, ma sufficiente a interessare un magistrato. Andato sul posto, scoprì un mini-cantiere.

Perché, a proposito del 2 febbraio, ha parlato di “quasi tragedia”?

Un attimo prima che la massa rocciosa precipitasse giù e interrompesse la statale 163, era passato, in quel punto, un autobus pieno di ragazzi che andavano a scuola: avessero tardato anche di pochi minuti, sarebbe stata una strage. Siamo in vista del lungomare di Amalfi, i detriti sono finiti fin sulla Spiaggia dei Cavalieri. Si tratta di un luogo di incomparabile bellezza. Ma che fosse a rischio si sapeva: il sito dangerousroads.org ha inserito quel tratto tra le strade più pericolose del mondo.

Sempre per via del rischio frane.

Le frane in quell’area, sulla costiera amalfitana e nella parte retrostante, sono molto frequenti. Ma si sbaglierebbe se si pensasse che si tratta di una questione locale. L’Italia è tutta un rischio idrogeologico. Su 750 mila frane che capitano ogni anno in Europa, 620 mila sono localizzate in Italia. E la ragione si sa: in Italia si costruisce troppo, il cemento avanza al ritmo di un metro quadrato al secondo, come ha scritto Mario Tozzi «se questa spirale non verrà interrotta, nei prossimi vent’anni quasi 660.000 ettari di territorio saranno perduti, un quadrato di 80 chilometri di lato, una superficie ampia poco meno del Friuli-Venezia Giulia». Gli italiani che vivono in zone pericolose sono sette milioni, la questione riguarda il 90% dei centri abitati, in Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Lucania il cento per cento dei comuni è a rischio, nel resto del Paese sono in pericolo il 90% dei comuni. Abbattere le costruzioni abusive è pressoché impossibile: la gente scende in piazza. E i politici non se la sentono di intervenire: se lo facessero perderebbero voti.