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 2021  gennaio 11 Lunedì calendario

Oggi 306 - Crisi

Mentre scriviamo, non possiamo sapere com’è finita la crisi.

Chiudiamo il giornale troppo presto. Possiamo però sapere se e quanto la crisi fa male al sistema.

C’è una teoria secondo la quale, governo o non governo, il Paese va avanti per conto suo. Ho anche sentito dire che, col governo in crisi, si va più spediti.

Vero?

Direi di no. Specialmente adesso: passare da un governo all’altro, o star fermi per via della crisi, fa perdere tempo, e la perdita di tempo, soprattutto in un periodo in cui si deve garantire con i soldi dello Stato un sostegno a chi è stato messo in crisi dalla pandemia, è un danno sicuro per i cittadini.

Qualche numero?

Prenda il caso Libia. I continui cambi dal 2018 in poi hanno fatto trascurare quel dossier e adesso, per discutere dei flussi migratori, dobbiamo parlare con Erdogan, diventato nel frattempo padrone di quel territorio. Non è un caso che nei periodi di incertezza lo spread si impenni: durante i 70 giorni di gestazione del primo governo Conte, il differeziale con i titoli tedeschi prese 100 punti, equivalenti a 10 miliardi di interessi da pagare in più. A ogni cambio di governo, sloggiano per lasciare il posto ai nuovi arrivati non solo i politici, ma anche i loro staff: capo di gabinetto, capo dipartimento, capo legislativo, capo segreteria tecnica, tutti i vice e i funzionari. I nuovi devono rileggere i dossier che i vecchi sapevano magari a memoria. Nel 2018 il nuovo ministro dello Sviluppo volle - giustamente - due mesi di tempo per rileggere le carte relative all’Ilva. Costo di quel ritardo: 80 milioni. È solo un esempio tra mille. L’instabilità politica, poi, e la conseguente incertezza delle regole tiene lontani i fondi internazionali, che avrebbero altrimenti abbastanza voglia di investire da noi una parte dei loro numerosi miliardi. Eccetera eccetera.

Rimedi?

Eliminare una Camera e dimezzare il potere di ricatto dei partitini. Ostacolare i cambi di casacca in corso di legislatura. Rinunciare alla legge elettorale proporzionale e alle maggioranze costruite col sistema delle alleanze e delle mediazioni continue. Rinunciare all’obbligo della fiducia preventiva. Soprattutto: selezionare una classe politica all’altezza.