16 novembre 2020
Oggi 298 - Pompei
Certo che i cadaveri di quei due uomini morti a Pompei...
«Non sono i cadaveri di due uomini».
Come sarebbe?
«Sono i calchi in gesso ricavati dalle impronte che i due cadaveri, al momento della celebre eruzione del Vesuvio (24 ottobre del 79 dopo Cristo, ore 9 del mattino), lasciarono nella cenere. Con una tecnica che risale a metà Ottocento, ma che è stata assai perfezionata, si versa del gesso - finissimo, di quello che un tempo non esisteva - nelle cavità e si studiano poi i calchi. È incredibile quello che si riesce a ottenere con questo tipo di ricostruzione. Non solo i corpi, ma anche, per esempio, le trame e le pieghe dei tessuti, le vene delle mani, i denti, le ossa del cranio (della figura più giovane), il dettaglio del mento, delle labbra, del naso di quello più anziano».
Che cosa abbiamo capito grazie a queste operazioni?
«Secondo gli studiosi si tratta di un padrone e del suo schiavo. Il padrone è stato individuato soprattutto grazie alle stoffe, un mantello di lana fermato sulla spalla sinistra, e una tunica, indumenti piuttosto preziosi. L’altro calco rivela un uomo più giovane, con alcuni schiacciamenti delle vertebre compatibili con lavori molto pesanti. Dunque, si direbbe, uno schiavo. Il ragazzo, alto 1,56 metri dovrebbe avere tra i 18 e i 23 anni. Il padrone, alto 1,62, dovrebbe stare fra i 30 e i 40. Sono stati fulminati in un istante a causa del calore insopportabile».
Come mai finora questi due resti non erano venuti alla luce?
«Non si sta scavando proprio a Pompei, ma nella villa suburbana del cosiddetto Sauro Bardato, che si trova nella Civita Giuliana a 700 metri di distanza. La villa aveva una grande terrazza affacciata sul golfo di Napoli e su Capri. Il padrone e lo schiavo furono sorpresi dall’eruzione nel criptoportico sottostante, che reggeva la terrazza. Stavano fuggendo, avvisati dai boati e dai tremori della terra. Lo schiavo ha il braccio sinistro piegato con la mano sull’addome e il braccio destro sul petto. Gesti che sembrano riferirsi a una sensazione di soffocamento, certamente dovuto al tornado di cenere che li aveva avvolti e che toglieva il respiro.