Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  agosto 24 Lunedì calendario

Oggi 286 - Di Maio

Di Maio è stato a far comizi a Pomigliano d’Arco, poi andrà a Cernobbio, in Puglia, a Padova, manderà in giro video, parlerà in streaming, insomma non starà fermo un momento fino al 20 settembre, quando andremo a votare per approvare o respingere il taglio dei parlamentari.

Che cosa si propone con questo tour?

Tutti i sondaggi dànno in questo momento un vantaggio molto netto al sì, cioè prevedono che gli elettori approveranno la legge che riduce il numero di parlamentari da 915 a 600. Questa legge è stata voluta da Di Maio e andando in giro a parlarne il nostro giovane ministro degli Esteri si prepara a intestare a sé la vittoria. Dopo il voto del 20-21 settembre, infatti, si aprirà all’interno del M5s la discussione sulla leadership e Di Maio si presenterà ai suoi come l’unico vincitore della tornata elettorale. Medaglia ancora più sfavillante perché nelle sei elezioni regionali, che si svolgeranno negli stessi due giorni, si prevede che i grillini subiranno una brutta batosta. Per Di Maio sarà facile dire: «Io ho vinto, voi avete perso». In questo modo potrebbe sul serio riprendersi la leadership dei Cinquestelle anche sul piano formale. Dico «anche sul piano formale» perché Di Maio non ha mai smesso in realtà di essere, con Grillo, la guida del Movimento.

È vero che vuole sostituire Conte?

Però, nel caso, senza andare alle elezioni. Una riedizione del patto con Salvini, e Di Maio a Palazzo Chigi? Mattarella non può sciogliere le Camere se esiste una maggioranza disposta a sostenere un governo. È possibile che il M5s si spacchi, è possibile che Zingaretti cada e il nuovo segretario del Pd sia il Bonaccini governatore in Emilia, è possibile che Renzi a quel punto rientri nel Pd, è anche possibile che non succeda niente.

E se non si raggiungesse il quorum?

Non c’è quorum, è un referendum costituzionale. Se passa, cioè se vincerà il sì, avremo una Camera con 400 deputati invece che 630 e un Senato con 200 senatori invece che 315. I sostenitori del no dicono che questa diminuzione della rappresentanza è un vulnus alla democrazia; le regioni più piccole non manderanno nessuno in Parlamento. Il Pd, che non ha ancora deciso se schierarsi col sì o col no, esige che si riformi il sistema elettorale, passando a un proporzionale puro con sbarramento al 5%. Il M5s è d’accordo, ma Renzi no, e senza Renzi, al Senato, non si approva niente. Lega e Fratelli d’Italia sono per il sì, Berlusconi «deve riflettere». Intanto anche altri partiti propongono altre riforme. Il covid, come vede, non è il nostro unico guaio.