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 2020  agosto 10 Lunedì calendario

Oggi 284 - Mogol

Mogol ha 84 anni.

E pensare che tanti giovani non sanno chi è.

Com’è possibile?

L’ha detto - senza dirlo - proprio lui, in una delle interviste più recenti. «Oggi le canzoni sono scritte da giovani per i giovanissimi. Così le conoscono solo quelli che stanno in quella fascia d’età, e sono ignote a tutti gli altri. Una volta era diverso». Mogol ha detto questo con la sua solita aria sorridente. Io ci sento una grande amarezza.

Beh, ricordiamo chi è a chi ascolta solo la trap.

Non bisogna dire che è stato il nostro più grande paroliere, perché il termine “paroliere” lo offende. E ha ragione. A un certo punto le storie della letteratura dovranno prendere atto di quello che hanno capito persino quei babbioni del Nobel: i testi delle canzoni sono la nostra vera poesia contemporanea.

Mah, se sento “Bando, sopra il booster / Anna fattura e no, non parlo di buste” mi viene qualche dubbio.

Mogol ha scritto per tutti. Mina, Celentano, Bobby Solo, Gianni Bella, ma è famoso soprattutto per il sodalizio con Lucio Battisti. Un incontro quasi casuale: si videro nell’ipotesi di un lancio in Francia, Mogol gli disse subito: «Finora non mi hai colpito molto», lui rispose: «Lo so». Poi si incontrarono di nuovo a casa di Mogol e d’acchito scrissero tre pezzi in un pomeriggio: Dolce di giorno, Per una lira e 29 settembre, che era poi il compleanno di Serenella, la sua prima moglie e madre di tre dei suoi quattro figli. Prima di Battisti 29 settembre la cantarono quelli dell’Equipe 84. Poi seguirono gli altri capolavori: Non è Francesca, Bella come sei, Acqua azzurra, acqua chiara. Sono suoi anche altri testi celebri, scritti non per Battisti: Una lacrima sul viso, Grazie prego scusi tornerò, Stai lontana da me. Impossibile elencarli tutti.

Non è strano questo nome, “Mogol”?

Si chiama Giulio Rapetti. Suo padre Mariano lavorava alla Ricordi e scriveva anche lui testi per le canzoni (Vecchio scarpone, Le colline sono in fiore). La Siae gli chiese di adottare un nome d’arte, lui ne propose una trentina, glieli bocciarono tutti, ne mandò altri 120 e tra questi c’era lo strano “Mogol”, che a Mogol sembrava cinese, ma che fu scelto. Oggi Giulio Rapetti, per decreto del ministero dell’Interno del 2006, si chiama Giulio Rapetti Mogol anche sulla carta d’identità.

Che cosa posso leggere per saperne di più?

Quando ha compiuto 80 anni ha pubblicato la sua autobiografia: Il mio mestiere è vivere la vita. L’ha pubblicata Rizzoli.