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 2020  luglio 13 Lunedì calendario

Oggi 280 - Maturità

Ci si chiede se i commissari degli esami di maturità non siano stati troppo generosi. Il massimo dei voti - cioè 100 - e le lodi sono raddoppiati rispetto all’anno scorso!

«Non ne farei una tragedia. A causa del coronavirus quello di quest’anno era un esame per modo di dire. Dovevano - più o meno - essere promossi tutti ed è stato praticamente così. I bocciati sono stati appena duemila su 463.133 candidati. C’è poi un discorso generale».

Quale?

«La politica, negli ultimi decenni, ha fatto in modo che la scuola fosse sempre meno severa. Le bocciature e i brutti voti generano dissenso, e la politica vuole consenso. Inoltre la manica larga scolastica aveva (e ha) una premessa ideologica importante: il rigore, le bocciature sono state lette, da don Milani in poi («meglio uno schiaffo che un quattro»), come un aspetto della cosiddetta repressione, un fatto cioè assolutamente di destra».

Cioè le promozioni di massa sarebbero di sinistra, la selezione in base al merito di destra.

«Qualcosa del genere. Ho visto una statistica degli anni Venti: i promossi alla maturità erano meno del 30%. Io stesso, sia alle medie che al liceo, ho cominciato il ciclo scolastico in una classe formata da una trentina di alunni e l’ho finito in una classe decimata per due terzi. L’assurdo è che la scuola più severa del mondo, con selezioni ferocissime che cominciano dall’infanzia, è quella di un Paese comunista, cioè la Cina».

Che mi dice dell’altro fenomeno, identico tutti gli anni, che alle maturità gli studenti del Sud risultano più bravi di quelli del Nord e alle prove di confronto - Invalsi eccetera - accada invece il contrario?

«È acclarato che i professori al Sud sono di manica più larga».

Ma perché?

«Una spiegazione scientifica non c’è. Si dice che in questo modo si vogliono aiutare gli studenti nei concorsi pubblici, dove, con voti più alti, scaleranno posizioni nelle graduatorie finali. C’è anche la pressione delle famiglie, di sicuro più forte. C’è un nesso tra clientelismo e familismo meridionali e supervalutazioni di studenti che, alla prova della vita, risultano in difficoltà davanti a un testo di comprensibilità media? Forse sì. Forse i professori non si aspettano niente da studenti a cui la scuola non chiede più niente e quando gli arriva qualcosa si fanno prendere dall’entusiasmo. È tutto sbagliato? Troppo facile rispondere di sì».