18 maggio 2020
Oggi 270 - Raoul Bova
Ho visto il nome del celebre Raoul Bova in mezzo a una storia che altrimenti non avrei mai letto, una di quelle faccende intricatissime che in genere salto a piè pari...
«Il caso Luca Palamara, suppongo».
Già. Chi è?
«Un giudice. Pm in Calabria e poi a Roma, quindi presidente dell’Anm, poi membro del Csm...»
Ecco, vede? Tutte queste sigle, chi ci capisce niente.
«“Pm”, cioè “pubblico ministero”, il magistrato che indaga e che accusa. “Anm”, “Associazione nazionale magistrati”, la sigla che riunisce tutti i giudici, non proprio un sindacato, ma quasi. “Csm”, “Consiglio superiore della magistratura”, è l’organismo che governa la vita della magistratura. La costituzione prevede che i giudici siano indipendenti, quindi si autogovernano attraverso il Csm».
Va bene. E Raoul Bova, con tutto questo, che c’entra?
«Luca Palamara può essere considerato un magistrato enfant prodige: presidente dell’Anm a soli 39 anni, poi membro e consigliere del Csm. Un potente, adesso accusato di corruzione emesso sotto inchiesta. Come sempre in questi casi, ci sono delle intercettazioni telefoniche. Dalle quali si evince che l’uomo aveva relazioni molto ampie, troppo ampie. Una di queste con Raoul Bova».
Cioè, esiste un’intercettazione in cui questo Palamara parla con Raoul Bova?
«Attraverso WhatsApp. Bova era stato condannato a un anno di reclusione. La sua colpa, secondo la Corte: aver evaso 680 mila euro di tasse nel periodo 2005-2010. Dopo la sentenza, l’attore chiese aiuto a Palamara. I due si dànno del tu, sembrano in grande confidenza. Bova con un messaggio WhatsApp prega Palamara di “indagare su questa sentenza”. Palamara risponde “Non finisce qui. Non bisogna mollare ora”. Poco dopo manda un altro messaggio: “Sono veramente rammaricato”. Frasi come minimo improprie, diciamo».
Raoul Bova è indagato?
«No, la telefonata mette nei guai soprattutto Palamara. Come può un giudice - che deve farsi vanto della propria autonomia e indipendenza - avere rapporti di questo tipo con un imputato? È, appunto, uno dei tanti episodi dubbi della vicenda che riguarda questo magistrato».