6 aprile 2020
Oggi 264 - Migranti
Sento di nuovo parlare di sbarchi, di migranti, di soccorsi in mare...
«Già».
L’epidemia non mette paura? Vengono da noi lo stesso?
«Cominciamo da qualche dato. Secondo il ministero dell’Interno dall’inizio dell’anno al 10 aprile sono sbarcati da noi in 3.050, la maggior parte provenienti dal Bangla Desh. L’anno scorso, nello stesso periodo, gli sbarcati erano stati 551. Nel 2018 6.894. Quindi: sbarchi sestuplicati rispetto all’anno scorso, dimezzati rispetto al 2018».
Che cosa deduciamo?
«Che le partenze, soprattutto dalla Libia, aumenteranno con il bel tempo. Il coronavirus è un deterrente per modo di dire. In Libia c’è una guerra feroce, l’Africa è un luogo di tormenti, i trafficanti scalpitano per riprendere i loro traffici. Ne abbiamo avuto un assaggio nello scorso week-end, con quattro naufragi e la decisione di accogliere, ma mettendoli in quarantenna sul piroscafo Azzurra - tenuto al largo -, i 156 disperati salvati dalla nave ong Alan Kurdi».
Non sarebbe saggio dichiarare, magari con il solito decreto del presidente del consiglio, che l’Italia non è più accessibile, a causa dell’epidemia?
«È un provvedimento che è stato già preso, l’altra settimana. Dice proprio questo: i porti italiani, per via del virus, non possono più essere considerati sicuri. Questo ci dà un appiglio nelle controversie internazionali su chi debba accogliere chi, ma ha poco impatto sui cervelli e sui cuori di chi vuole fuggire dalla guerra, dalla miseria e dagli schiavisti».
Quindi ricominceranno ad arrivare.
«Sì, credo di sì. E non troveranno una situazione favorevole. Nei centri per migranti c’è sovraffollamento, manca il personale, c’è anche carenza di prodotti sanitari. Un contagiato in una delle sedi Sprar, Cas, Cpr, Hotpsot sparse sul territorio nazionale può avere conseguenze tremende. Uno, di appena 15 anni, è già saltato fuori nella struttura di via Frantoli a Milano. È stato isolato, la struttura è stata sanificata, ma... A Bologna il Coordinamento migranti ha lanciato un allarme: “In via Mattei viviamo in più di 200 e dormiamo in camerate che ospitano 5 o più persone, spesso anche 10, con letti vicini, uno sopra l’altro”. Un panorama tutt’altro che tranquillizzante».