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 2020  febbraio 03 Lunedì calendario

Oggi 255 - Parasite

Come mai questo Oscar al sudcoreano sarebbe una sconfitta per Trump?

«Trump va così forte nei sondaggi che ogni scusa è buona per intestargli una battuta d’arresto».

Non è una sconfitta per Trump?

«Mah. In 92 anni non era mai capitato che l’Academy premiasse come miglior film un’opera non recitata in lingua inglese. È accaduto nell’era di Trump, dunque possiamo attribuire la sconfitta allo stesso Trump. È un ragionamento un po’ così, ma insomma... Il premio al regista Bong Joon Ho alla fine gliel’hanno dato gli americani. La vera rivoluzione sarebbe un premio di cinema assegnato a Seul e con lo stesso impatto mediatico».

Potrebbe accadere?

«È un fatto che il cinema sudcoreano è in forte ascesa, sostenuto dai capitali di Samsung, Daewoo, Hyundai e dallo sforzo continuo del Kofic, l’ente che si occupa della produzione, distribuzione e diffusione del cinema nazionale. Si tratta cioè dell’avanzata degli “stranieri”, quelli a cui Trump vuole chiudere le porte in faccia. Quando vinse a Cannes, il regista Bong disse che si doveva superare la logica dei sottotitoli e farsi catturare dal cinema così com’è, in tutta la sua forza espressiva. Il verbo sottinteso del discorso è “aprire”, mentre come sappiamo Trump è un isolazionista convinto, alza i muri, grida “America First”, cioè “chiude”. In questo senso, sì, magari si può tirare la cosa fino a dimostrare che la vittoria di Parasite è una sconfitta del presidente. Il quale tuttavia, stando a quello che si capisce oggi, sarà di sicuro rieletto».

Perché all’idea di andare al cinema a vedere un film sudcoreano mi cascano le braccia?

Perché è un chiuso anche lei, come forse siamo chiusi tutti quanti quando si tratta di confrontarsi con una sensibilità tanto diversa dalla nostra. Ma il film è magnifico, racconta le disavventure di una famiglia di morti di fame - i Kim - alle prese con una famiglia di ricconi, i Park. Un vero thriller, non solo pieno di sensi sottili, ma anche pieno di colpi di scena.